抖阴社区

                                    

Grace

Cerco con lo sguardo Adrian, sono preoccupata, si è ammutolito improvvisante. Si è bloccato non parlava più e si è accigliato, tutti gli ingredienti che ci porteranno a litigare oppure gli passerà per la testa qualche modo per farmela pagare. Fra le nostre regole c'è la così detta legge del taglione occhio per occhio, dente per dente. Me la farà pagare ripagandomi con la stessa moneta.
"Che fine ha fatto?"borbotto. Mi volto di scatto e per un pelo non mi scontro con il mio Joker.
"Me la paghi..."mormora. Ecco lo sapevo! Dovevo starmi zitta! Già sedersi è diventata un'impresa.
"Così impari non riesco a sedermi e ti avevo detto di no!"ora siamo pari in realtà!
"No, perché le regole del nostro gioco prevedono che possa prenderti quando voglio e come voglio"ribatte con un ghigno "sappi che il tuo didietro non avrà tregua finché sarai nella mia stessa camera da letto" aggiunge. Mi stringe una natica e si allontana non troppo.
"Ti ho fatto un favore in realtà anche tu volevi andarci!"
"Ci andrò da solo"ribatte e gira gli occhi al cielo. È impazzito forse? No, da solo con i suoi vecchi amici, la sua ex e le sue abitudini a contraddirmi non ci va!
"Ti taglio le palle mentre dormi se non mi porti con te" faccio spallucce e sento un risolino macabro alle mie spalle. Mi volto e noto Kristin che sta tentando in vano di mantenere una risata.
"Credi di riuscirci?" cammina con passo fiero. Lo affianco e fisso il suo volto con sfida. Certo che credo di poterci riuscire!
"Certo, tanto hai le abitudini di un nudista non mi dai nemmeno il problema doverti spogliare"ammicco nella sua direzione. Apre la porta e attenda che esca.
"Prima le signore" ammicca divertito.
"Non sei mai stato un cavaliere, non mi freghi vai prima tu"borbotto facendo cenno con la testa verso la porta. Non si muove di un millimetro ma nemmeno io! Pianto i piedi a terra e attendo che si sposti. Kristin mi viene contro e mi spintona con fare mascolino fuori dalla porta. La guardo di traverso e mi blocco sul marciapiede. In realtà non ho ceduto quindi lui non ha vinto.
"Se non avessi agito così non saremmo usciti più dal quel albergo"si giustifica alzando le mani al cielo. Non ha torto, nessuno dei due voleva cedere.
Non cedo mai e lui non cede mai.
L'unica differenza è che lui si prende ciò che vuole con la forza,
io invece manipolo, ma il risultato è sempre lo stesso.
Adrian apre la macchina. Indispettita mi siedo sul sedile posteriore accanto a Kristin. Adrian appena entra in macchina mi inchioda con lo sguardo dallo specchietto retrovisore.
"Vieni qui altrimenti non partiamo. Quello incazzato sono io! Perché tu non ascolti e non chiudi mai quella cazzo di bocca. Ora siamo costretti ad andare a quella cena del cazzo, dove ci saranno solo rotture di coglioni e altri problemi "urla facendo risuonare la sua voce nell'abitacolo. Sbatte i pugni contro lo sterzo adirato e urla per poi bloccarsi. Kristin resta in silenzio ferma, come un animale spaventato da un grosso predatore. Le sorrido gentilmente per poi scavalcare dalla parte centrale tra i sedili e mi siedo avanti.
"Non è tua la macchia, è a noleggio. Se la rompi ci tocca pagarla"ribatto con un sorriso smorzato. Allunga una mano e senza dire nulla mi mette la cintura. Spero che ora non finisca per chiudersi in se stesso e non parlarmi, non sono molto brava con il gioco del silenzio. Proprio perché parlo troppo. Si immette nel traffico e accende la radio. Lancio un'occhiata furtiva verso Kristin che è in imbarazzo ma non ha visto ancora nulla. Io ed Adrian tendiamo a fare di peggio, molto peggio, questo non è nulla.
"Ti vergogni di me?"domando incrociando le braccia al petto. Non mi vuole portare con sé, non voleva nemmeno presentarmi a suo padre, l'unica soluzione è questa. Non voleva nemmeno portarmi a quell'incontro del cavolo!
"Non aprire la bocca solo per darle aria"
"E tu per offendere. Solitamente in una conversazione ci si confronta. Io e te finiamo solo per offenderci e litigare!" giocherello con una ciocca di capelli nervosamente e guardo fuori dal finestrino. La strada è accerchiata da alte palazzine. New York è in movimento a qualsiasi ora. È vero che è la città che non dorme mai, trovi sempre qualche negozio aperto e tanta gente che cammina per le strade della città.
Nel caos di questa città non ti senti mai solo, soprattutto quando hai il caos nella testa.
"Tu mi offendi molto più frequentemente di quanto faccia io. Ne parliamo dopo"borbotta. Finalmente ha parlato il grande oracolo di Delfi!
"Perché non possiamo parlarne ora?"abbaio fasciando risuonare la voce in macchina.
"Hai voglia di fare una scenata davanti alla tua amica e farle vendere quanto sei fuori di testa?"ribatte scuotendo la testa.
"Non voglio fare nessuna scenata ma non mi va di stabilire anche il momento in cui dobbiamo litigare o confrontarci! Non ti fai problemi a prenderti il mio corpo quando vuoi ma per parlarmi ti devo quasi costringere!"urlo fuori di me. Ora basta la deve smettere di fare così!
"Con te parlo molto di più di quanto abbia parlato con qualsiasi altra persona. Tu non sei diversa da me, nascondi tanti segreti Grace che non mi vuoi rivelare. Vuoi che io giochi pulito mentre tu continui a giocare sporco!"ribatte con un sorriso amaro.
"Spiegami cosa ti starei nascondendo? Sai che mi hanno stuprata, sai che mio padre mi ha abbandonato. Vuoi sapere anche tutte le volte che mi sentivo un'esclusa a scuola? Oppure vuoi che ti racconti del periodo dopo il mio fottuto stupro in cui bevevo fino a perdere i sensi? Oh aspetta forse è meglio che ti parli dei miei tagli che dici?" Ferma la macchina davanti al semaforo e sospira. "Ora che sai tutto posso anche andarmene!" Mi slaccio la cintura ed esco dalla macchina gli sbatto lo sportello contro. Attraverso senza dar conto a tutti i clacson che mi suonano contro, mi infilo in un vicolo ed entro in una caffetteria abbastanza affollata. Qui mi potrò nascondere almeno per un po'.
Ora conosce tutte le ombre della vittima, ma non conosce quelle della carnefice.

Sono al terzo caffè, il mio cellulare squilla incessantemente. Ho risposto solo a Lily per rassicurarla che sto bene. Passa già tanti guai con quel cretino di Connor. Magari con Google maps posso tornare in albergo. Pago i miei caffè ed esco fuori. Ritorno sulla strada principale e mi ritrovo davanti Adrian. Resta fermo poggiato contro la macchina con una sigaretta fra le labbra e uno sguardo vitreo. Non capisco come mai non sia entrato nel locale.
"Non voglio fare scenate entra in macchina" comanda con tono autoritario. Chi si crede di essere? "Lo fai di tua volontà oppure ti carico in spalla e ti metto in macchina a te la scelta. Puoi entrare come una donna o come una bambina" aggiunge. Mi apre lo sportello e attende che entri. Mi trascino la mia dignità e tento di mantenere la rabbia. Vorrei prenderlo a pugni, urlargli contro e imprecare ma farlo mentre siamo in macchina e lui guida non mi sembra il caso sarebbe un piano suicida! Mi chiude lo sportello dietro e appena anche lui è dentro mette la serratura.
In trappola, sono finita in trappola con un altro diavolo.
Mancano solo le fiamme dell'inferno.
"Ora niente maschere, giochiamo a carte scoperte. Vuoi sapere, va bene. Te ne parlerò, ma tu devi dirmi tutto. Te l'ho sempre detto di non essere un santo quindi sei sicura di voler sapere proprio tutto?" domanda improvvisamente.
"Tu sei sicuro di volermi guardare con occhi diversi rispetto quelli con cui guardi ora con innocenza la piccola Alice?" Ribatto con un'altra domanda.
Il passato non è fatto solo di momenti felici, ma soprattutto di ombre da voler cancellare.
Sono sfumature degli eventi che sono parte integrante di quegli eventi e non si possono cancellare.
Restano solo i ricordi che non puoi rimuovere ma con il tempo puoi accettare e far sì che siano qualcosa che ti hanno reso la persona che sei.
Prende una strada secondaria che porta fuori da New York. Mi domando dove mi stia portando. Lontano dal caos, lontano dalle nostre maschere.
Forse andiamo ad un incontro diretto con le nostre anime.
Forse andiamo ad affrontare il passato. Andiamo a renderci meno mostri di quelli che siamo.
Scappiamo verso la realtà quando prima scappavano dalla realtà.
Osservo le ampie strade di New York e come il sole si innalza al di sopra delle alte palazzine. Il profumo mascolino di Adrian aleggia nella macchina. Allungo una mano e gli accarezzo la nuca attirando la sua attenzione.
"Mi dispiace..."sussurro una parola che non pronunciavo da tempo. Non mi sono mai scusata per nulla perché dopo quello che mi è accaduto ritenevo che non fosse più necessario scusarsi.
Dopo che il mondo mi aveva ferita così non c'era alcuna scusa che mia avrebbe riparata.
"Anche a me" mi afferra la mano e se la porta verso le labbra mi mordicchia i polpastrelli senza mai distogliere lo sguardo dalla strada.
"Siamo pronti per fare un tuffo nel passato?"domando incerta.
"Siamo pronti a tutto, ovunque e da nessuna parte giusto?"mi sorride.
"Ovunque e da nessuna parte"ripeto.
Nel passato e nel presente,
nel ricordo e nella vita,
lontani e nello stesso posto.
Io e lui siamo connessi ovunque e da nessuna parte.

N/A

Pronti per qualche nuova rivelazione?

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Un bacio a tutti voi 😘

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