HARRY POV.
Fantastico. Tutto assolutamente fantastico.
Mi riferisco a Louis, solo lui piò rendermi tutto fantastico.
Sua madre non poteva prendere decisione migliore.
E io non potevo sentirmi meglio di così.
Far sapere ai propri genitori di essere insieme a qualcuno, maschio o femmina che sia, e che sia proprio la madre del tuo ragazzo a chiederlo, è una sensazione bellissima.
Per questo la ho fin da subito guardata da questo punto di vista, cercando di eliminare il lato insicuro.
Io ce l'ho fatta, ma Louis a quanto pare no.
Il sabato pomeriggio era tremendamente agitato e lo dava a vedere.
Son riuscito a placare almeno un pò la sua tensione, a parole.
Quello che è poi successo in doccia non faceva parte dei miei piani, ma è successo, e asserne sincero, ne sono felice.
È stato un passo gigante nel nostro rapporto, doveva capitare prima o poi, e con la "scusa" si è calmato.
È comunque stato l'orgasmo migliore della mia vita, con lui è stato diverso da Nick.
Mi sono accorto che con Louis è tutto più bello, mi sarebbe bastato guardarlo, mentre ansimava in preda a ciò che gli stavo facendo, per venire.
Era tremendamente sensuale e quell'immagine di lui con gli occhi e la bocca spalancati non riuscirò a togliermela dalla testa per un bel pò, se non mai.
Quel che conta è che si è calmato dopo, tutta la paura che aveva sembrava essere scomparsa, almeno per ora era successo.
Non appena rientrò mia madre, si irrigidì di colpo e cercò di alzarsi subito, ma non gle lo permisi.
È il mio ragazzo e non c'è persona a cui non lo mostrerei, nemmeno a mia madre.
Gemma non è rimasta nemmeno un pò scoinvolta, sembrò invece paralizzata, ma nel senso buono, tanto da fare i complimenti a Louis e in un certo senso anche a me, mentre mia madre disse la frase più bella che poteva dire.
Ha confermato tutto, ha detto a Lou di potersi ritenere suo figlio, e non esiste cosa migliore di questa.
Non appena si alzò per andare a prendersi i pantaloni, noi tre non potemmo fare a meno di osservarlo.
Col bel culo che si trovava, credo non esista persona al mondo che non gle lo guarderebbe mentre cammina, sopratutto quando ha solo le mutande a fasciarlo.
Appena tornò, era rosso in viso dall...imbarazzo? Sul serio, amore?
"Scusate per prima.." iniziò a dire con un tono da scuse, guardando ripetutamente mia madre e Gemma, poi continuì "è..è stato Harry!"e alzò la voce puntandomi il dito contro in tono accusevole.
Io?? Hahahha si.
Mia madre si mise a ridere cogliendolo alla sprovvista e Gemma mi guardò stranito, non aveva capito a cosa si riferirva, per lei forse è normale girare in mutande in casa del proprio ragazzo, lo è normale ma solo quando son soli a casa.
LOUIS POV
"È tutto apposto Louis, non devi preoccuparti, ma dimmi, a che ora dobbiamo venire da te?" parlò Anne e non sembrò per nulla scoinvolta, mi ero persino dimenticato che alla sera si sarebbero dovute conoscere le nostri due madri.
Ci pensai un pò, girando lo sguardo nell orologio che adossava la parete in cucina, ricordandomi di averlo visto.
"Ehmm si..per..per le otto?!" non so cosa ne uscì dalla mia bocca, se una domanda o una conferma.
"Va bene caro, come ti sei organizzato? Vai a casa prima oppure ci porti direttamente tu?" volle sspere ancora Anne, diritendosi in cucina con le borse della spesa prese al centro commerciale.
"Vado a casa prima, anzi, ci vado fra poco..Harry sa la strada." risposi seguendola, offrendomi per aiutarla di sistemare tutto, non rifiutando.
"Ok Louis, ma dimmi, come si chiama tua mamma? Ne sento sempre parlare ma ancora non so il suo nome!" dalla sua bocca uscì una risatina, identica a quella di Harry, l'unica differenza è che era versione femminile questa.
Cosa mi aspettavo, è sua madre!
Ed era vero, nessuno sapeva il nome di mia madre, non mi era mai passato per la testa di dirlo, o semplicemente perchè nessuno me lo aveva chiesto, logico.
"Ha ragione, si chiama Johannah" ci risi su, perchè ero stato un perfetto idiota a non dirlo a nessuno.
Vidi Anne fermarsi di colpo e fissare la busta di plastica cercando di nascondere ciò che le era successa.
Il problema, cosa le era successo? Le ho detto solamente il nome e non appena udì quelle parole si irrigidì.
Stropicciando la busta che avevo nelle mani rendendola una palla, come avevo preso esempio da lei, chiesi subito curioso "Come mai ha avuto questa reazione?"
Scrollò le spalle nella speranza di sciolersi e tornando come prima si limiti a dire, seguendo un sorriso, "Niente Louis, niente.."
Non li convinse, ma non mi pareva educato insistere, infondo ha detto che non c'era nulla, e, anche se pareva difficile, dovette crederle.
Sistemata la spesa tornai in salotto con lei, infilandomi le scarpe avvertendo tutti che li avrei aspettati per cena, io e la mia famiglia.
Harry scattò in piedi ignorando Gemma che le stava facendo vedere qualcosa di apparentemente divertente nel suo cellulare, mettendosi di fronte a me in un battito di ciglia.
Mi passò la giacca e informò, una seconda volta, "L accompagno fuori"
Salutai sua madre e Gemma e uscii seguito a passo svelto da Harry.
Non appena fui fuori tirai un sospiro di sollievo, la reazione che aveva avuto sua madre non mi sembró normale.
E se conosce mia madre e magari ci hanno litigato?
Cosa sará di me e Harry?
Troppe paranoie basate su un ridicolo sguardo perso nel nulla.
Harry se ne accorse e non fece altro che circondarmi la vita con le braccia e "Cosa ti ha detto mia madre?"
Ha ragione a chiedermelo, solo quando ero tornato in salotto ero diventato muto e pensierioso, caratteristiche che risaltarono subito agli occhi di Haz.
Appoggiai la testa al suo petto chiudendo gli occhi "Mi ha chiesto come si chiama mia madre e gle lo ho detto e lei..non lo so, si è irrigidita di colpo e ha fissato il vuoto, le ho chiesto cosa avesse e mi ha risposto con un semplice niente, ma non riesco a crederle, è cambiata al sol sentre il nome di mia madre, Johannah."
Non udii una parola, solo il suo petto alzarsi e abbassarsi, segnale che gli ingranaggi del suo cervello stavano girando all'impazzita alla ricerca di un'idea o in quedro caso una soluzione a quel minimo dilemma che mi ero andato a creare.
"Non ho mai sentito questo nome, non sapevo nemmeno si chiamasse così. Non so cosa sia successo a mia madre, a quanto mi ricordo non ha mai avuto problemi con questa persona, ovvero, non ne ho mai sentito parlare."
Ecco, nemmeno lui sapeva a cosa si riferisse.
Non mi rimase altro che attendere altre due ore, avrei scoperto tutto.
Magari era qualcuno che conosceva con lo stesso nome, tutto può essere.
"Spero solo che non succeda nulla di male, non riuscirei a sopportarlo."
Strinsi maggiormente la presa attorno a lui per poi alzare lo sguardo su di lui, in cerca di sollievo. Che arrivò subito, bastò il suo sguardo dolce e i suoi occhi verdi ad intrappolarmi senza lasciarmi via d'uscita.
"Sta tranquillo.." si avvicinò al mio collo per sfiorarlo con le labbra, fino ad arrivare all'orecchio per sussurrare "..O devo tranquillizzarti in qualche altro modo?"
Oh signore, bastarono quelle parole per farmi venire la pelle d'oca, capendo perfettamente a quello che si riferiva.
Non mi feci trasportare dal momento, al contrario, considerai quella "proposta" una presa in giro e come risposta gli dissi in tono di accusa "Harry!" dandogli una leggera schiaffa nell braccio trattenendo una risata.
Si mise a ridere, prendendomi sotto braccio subito dopo per trascinarmi all auto nel viale, dove ci era rimasta tutto il pomeriggio.
Presi le chiavi all interno della giacca e aprii l auto, mentre Harry si sbrigò ad aprirmi la portella.
Mi appoggiai con la schiena alla fiancata corrugando le labbra fissando Harry che si era impalato di fronte a me, senza aprir bocca.
Aveva il suo sguardo che usava quando mi studiava, con gli occhi socchiusi e l ombra di un sorriso all angolo della bocca.
Lo guardai in attesa di una qualsiasi sua reazione o frase, ma il silenzio gli apparteneva.
Per poco però, si avvicinò curioso a me, un attimo dopo mi trovai le sue mani enormi nelle guancie e le sue labbra nelle mie.
Mi era mancato, eccome se mi era mancato.
Lo strattonai per la maglia e me lo portai addosso, ribaltandomi automaticamente, completamente lo stato d'animo.
È l'effetto Harry Styles.
Non attese oltre prima di farmi schiudere le labbra, non attesi oltre ad assecondarlo.
Non capii quella voglia improvvisa di sentirlo così vicino, ma ogni bacio era trainvolgente fino all'ultimo sfioramento.
Prima che con le mani scendesse fino a stringermi le natiche, si fermò e a mio dispiacere si staccò "È meglio che vai"
Ha ragione, sarei capace di tutto pur di sentirlo così, senza rendere conto al tempo che sembrava scorresse a rallentatore.
Il problema è che quando sono vicino a lui, il mondo intero sembra fermarsi.
È come se noi due fossimo gli unici esseri umani in gradi di muoverci, di vivere, mentre tutto il resto, persino gli animali, sembrano plastificarsi all istante, come se la terra fosse completamente a nostra disposizione.
Mentre sappiamo entrambi che non è così, ma ci piace pensarlo, anzi, credo sia spontaneo.
La spontaneitá fa parte di noi.
Si allontanò e mi tornai alla realtá, risvegliandomi di colpo per dire "Si, vado. A dopo."
Salii in macchina abbassando subito il finestrino, Harry si abbassò giusto per darmi un ultimo bacio nelle labbra, ritirandosi nel giusto tempo.
Sarebbe stato perfetto rimanere a baciarlo per tutta la vita, ma dovevo andare.
Erano le sette e mezza quando cominciai a sentirmi nuovamente lo stomaco sotto sopra, ansia, tensione e agitazione, una pessima combinazione di sensazioni e sentimenti che purtroppo decisero di invadermi.
Non avevo idea di quello che mia madre aveva preparato da mangiare, so solo che era rimasta in cucina per tutto il tempo, e Lottie si era fatta ancor più bella del solito.
Preparai la tavola mordendomi ripetutamente le labbra, mentre mia madre si congratulava da sola per il profumo che usciva dalle varie pentole e dal forno.
Non dubitai per un secondo ciò che aveva preparato, è sempre stata brava ai fornelli, e sempre lo ha dimostrato.
Lottie, 24 anni di successi con i ragazzi, a scuola, lavoro, brava in tutto, se ne stava seduta a guardare la TV con le gambe accavallate, rirandosi una ciocca di capelli per poi ripetere.
Nessuno aveva intenzione di parlare con me.
Me ne andai in bagno e mi sistemai al meglio, cambiandomi vestiti, tenendo però le mutande di Harry. Non occorreva che mi facessi un altra doccia, diciamo che quella a casa sua era stata sufficente.
L'idea di rifarne una simile mi attizza.
In 20 minuti finii di sistemarmi, ma volevo sapere a tutti i costi un'ultima cosa.
Scesi in cucina da mia madre e senza dire altro passai al punto "Mamma, conosci una certa Anne? Non chiedermi il cognome perchè non lo so."
Smise di fare ciò che stava facendo, e si girò a guardarmi senza dire nulla.
Anche lei la stessa reazione della madre di Harry, non ci capii più nulla.
"Hai detto Anne?" chiese, sembrò tranquilla se non adirittura felice.
?
"Si" confermai, appoggiandomi con le spalle al frigo.
"Conosco una certa Anne..ma non so se intendi quella che dici tu..perchè me lo hai chiesto?"
Esatto, perchè?
Stavo per rispondere quando suonarono il campanello, improvvisamente mi sentii mancare il pavimento sotto i piedi.
"Devono essere loro.." pensai ad alta voce.
Mamma si lavò le mani nel lavandino per seguirmi, Lottie rimase li dov'era, facendo la minima fatica di girare il collo verso la porta.
Dopo un lungo sospiro appoggiai la mano alla maniglia, mentre le gambe cominciarono a tremarmi.
Da li a un secondo avrei scoperto tutto, avrei saputo cosa si nascondeva dietro agli sguardi di mia madre e Anne.
Avrei confermato se la mia felicitá sarebbe dipesa da loro.
Aprii e trovai Harry, Anne e Gemma con i loro migliori sorrisi di sempre, eleganti e affascinanti come non mai.
Aprii del tutto la porta, ignorando per pochi secondi la mia di madre, focalizzando tutta l'attenzione nella sua.
Bellissima, come sempre, con i capelli raccolti a metá con delle ciocche a ricarderle nelle orecchie, una pettinatura che amavo nelle donne.
"Ciao..ehm, entrate pure"
"Ciao Louis, felice di rivederti" fu la risposta di Anne con un sorriso a 32 denti.
"Vale lo stesso per me. Gemma, sei bellissima"
La "piccola" chinò la testa, dimostrazione della sua timidezza nei complimenti.
Mi avvicinai a Harry chiudendo la porta dicendogli a bassa voce "Harry, anche tu sei bellissimo"
In cambio mi fece l'occhiolino.
Guardai di slancio mia madre e la sua.
"Johannah!" esclamò Anne.
"Anne" imitò lei.
Non ci capii nulla, tantomeno Harry che stava osservando curioso, esattamente come me, la scena.
Ma che succede?
Subito dopo le loro bocche si spalancarono in un sorriso, mentre si avvicinarono e in un secondo si abbracciarono.
Ci capii ancora meno.
Decisi di non interrompere la scena, pensavo fosse successo qualcosa fra loro due in passato se si conoscevano, ma a quanto pare no.
A quanto pare erano adirittura amiche, cosa che non avrei mai immaginato.
Dopo un lungo abbraccio parlarono una sopra l'altra, dicendo le stesse cose ad un amico che non si vede da molto tempo, tipo "Da quanto!" o "Non ci credo, sei veramente tu?"
Mi avvicinai di fianco a Harry e gli chiesi "Tu ci capisci qualcosa?"
Negò con la testa, rimandendo con gli occhi incollati a loro due.
Sembrava che in quel momento si fossero completamente dimenticate di noi, ma nulla da dire, se non si vedevano da tanto tempo, quella era la cosa migliore da fare.
"Vi conoscete?" chiese Harry interrompendo quel momento.
Sua madre si girò "Certo che ci conosciamo ma è da tantissimo tempo che non ci vediamo"
"Eravamo in classe insieme alle superiori" puntualizzò mia madre.
Perfetto, proprio quello che ci voleva.
Avrei evitato ore di domande reciproche a testa su argomenti imbarazzanti e toccanti.
Lottie si alzò innosservata e si sbrigò a presentarsi a Harry, porgendole la mano "Ciao Harry, io sono Lottie, la sorella" in modo cortese.
Le è convenuto, ci mancherebbe che fosse stata antipatica.
Harry le strinse la mano mostrando le fossette "Piacere Lottie, io sono Harry, il fidan..." non terminò la frase, incerto se dirla o no, ma ci pensò lei che non esitò a concludere "..zato"
Harry abbassò la testa e annuì, togliendo la mano, ma vidi il suo sorriso nel suo volto.
"E tu devi essere Gemma" passò a Gemma, con un sorriso splendete.
"Si sono Gemma, piacere Lottie"
Si strinsero la mano e mi indirizzai al divano, trascinandomi tutti dietro.
Ma che bella famiglia felice.
"Quindi mio figlio sta assieme a tuo figlio, che coincidenze!" prese a dire mia madre, che imbarazzo.-mamma lou
"Strana la vita eh? A proposito, Harry, lei è Johannah, Jo lui è Harry" Mamma Haz.
Ci pensò sua madre a presentarli, in tutta quella confusione che si era creata nella mia testa, non mi era passato minimamente di farlo.
"Piacere Harry, sono veramente felice che sia tu il ragazzo di Louis!" fu mia madre a dire.
Un ennesima stretta di mano e un ennesimo "Piacere mio, e io son felice di esserlo, può esserne sicura"
Niente sguardi trucidi, tutto perfetto.
Senza rendermene conto, ci trovammo a chiaccherare come se ci conoscessimo tutti da una vita, senza escludere nessuno.
Perfino Gemma e Lottie trovarono qualcosa su cui discutere, nonostante la differenza di etá e di conseguenza di interessi propri.
Mi piacque da morire quella situazione, avevo temuto fino all'ultimo che tutto si sarebbe rivelato tragico e che il mio futuro fosse stato in mano alle due donne che ora se la stavano raccontando di tutti i colori, ricordando i momenti passati in classe.
Riuscirono persino a farci ridere per le bizzarre cose che gli erano successo.
Mi ero alzato dal divano, con tutto il coraggio del mondo presi la mano di Harry e mi indirizzai fuori dalla porta, richiedendo di stare un pò soli con la scusa di una sigaretta.
Non era poi tanto una scusa, avevo bisogno di fargli capire che per me tutta quella paura che avevo, ormai era solo un lontano ricordo.
"Credo che non poteva andare meglio di così" gli dissi mentre aspirai.
Avevo tutta la sua concentrazione per me, e lo stesso per me con lui.
"Lo credo anche io, sai che non lo avrei mai immaginato?"
"Nemmeno io, è strano"
Finimmo la sigaretta e rientrammo, con i visi sereni a differenza di prima.
"Io direi di andare a cenare, che ne dite?" propose mia madre, alzandosi dal divano con uno sguardo interrogativo.
Fu seguita da Anne, me, Harry, Lottie e Gemma.
Tutti questi nomi mi mandarono in confusione, non sapevo mai in che direzione guardare quando qualcuno veniva interpellato.
Ci sedemmo a tavola; Mia madre a capotavola, io e Harry ad un lato, Anne di fronte a Harry, Lottie di fronte a me e Gemma dall altro capo rispetto a mia madre.
Un casino.
Pensavo che le domande su me e Harry non sarebbero arrivate, invece mi sbagliavo. Proprio quando mia madre si era alzata per servire, Anne aveva cominciato con "Quindi ragazzi, è ufficiale?"
Guardai Harry che parve impassibile, ma subito dopo annuì con tanto di fossette, vedendo il mio silenzio e gli sguardi delle sorelle che passavano da me e lui quando si erano interrotte a parlare da sole.
Annuii anche io, incapace di aprir bocca per essere stato preso un pò alla sprovvista con quella domanda, anche se me lo dovevo aspettare.
Non potevo sicuramente chiedere che domande del genere non fossero state fatte, sopratutto quando quella sera eravamo seduti li a mangiare proprio per conoscerci tutti migliormente, senza segreti.
"E com'è successo?" intervenne mamma, curiosa come non mai.
Aveva riservato nei giorni precedenti tutto quello che doveva sapere per questa sera.
Mi avrebbe fatto l'interrogatorio, me lo sentivo, ma ormai era inevitabile che avrei risposto a tutto, con o senza la voce di Harry ad aiutarmi, era giusto così.
"È un intreccio di casini che è difficile da spiegare..lui mi odiava, credo..non lo so, non lo ho mai capito, ma poi gli ho proposto di essere amici e dopo varie uscite.." cominciai a parlare, tenendo lo sguardo sul mio piatto mezzo pieno, le mani strette a pugno e i piedi a sbattere ripetutamente nel pavimento.
"Dopo varie uscite mi sono accorto che non era il ragazzo che avevo immaginato io, non era come pensavo che fosse, tutto il contrario" proseguì Harry più sereno e sicuro che mai.
Non ha problemi di timidezza o di esposizione, nemmeno nelle situazioni più delicate come questa.
"Tutt altra persona..eh niente, siamo usciti in paio di volte, mi ha portato in un posto bellissimo e quando son tornato a casa, dopo poco si è presentato qui a casa.."
"E gli ho detto di essere innamorato di lui." concluse lui.
Quella frase mi fece arrossire, non me lo aspettavo che lo avrebbe detto con tanta semplicitá, quando io, invece di usare il verbo "Amare", avrei fatto un giro di parole lunghissimo a costo di non dirlo.
Eppure dovevo dirlo anche io, così "Si, e io ho fatto lo stesso..sembra strano ma è così, se solo sapeste le storie e i casini che ci sono stati, probabilmente vi mettereste a ridere, per cui mi fermo quá."
Avevo 5 paia di occhi puntati su di me, lo sapevo, se solo avrei guardati tutti proprio nei loro occhi avrei letto curiositá e interesse.
"Mi basta sapere questo, e voglio che sappiate che io sono felicissima per voi, ancor di più perchè siete voi due, tu e Harry." fu mia madre a parlare sta volta.
Sembravano tutti felici e orgogliosi, io pensavo solo a quando sarebbe finita quella tortura di interrogatorio, quando sarei uscito con Harry e quando avrei potuto toccarlo liberamente senza nessuno a guardarci.
Stavo agonizzando tutto.
"E sappiate anche che saremo sempre dalla vostra parte" puntualizzò Anne.
Gemma e Lottie annuirono felici, poi tornarono ai loro discorsi, un pò come tutti.
Le mamme parlavano tranquillamente, interpellandoci ogni tanto per farci sapere qualcosa o semplicemente per chiederci cosa ne pensavamo su quello che stavano dicendo.
Mentre io e Harry più che parole, ci scambiavamo sguardi che valevano molto più di una frase.
Mentre mangiavamo tranquilli, poggiò la mano nella mia coscia, facendo attenzione a non farsi vedere.
Sussultai quando si avvicinò all'interno coscia, stringendo quanta più stoffa potesse, in modo da arrivare alla mia pelle.
Nonostante fosse fuori luogo ed estremamente rischioso, non feci nulla per fermarlo, se non guardarlo di tanto in tanto, trovandolo col sorrisetto furbo fisso nel suo piatto, come se sapesse a cosa stavo pensando.
A cosa stavo pensando era ben facile da capire, non c'era bisogno di nessuna parola.
Con la mano avanzò fino al cavallo dei pantaloni, soffermandosi a massaggiare quella parte del mio corpo estremamente delicata.
Fu quando strinse di più che gli diedi una leggera gomitata, nella speranza che smettesse di accarezzare quel punto delicato, per non farmi vedere con un'erezione ben evidente di fronte a tutti.
Sarei morto dalla vergogna e imbarazzo, ma avrei ucciso prima Harry, poco ma sicuro.
Nemmeno quando mia madre gli chiese come andava a scuola non tolse la mano, sembrava non importargli delle conseguenze che sarebbero arrivate se se ne fossero accorti.
Quella cena si stava rivelando una doppia tortura, la prima l'avevo superata, ma la seconda, dove Harry mi stava provocando in ogni modo a lui possibile, decisamente no.
Se non ci fosse stato nessuno avrei sicuramente fatto qualcos'altro in quella tavola, e di certo non aveva niente a che fare con cibo o posate.
Per il tempo rimanente tolse la mano giusto qualche volta per non dare troppo nell'occhio, ma il suo obbiettivo era stato centrato in pieno.
Avevo tenuto per me tutti i quei pensieri, perversi e non su Harry, anche quando ci eravamo spostati in divano dopo aver finito di cenare.
Fu quando mi alzai indisturbato che mi seguì, fin quando eravamo spariti in corridoio, in modo da non farci vedere, che lo avevo incarnato "Smettila immediatamente Harry, non è normale." Gli era apparso il suo ghigno e il sorrisetto da furbo, facendomi quasi innervosire ancor di più.
"Cosa sto facendo?" chiese ironico, poggiando una mano nel muro al lato della mia testa, avvicinadosi a me.
"Lo sai perfettamente, non occorre che sia io a dirtelo." fu la mia risposta, secca e adirittura infastidita.
"E se io non volessi?"
Patetico, come si sveglia domani dipende esclusivamente da me, ma questo non può immaginarlo.
Non volevo mettermi a discutere per una cosa tanto stupida, così mi abbassai e passai sotto il braccio teso di Harry, uscendomene con un "Assurdo" buttato li per non rimanere zitto.
Mentre tornavo in salotto, lo sentii farfugliare qualcosa, ma non ci feci caso che le sue parole furono presro sotituite da una risatina.
Assurdo!
"Tutto apposto?" chiese Anne, ma non poteva sapere che suo figlio, innocente, era la causa di quel mio disagio.
Cosí annuii semplicemente, ritornando seduto a fissare il vuoto, raggiunto da Harry poco dopo.
Non avevo idea che avrebbe ricominciato con il suo giochetto di fronte a tutti, chiaramente senza farsi vedere.
Dopo che dal cavallo era sceso all interno coscia, cominciai a fremere, non ci vedevo più.
Era inutile nascondere quanto io mi sentissi eccitato per tutte quelle toccatine che mi stava riservando, e a quanto pare, nemmeno lui se ne accorse.
Non mi aveva guardato per un istante da quando si era seduto, chiaramente occupato a tener d occhio le mamme e sorelle stando attento che non lo scoprissero.
Quel giochetto che stava guidando, di fronte a tutti ma allo stesso tempo nascosto da tutti, aveva fatto in modo che la mia eccitazione fosse dovuta proprio al fatto di essere visibile e invisibile agli occhi di tutti.
La mia unica domanda era: perchè?
Perchè aveva deciso di farmi questo proprio ora?
Non ne avevo idea, l'unica cosa che riuscii a formularmi mentalmente era che se avesse continuanto così, da li a 5 minuti lo avrei trascinato in camera da letto.
Così, quando con la mano salì al di sotto della mia maglia, accarezzandomi un fianco, balzai in piedi e lo presi per mano, ma dovevo dare una spiegazione a quel mio improvviso gesto.
"Noi andiamo al bar con gli altri, è stato un piacere." in modo frettoloso, lasciando Harry senza capire.
Non avevamo alcun appuntamento con nessuno, e lui lo sapeva bene.
Appena mi infilai la giacca salutai sua madre e Gemma, per poi lasciar Harry il tempo di stringere la mano a mia madre con un "È stato un piacere conoscerla, spero di rivederla presto. Louis è fantastico, buonanotte!" in modo cordiale e gentile come sempre.
"Anche per me Harry, a presto ragazzi!" fu mia madre a parlare, salutandoci con la mano.
Un ultimo sorriso di ringraziamento prima di uscire poi non ci capii più nulla.
Tutte quelle toccatine segrete, quelle provocazioni da parte di Harry, avevano risvegliato la mia erezione, e non avrei risolto questo problema da solo.
Così non appena la porta si chiuse, Harry chiese smarrito "Cosa ti prende?", e non stava mentendo del tutto.
"Mi prende che sei fottutamente provocante. Succede che ora andiamo a casa tua!" per poi schiacciarmi su di lui fino a quando raggiunse il muro con la schiena.
Non lo lasciai rispondere, gli afferrai i lembi della giacca e lo portai alla mia altezza, baciandolo subito dopo.
Non si oppose, al contrario, aveva ben capito a cosa mi riferivo e di cosa avevo bisogno.
Niente baci casti e dolci, niente gentilezza, tutto il contrario, fu un bacio fin da subito fatto di lingue e saliva che non aveva a nulla a che fare con la dolcezza.
Le nostre lingue si icontrarono a metá strada, i bacini a venirsi incontro come se avessero preso anima propria.
Mi accorsi di essere fuori di casa mia, così mi staccai anche se con dispiacere per trascinarlo alla macchina, attendendo che la aprisse.
Lo fece subito, e non osò parlare per quel breve tragitto che ne conoscevo a memoria ogni particolare.
In pochi minuti fummo a casa sua.
Quando entrammo, non gli diedi il tempo di accendere l'interruttore della luce che mi fiondai nuovamente sulle sue labbra, con la consapevolezza di non avere limiti a ciò che avrei potuto fare.
Con un calcio chiusi la porta, avvertendolo a cosa sarebbe successo, senza staccargli le mani da dosso.
Le mani a toccare quanta più pelle possibile, tutti quei vestiti a non permetterci di toccarci realmente erano un'insopportabile tortura.
Non sapevo se stavo facendo la cosa giusta, non sapevo se Harry era pronto a ciò che volevo fare.
Forse era troppo presto, o forse non era pronto.
Pochi minuti prima sembrava mi stesse invogliarglo a prendere l'iniziativa, ma poteva trattarsi di qualsiasi cosa, e il mio rallentamento nel baciarlo fu un chiaro segnale che l'insicurezza mi prese ovunque.
Sembrò accorgersene quando con uno strattone mi aprì la zip della giacca, facendola finire a terra assieme alla sua.
Mi intrappolò alla porta, schiacciando il suo corpo nel mio, invertendo le posizioni, prese a mordermi una porzione di collo, succhiando e leccando subito dopo, con le mani al di sotto della mia leggera maglia a toccare quanta più pelle possibile.
Si era trovato di fronte ad un'immobilitá imprevista, non sapevo quello che voleva e non ero sicuro di volero anch'io.
Fu quando si avvicinò al mio lobo sussurrando "Portami in camera da letto Lou, voglio fare l'amore con te e lo voglio ora" in modo sensuale che confermò tutte le mie inutili paure.
Aveva chiaramente detto che voleva fare l'amore con me, mi aveva colto di sprovvista a quelle parole, mai avrei immaginato che ne sarebbe stato capace.
L'idea di sentirlo intorno a me bastò a risvegliarmi, non mi sarei tirato indietro per nulla al mondo.
Così poggiai le mani al suo petto e lo allontai facendo poca pressione, ma dovevo essere sicuro che lo voleva.
Non potevo lasciare che il mio controllo andasse in frantumi per una richiesta fatta in preda all'eccitazione.
"Sei sicuro, Haz?" mi sentii costretto a chiedergli, ma i suoi occhi stavano confermando tutto.
"Si Lou, sono sicuro. Voglio che tu mi faccia tuo in tutti i sensi" disse rimpadronendosi della mia bocca.
Non mi serviva altro, aveva richiesto, avevo chiesto e aveva risposto.
Lo voleva e lo volevo anch'io.
Così mi indirizzai in camera sua dove ricordavi benissimo dov'era, interrompendo quel bacio solo per fare le scale.
Aprì la porta e con uno scatto mi portò addosso a lui, chiudendola poi con un calcio violento.
Aveva più voglia lui di me.
Ma non mi sarei tirato indietro, lo avrei fatto godere fino a fargli vedere le stelle.
Invertii la posizione e presi di nuovo io il comando, fin quando sentii il bordo del letto nelle mie gambe.
Harry si sdraiò subito e mi incitò a farlo, come se quella mia determinazione non era sufficente.
Lo raggiunsi a gattoni e lo sovrastai con il mio corpo, con le mani nella cerniera della sua giacca giá aperta.
Si mise seduto costringendomi a sedermi nei talloni per poi fargli scivolare dalle spalle quel tessuto diventato un ostacolo.
Un altro bacio voglioso, con le mani oltrepassò la leggera stoffa della mia maglia e mi accarezzó la schiena, tracciando con le dita la spina dorsale.
Afferrò il bordo della maglia e la tirò all'insù, interrompendo il bacio per potermela sfilare del tutto e gettarla a terra.
Le mani entrarono dentro ai miei pantaloni, tastando poi con insistenza le mie natiche, doveva avere un'ossessione particolare per quella mia parte di corpo. Non faceva altro che rendere quel vero e proprio palpeggiamento una venerazione.
Abbandonai la sua bocca per allungare le mani alla sua maglia, sfilandoglela per gettarla a terra, lo stesso procedimento per la mia.
Mi presi pochi secondi per ammirare nuovamente quel corpo che avevo sotto di me, e mi trovai a pensare ancora a quanto fosse bello, a quanto fosse perfetto e scolpito, confermando che doveva essere stato scalfitto da qualche Dio.
Quel corpo perfetto che mi rendeva ancora più eccitato di quanto non lo fossi giá.
Con in colpo di bacino, riversò le posizioni, finendo a cavalcioni sopra di me.
Sapevo che avrei avuto io il comando, quel gesto serviva sicuramente a non perdermi, a non farmi cambiare idea e a incitarmi a farlo.
Si abbassò fino ad arrivare al mio lobo, tirandolo leggermente verso di lui con i denti, andando poi a leccare la parte sotto, facendomi come sempre rabbrividire.
Scese con la bocca fino al collo, depositando qualche bacio sparso e umido, per arrivare poi alle clavicole, affondando i denti nella pelle sensibile, leccando subito dopo.
Le mani tracciarono il contorno delle mie costole, arrivando ad intrappolare tra l'indice e il medio un capezzolo fino a farlo inturgidire, riservò lo stesso trattamento per l altro, baciandolo poi in modo tenero, come a voler chiuedergli scusa per quello che aveva causato.
Si fiondò poi nella mia bocca, quel bacio che mi stava dando non aveva logica, le lingue a scontrarsi fuori dalle bocche e qualche goccia di saliva a cadere nei menti. Chiusi gli occhi.
Era qualcosa di sporco ma terribilmente eccitante.
Si alzò con la schiena e le mani scesero automaticamente fino ai 3 bottoni dei miei pantaloni.
Aprii gli occhi e mi stava guardando, sapevo a cosa stava pensando; sei sicuro?
Così non feci altro che dirgli in tono supplichevole e impaziente "Toglili ti prego.."
La sua risposta fu il continuo di ciò che aveva smesso di fare, sbottonando i pantaloni, alzandosi con il bacino, sfilandoli aiutato da me che feci leva dalle caviglie per alzarmi.
Lui però aveva ancora decisamente troppo tessuto e non andava bene.
Lo afferrai dalle spalle e lo portai giù, rotolando sopra al suo corpo per sedermi nell suo bacino.
Senza aspettare di farmelo dire, con un colpo secco abbassai i suoi jeans, lasciando che dai polpacci in poi se li tolse lui.
Ora andava decisamente meglio, ma mancava un ultima cosa.
Mi abbassai e ripresi a baciarlo con foga, come per prepararlo a ciò che sarebbe successo.
Gli baciai il mento, lasciando con la lingua una scia di saliva fino alle clavicole, soffermandomi poi su uno dei suoi 4 capezzoli.
Morsicai leggermente la parte destra, scendendo con la lingua fino al fianco, tirandone la pelle per poi baciarla.
Le sue mani finirono all'interno dei miei boxer, stringendo nuovamente la consistenza del mio sedere sotto le dita.
Mi schiacciò quanto più potesse al suo bacino, cercando un minimo di sollievo a quel dolore che provavamo entrambi.
Mi alzai e passai le dita al suo elastico, calandogli i boxer fino al ginocchio, liberando la sua erezione che svettava verso lo stomaco.
Le sue dita finirono nei miei fianchi, introducendone all interno gli indici, liberandomi da quel tessuto diventato insopportabile.
Ora era perfetto.
Nessun indumento a dividerci e nessuna voglia di smettere.
Mi lasciai sfuggire un gemito quando mi abbassai su di lui facendo entrare le nostre erezioni in contatto, sentendo il suo respiro diventare irregolare.
Non so descrivere la forte emozione che provai al cuore, era una sensazione nuova mai provata prima.
Non so nemmeno dire se fosse dovuta al fatto che avrei fatto l'amore o proprio dovuta al fatto che era con Harry.
Era un mix di sentimenti che si mischiavano fra loro, non formando alcuna forma di negativitá.
Fu Harry a svegliarmi, sussurrando un "Lou, per favore."
Che tipo impaziente, avrei voluto rendere tutto speciale, avrei voluto regalargli l'orgasmo più bello della sua vita, ma la sua impazienza era molto alta.
Colsi quella richiesta con un sorriso, gli portai due dita nella bocca che lui inumidì con la sua saliva.
Quando fu sicuro di aver fatto un bel lavoro, lasciai scivolare le dita fuori dalla sua bocca, indirizzate verso il basso.
Tracciai una linea dall'ombelico, scendendo, facendo attenzione a sfiorargli appena il suo membro ingrossato e indurito per via di quei sfregamenti.
Alzai gli occhi su di lui e dissi "Haz, dimmelo se ti faccio male." ma lui aveva giá chiuso gli occhi in attesa di essere preparato.
"Harry, dimmelo." insistii, portando le dita all'entrata della sua fessura.
"Lou, non preoccuparti." fu la sua risposta, era sincero, niente frase messa li tanto per dire qualcosa.
Presi un respiro, poi infilai delicatamente l'indice, facendo attenzione a non perdermi nemmeno una sua singola espressione.
Se non mi avrebbe detto che gli facevo male, lo avrei capito io, ma a quanto pare provava solo un certo fastidio, o nascondeva bene il dolore.
Lo penetrai anche con il medio, arricciando le dita per abituarlo maggiormente.
Presi a sforbiciare e ad allargare quanto più potessi, mentre il cuore mi batteva a mille.
Strinse i denti e strizzò gli occhi, stava sentendo male, così gli chiesi "Haz, stai bene?"
Ma le sue spinte improvvise contro la mia mano mi confermarono le mie stesse parole.
"Lou, per favore. Non sai da quanto aspetto questo momento." la sua risposta mi arrivò come se fosse la cosa più giusta da fare al mondo in quel momento, il suo tono spezzato dagli ansiti ma deciso.
Ebbi la consapevolezza di osare ad aggiungere un terzo dito quando con un'altra spinta lo sentii iniziare a rilassarsi.
Dopo un paio di minuti accompagnò la mia mano fuori da lui "Va bene così Lou"
Lo guardai incerto ma potevo fidarmi delle sue parole, così chiesi "Dove hai i pr-" ma mi interruppe indicando il cassetto vicino al letto.
Mi allungai e lo aprii, estraendo il profilattico, aprendolo subito dopo con i denti.
Buttai fuori più quanta aria potessi, srotolandolo poi nella mia lunghezza.
Gli feci alzare le ginocchia, allineando il mio sesso alla sua entrata, abbassandomi su di lui, mi spinsi dentro per pochi centimetri, tenendo gli occhi incollati ai suoi.
Lo sentii irrigidirsi, ma era perfettamente normale, l'unica mia paura era che avrei potuto fargli del male, e lo volevo evitare assolutamente.
Non affondai del tutto, entrai e uscii dal suo corpo per farlo abituare a quell'intrusione ben diversa dalle dita, aspettando che fosse lui a guidarmi, che fosse lui a farmi sapere ciò che voleva.
Mi stavo trattenendo per evitare di spingermi dentro lui con più decisione e forza, ce la stavo mettendo tutta.
La sua espressione dimostrava un certo dolore, ma le sue mani nel mio sedere ad aiutarmi a spingermi dentro lui dicevano il contrario, accompagnate da "Ora, Lou!" appena sussurrato.
Era quello che volevo sentirmi dire.
Cominciai ad entrare e uscire con più decisione, aumentando di velocitá, adattandomi alle sue spinte con le mani, sentendo l'anello di muscoli attorno a me rilassarsi.
Le mani finirono nei suoi fianchi, toccando quanta piu pelle potessi, la bocca nella sua a cercare un contatto sempre più prolungato.
Fu quando affondai quasi del tutto che lo sentii respirare in modo affannato, chiudendo gli occhi e socchiudendo le labbra, tipica espressione di chi sta provando piacere.
Cambiando angolazione delle mie spinte, capii di aver trovato il suo punto quando esclamò in preda al climax "Ancora li Lou".
Diedi delle stoccate più veloci, colpendo quel punto venendomi incontro con il bacino, incrociando le gambe dietro alla mia schiena.
Sentivo l'orgasmo montarmi, cominciai a sentirmi girare la testa e i nervi rilassarsi.
Il sudore permise ai nostri corpi di scivolarci addosso.
Altre stoccate e Harry urló in un modo violento e volgare "Lou! Dio!" venendo subito dopo nel mio stomaco a fiotti caldi, inarcando la schiena per quanto gli fosse possibile con il mio corpo sopra lui, sgraffiandomi con i polpastrelli la schiena per passare subito dopo alle unghue.
Quell'immagine di Harry così erotica e eccitante, il suo urlare, con i ricci sudati, le bocca sempiaperta e gli occhi chiusi, bastò a farmi venire dentro di lui, nel profilattico, gemendo.
Ebbi la forza di spingermi un'ultima volta dentro di lui, uscendo poi dal suo corpo lentamente e in modo sfiancante.
Mi afferrò per le spalle, portandomi giù da lui; ero esausto, mi accasciai sopra di lui stringendogli i capelli, ma la mia bocca non voleva saperne di smettere di lavorare quando Harry mi baciò con trasporto e violenza, facendo delle nostre lingue ormai una cosa sola.
Con le gambe mi improgionò a se, incrociandole dietro alle mie.
Mi morse il labbro prima di staccarsi per darmi un ultimo bacio nella punta del naso.
Poggiai la fronte alla sua, accarezzandogli i capelli, mentre i nostri sorrisi si specchiarono.
Con una mano scese fino ad un fianco facendone mezza circonferenza, mentre l'altra mi afferrò l altro fianco, sentendomi inclinare subito dopo, mentre l altra mano finì attorno al mio membro ricoperto da lattice, per poi sfilarmi lentamente il profilattico.
Stavo decisamente meglio ora che l'unica cosa rimasta da ostacolo era stata tolta.
Mi trascinò giù dal suo corpo, infilando una gamba tra le mie e un braccio attorno al mio torace.
Non c'era stata alcuna parola da quel momento, solo la consapevolezza di essere felici a vicenda senza bisogno di fare commenti su quello che era appena accaduto.
I baci divennero sempre più lenti e casti, riducendoci a senza lingua, solo labbra contro labbra.
Appoggiai la testa sotto al suo mento e con le dita tracciai la circonferenza del suo ombelico, rannicchiandomi su di lui.
"Stai bene?" chiesi a bassa voce, riferendomi a tutto.
"Credo di non essere mai stato così bene in tutta la mia vita." fu la sua risposta diretta e sincera, prima di baciarmi nella tempia.
Un suo braccio attorni alla mia schiena e l'altra mano intrecciata alla mia.
Stava bene, anche io.
Il passo successivo alla nostra relazione era stato fatto.