Love will conquer all - Larry Stylinson

HARRY

Quella sera il lavoro al pub era risultato più noioso e insopportabile del solito. Tentavo di rimanere concentrato sulle ordinazioni che mi venivano date, ma non riuscivo a non pensare al fatto che Louis mi continuasse ad evitare da più di tre giorni. Controllare sistematicamente il cellulare, con la speranza di trovare un messaggio di risposta da parte sua, alle centinaia di chiamate che gli avevo fatto in quei giorni, era diventata un'abitudine. Come era d'abitudine rimanere deluso ogni volta che il cellulare lampeggiava, ma non appariva il suo nome. In settantadue ore ero diventato totalmente dipendente dal mio telefono, da non lasciarlo nemmeno quando andavo a dormire, per paura di non sentirlo squillare. Louis mi evitava inequivocabilmente, da quando quella mia frase, interpretata nel modo sbagliato, lo aveva fatto andare su tutte le furie. Il primo giorno in cui non mi aveva rivolto parola, anche se costretto, mi ero imposto di assecondarlo, lasciandogli il tempo di sbollire la rabbia e di non peggiorare ulteriormente la situazione, irritandolo ancora di più. Il secondo giorno, avevo cercato di avvicinarlo in tutti i modi, dal guardarlo insistentemente, sperando che incrociasse i miei occhi, a chiamarlo ogni trenta minuti, preoccupato di non vederlo rientrare in casa. Il terzo, era stato quello più catastrofico. Il rischio di impazzire senza avere l'opportunità di spiegarmi, si era raddoppiato, vedendolo completamente indifferente alle mie continue richieste di chiarimento. Aveva ripreso addirittura a dormire in camera sua, durante la giornata lui rientrava a casa quando io non c'ero, e la notte arrivava a orari improponibili che mi impedivano di vederlo e di parlarci, perché la stanchezza e il sonno prendevano il sopravvento. La mattina poi, usciva presto senza far nessun tipo di rumore e mi trovavo perennemente da solo, in una casa vuota. L'unica volta che ci eravamo incontrati in cucina, avevo cercato di parlargli, ma lui senza accennare a voler ascoltarmi, aveva girato le spalle ed era uscito. L'idea di chiedere aiuto a Gemma era arrivata nel pomeriggio, quando preso dalla disperazione che quel silenzio mi portava a provare, le avevo inviato un messaggio spiegandogli la situazione. Al contrario di come mi aspettassi, mi aveva assecondato dicendomi che avrebbe parlato con Louis la sera stessa, ma nonostante fosse ormai notte inoltrata, ancora non si era degnata di farmi sapere nulla. L'ennesimo tintinnio della porta d'entrata che veniva aperta, mi aveva fatto girare automaticamente, pronto per prendere l'ennesima ordinazione, dall'ennesima ragazza che mi avrebbe fatto gli occhi dolci, sperando di assicurarsi un dopo serata. Quello che mi ero ritrovato davanti però era del tutto diverso e inaspettato. Liam, l'amico di Zayn, che avevo conosciuto solo poche ore prima, si era parato davanti a me, salutandomi con un cenno del capo e accomodandosi al primo sgabello libero posto al di là del bancone.

" Ciao... Non so se ti ricordi, sono l'amico di Zayn, ci siamo visti qualche giorno fa, siete venuti al pub dove lavoro " aveva detto prima di " mi fai una vodka liscia per favore? " continuare. Il suo sguardo lasciava trapelare in modo chiaro, che un drink non era certo il motivo per cui era arrivato al locale e infatti " Volevo parlarti un po' Harry. Pensi sia possibile? " aveva continuato, iniziando a sorseggiare il liquido nel bicchiere che gli avevo servito.

" Va bene... tra mezz'ora finisco il turno. Ti dico solo che sono stanchissimo, quindi non mi tratterrò molto " avevo ribattuto, curioso di sapere il motivo che aveva portato Liam a venire da me. L'avevo trovato fuori dal locale, con una sigaretta in bocca, ticchettando il piede per terra, visibilmente nervoso. Non appena mi aveva visto uscire, mi aveva chiesto " Ne vuoi una? " estraendo il pacchetto di sigarette dalla tasca del suo giubbotto, ma " Non fumo, grazie " avevo replicato io.

" Harry vorrei parlarti di una cosa che penso ti riguardi da vicino "

" Louis? Sta bene? " era stata la mia prima preoccupazione, accentuata dalla sua faccia preoccupata e dal continuo silenzio di Gemma, che ancora sembrava non volermi fare sapere nulla.