Dynamic Vibration

Di blu e rosso

E davanti a quello specchio vedeva quei blu e quei rossi, tanto complessi quanto diretti, pronta a metterli in mostra a colui che in una sola notte aveva saputo dare un tono più intenso ai suoi colori interiori.

Voleva risposte, tutti quei perché che ruotavano nella sua testa da giorni, non potevano rimanere sospesi nell'incognita quindi, durante un noioso martedì sera, sarebbe andata diretta alla fonte dei suoi turbamenti.

«Basta.» disse alla sé stessa riflessa.

Si era chiesta parecchie volte nel corso di quella giornata se l'andare al ristorante dove lavorava Yoongi fosse effettivamente una buona idea e, no, molto probabilmente non lo era visto che il ragazzo non aveva mai rivelato il dettaglio del suo impiego. Avrebbe fatto la figura della stalker - cosa che effettivamente poteva considerarsi visto il modo in cui aveva trascorso quel pomeriggio alla ricerca di informazione- ma, poco le importava, si diceva sempre che la vita fosse troppo breve per avere rimpianti.

Si diresse all'ingresso, indossò la giacca di jeans, le sue immancabili Mary Jane e andò con passo sicuro alla radice del suo problema, con l'intento di ritrovare il centro del suo equilibrio.

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Kim Ha-Yoon era da sempre stata una persona molto sicura nella sua vita. Distingueva in modo netto le cose che le piacevano e non le piacevano, senza alcun margine di ritrattamento, e certamente i ristoranti barbecue non le piacevano. Ogni qualvolta che avanzava quella sua posizione, lo sdegno dei suoi connazionali era tale da desiderare che le fosse rimossa la cittadinanza coreana, esiliandola per sempre dal paese come una reietta irrispettosa delle sue origini. Eppure, era più forte di lei. Odiava il caos che si creava al loro interno, le cene aziendali a cui i poveri dipendenti stremati dalle infinite ore di lavoro erano costretti a presenziare per apparire rispettosi agli occhi dei loro capi frustati ed ubriaconi, l'intenso odore di carne e fumo che si impregnava ovunque e le tormentava il naso per ore intere. Era disgustoso ma, ormai era lì e non si sarebbe tirata indietro neanche difronte a un puzzolente ristorante barbecue.

Fissò l'insegna del locale per lunghi secondi nella speranza che qualche divinità la graziasse concedendogli la forza ma, man mano che il tempo passava la sua pazienza veniva sempre meno, irritata solo all'idea di quello che sarebbe stata costretta a sopportare una volta messo piede in quell'inferno. Fece un profondo respirò ed entrò.
Davanti ai suoi occhi il peggiore degli scenari si manifestò come un incubo e la voglia di fuggire era sempre più pressante.

«Salve, come posso aiutarla?»

Una ragazza bionda, alta, dal tono fastidiosamente acuto e nasale, con la faccia di chi investiva tutto il suo stipendio nella chirurgia plastica, le si parò davanti in un falso sorriso di cortesia. Andava sempre peggio.

«Sì, vorrei... sì, diciamo che vorrei mangiare. Avete un tavolo libero?»

A quel punto si stava chiedendo se la sua geniale strategia per rincontrare il ragazzo fosse effettivamente così geniale.

«È arrivata in un momento abbastanza critico in realtà ma, posso vedere se riesco a fare qualcosa, quanti siete?»

«Sarei sola a dire il vero.»

La cameriera la osservò con sguardo interrogativo per una frazione di secondo, per poi rintonare alla sua perfetta maschera di cordialità. Il diavolo blu si sentì come risvegliato, desideroso di scaricare tutta la frustrazione accumulata in quei giorni, prendendo a sberle la povera malcapitata cameriera dal volto di plastica, fino a riportarlo al suo stato naturale.

«Ah allora è tutto più semplice, mi segua pure.»

L'alta bionda le fece strada nell'enorme caos del locale, evitando con maestria i movimenti goffi e distratti di qualche commensale un po' troppo entusiasta. Infondo, molto infondo, si disse dispiaciuta per quella ragazza costretta a sopportare quell'inferno in terra.