抖阴社区

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Le luci della città sotto di noi brillano come stelle cadute, il vento notturno mi scompiglia i capelli, e per la prima volta da ore, mi sento... libera.

Nathan è ancora vicino a me, il suo profilo scolpito dalla luce fioca dei lampioni del Ponte Eclipse. Il modo in cui mi guarda, con quell'intensità indecifrabile, mi fa sentire vulnerabile e invincibile al tempo stesso. Poi, con un sospiro appena accennato, si scosta e infila una mano nella tasca dei jeans, tirando fuori il telefono. Lo sblocca con un gesto rapido e porta il dispositivo all'orecchio.

«Preparami una macchina» ordina, senza esitazione.

La sua voce è ferma, autoritaria, non chiede — pretende. E chiunque sia dall'altra parte della chiamata sa bene che con Nathan Carter non si discute. Rimango in silenzio, osservo il modo in cui la sua mandibola si tende leggermente mentre ascolta la risposta, il modo in cui le sue dita tamburellano sulla balaustra del ponte con una pazienza contenuta. Dopo pochi secondi, chiude la chiamata e si gira verso di me.

«Hai fame?»

Sbatto le palpebre. Cosa?
Apro la bocca per ribattere, ma il mio stomaco mi tradisce con un brontolio appena percettibile.
Nathan scuote la testa, divertito. «Esatto.»

Lo fisso, ancora sorpresa. Lui sembra così sicuro di sé, così naturale nel prendere il controllo della situazione, eppure... c'è qualcosa di diverso nel suo atteggiamento stasera. È ancora lui, il professore carismatico e sicuro di sé, l'uomo che riesce a leggermi prima ancora che io capisca cosa sto pensando, ma vedo anche altro. Preoccupazione. La nasconde bene, sotto la sua arroganza e il suo sarcasmo, ma io la vedo. Lui si preoccupa per me e questo mi distrugge perché non dovrebbe, tutto questo non dovrebbe nemmeno stare accadendo ma è tardi per pensarci ora.

La macchina arriva in pochi minuti, un'elegante berlina nera dal motore silenzioso. Nathan apre la portiera del passeggero per me, senza dire nulla, e io entro senza protestare. Il lusso degli interni in pelle mi avvolge, il profumo discreto e costoso della macchina si mescola a quello di Nathan mentre si siede accanto a me. Il conducente parte senza bisogno di istruzioni.
Nathan mi osserva di sfuggita, poi si rilassa sul sedile, sciogliendo leggermente la tensione sulle spalle. Per qualche minuto viaggiamo in silenzio, immersi nel suono ovattato della città notturna che scorre oltre i finestrini. E poi, il mio telefono inizia a vibrare. Lo ignoro. Un secondo squillo. Ancora. Lo tiro fuori dalla tasca e il cuore mi si stringe quando vedo il nome "Mamma" illuminare lo schermo.

Sento Nathan osservare di lato, il suo sguardo scivola sul telefono e poi su di me. «Non rispondi?»

Scuoto la testa, mordendomi il labbro. «No. Voglio... voglio solo godermi questo momento.»

Lui non commenta subito. Mi osserva, come se stesse cercando di capire cosa sto pensando, come se volesse leggermi dentro. Il telefono vibra di nuovo. Sbuffo, sblocco lo schermo e digito velocemente un messaggio:

"Va tutto bene, sto facendo un giro. Ci sentiamo domani."

Poi spengo lo schermo e infilo il telefono nella borsa. Nathan annuisce appena. «Problemi?»
Sorrido debolmente. «Soliti controlli.»
Lui inclina leggermente la testa. «non ti pesa ignorarla?»

Esito. Sì. Dovrebbe pesarmi. Dovrei rispondere, dovrei essere la figlia perfetta, quella che non scompare così dal nulla per giunta con il suo professore, quella che segue le regole. Ma non lo sono.

«No.» La mia voce è più sicura di quanto mi aspettassi «solo per stasera, voglio mettere tutto da parte.»

Nathan sembra soddisfatto della mia risposta, perché il suo sguardo si fa più morbido, più intenso.

Beyond the limitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora