Ed io riuscii finalmente a respirare.
Dovetti, a malincuore, ammettere a me stessa che alla fine quel tappeto aveva veramente, il mio stampo.
Dopo svariati tentativi stavo riuscendo a capire un pò come parare alcuni attacchi e come incassarne altri senza farmi troppo male, ma la sensazione che non mi sarebbero bastate tre vite per essere in grado di fare mia quella disciplina prese piede dentro di me sempre di più, trasformandosi in un'amara consapevolezza.Ciò che mi spingeva e motivava giorno dopo giorno, oltre al desiderio di saper contare su me stessa, era l'estremo bisogno di quelle risposte.
E non avrei aspettato così tanto.Appena rientrata in camera decisi quindi di chiamare Willow, determinata a parlarne con lei per farmi aiutare.
Fortunatamente, rispose al primo squillo.«Eris, ma insomma! Finalmente. Ero preoccupata, eri così vaga dai messaggi. Come stai?» la sua voce squillante trapassò il telefono, e riuscii a leggerci tutta la sua preoccupazione e l'ansia accumulate. Mi sentii tremendamente in colpa, per averle mentito negli ultimi giorni.
«Sto meglio, Wily. Ma devo parlarti e ho bisogno di vederti.» andai dritta al punto.
A nulla sarebbe servito girarci troppo intorno e lei, ne ero sicura, aveva già percepito più di quanto avesse osato chiedere.«Ho lezione tra quaranta minuti, ma se vuoi la salto e ci vediamo nel cortile della Emerald.» propose.
Il pensiero di rimettere piede lì mi fece venire istintivamente i brividi.
Avrei dovuto superarlo, prima o poi.
Ma decisi che non sarebbe stato quello il giorno.«No, non alla Emerald.» risposi di getto e un po' troppo frettolosamente. «Facciamo a Hyde Park, nel primo pomeriggio?»
«Perfetto. Ti scrivo quando parto. A dopo!» concluse lei.
Attaccai e, prendendo un respiro profondo, mi massaggiai le tempie e andai dritta verso la doccia.
La luce del parco era così accecante da farmi lacrimare gli occhi. Le persone passeggiavano sorridenti lungo i viali costellati da alberi e scoiattoli furbi. I corvi gracchiavano facendo scricchiolare sotto gli artigli le foglie cadute e l'aria frizzante mi invase a pieno i polmoni.
L'autunno, mi ricordai di aver letto in qualche libro di filosofia, non è una semplice stagione.
Ma uno stato d'animo.
Ed io mi ero sempre rispecchiata in quei rami che, disperati e scossi dal vento, guardavano impotenti le proprie foglie cadere, per divenire la stessa terra che avrebbe fatto nascere e germogliare i primi steli d'erba primaverili, in ricordo di quelle amiche cadute.È una poesia straziante.
Lasciar andare ciò che non ci appartiene più.Così come le foglie di quegli alberi, esistono sentimenti, persone e legami che abbiamo stretto e amato con tutta l'energia in nostro possesso ma che, dopo una somma d'istanti, non sono più destinati a condividere il nostro stesso cammino.
E allora, forse, dovremmo iniziare a vedere tutto questo come un lungo corridoio in cui, davanti ad una porta schiusa, li lasciamo andare salutandoli senza rancore, dolcemente. Con il cuore un po' più pesante, ma le gambe più leggere.
Mi misi seduta su una panchina solitaria e, mentre cercavo di individuare la mia migliore amica, vidi passare una Wrangler nera poco lontano, che mi ricordò quella del funerale di mio padre. Passò lentamente aldilà del recito in ferro battuto del parco e si fermò, parcheggiando accanto ad un piccolo café.
Sospirai e distolsi lo sguardo.
Stavo diventando paranoica, dopo gli ultimi avvenimenti.Mi sentii chiamare in quel preciso momento e vidi Wily arrivare da lontano, con una gonna scozzese e le Dr. Martens, una sciarpa gialla e gli occhi luminosi. Mi travolse con un abbraccio dei suoi ed io mi lasciai sommergere dal suo calore familiare.

STAI LEGGENDO
SYMPETRUM
Mystery / Thriller"Dicono che bere assenzio col tempo fa brillare la tua ombra. ? un problema se devi giocare a nascondino." ? Un vecchio patto. Una veglia silenziosa, durata anni. Un sogno ricorrente. Ombre con un compito preciso. L'impercettibile battito d'ali d...
18. When at night you drown in fear
Comincia dall'inizio