Do you still Remember me? |Fr...

By OnyxKayLightblue

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Due amici di infanzia che si perdono e si ritrovano anni dopo. Questa è la storia di Cala e Franco, tra prese... More

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By OnyxKayLightblue

30/08/24 oggi, Monza, Italia

Non dovrei essere arrabbiata, voglio dire, sono cinque anni che lavoro in Formula uno e so come funziona. Lo so da quando sono bambina, ma questo non cambia il fatto che il trattamento che la mia scuderia ha riservato a Logan è stato ingiusto. Soprattutto quando non è che siamo così veloci e i piloti non fanno miracoli. Perché si, sono bravi, o non sarebbero arrivati a questo punto, ma al tempo stesso, se la macchina fa schifo e la pista non è l'ideale per le nuove gomme, è normale che ci siano problemi. Quello che non è normale è che hai cacciato un pilota per prendere un novellino di sto cazzo che nemmeno la sa guidare una macchina di formula uno. Non lo hai rinnovato per la prossima stagione, okay. Nessun risentimento. Ma cacciarlo a metà stagione? È una mossa schifosa. Avresti preso un Kimi Antonelli, che comunque sia il sedile lo ha, e gli fai fare le ultime gare così da prendere confidenza con la macchina nessuno avrebbe detto niente. Ma prendere Franco mi sento un Dio sceso in terra Colapinto? Per fargli fare le ultime gare e poi rimandarlo a fare in culo in Formula Due è ingiusto.

"Sto sul serio cercando di capire se sei incazzata perché Logan non è più qui o perché hanno preso Colapinto al suo posto." Alex al mio fianco mi guarda sbuffare per l'ennesima volta da questa mattina che siamo arrivati al circuito insieme. Roteo gli occhi a quelle parole, guardandomi poi intorno nella stanza. È tutto pronto, bisogna solo mettere play alla camera e accendere la ring light attaccata ad essa.

"Tutte e due, immagino. Tra quanto dovrebbe arrivare?" Alex guarda il suo orologio al polso e poi torna a guardare me.

"Mezz'ora, quarantacinque minuti al massimo. Vuoi andare a prendere un caffè?" Annuisco a quella domanda, sistemando il pass intorno al collo, mettendo la mia foto, il logo della Williams e il QR code ben in evidenza.

"Si, ma andiamo all'hospitality della Mercedes. Hanno il caffè migliore. Cosa che fa ridere se ci pensi, nemmeno la Ferrari lo ha così buono e sono italiani. Devono avere il caffè buono." Alex ridacchia alle mie parole.

"E oggi non stiamo affrontando nessuno per farti dare spiegazioni a tale proposito. Non senza Logan che ti sa calmare." Chiudo entrambe le mani in pugno, stringendole talmente forte che le unghie rifatte due giorni fa mi quasi tagliano la pelle. Devo decisamente cambiare forma, lo stiletto mi fa male da sola.

"Se non la smetti di menzionare il suo nome, ti giuro che ti faccio finire in ospedale. Non vuoi saltare nuovamente Monza, vero?" Alex sbuffa e mi lancia un occhiataccia.

"Ci hai parlato?" Non lo guardo mentre usciamo da una delle tante stanze dell'hospitality Williams.

"Si, ovviamente. Mi ha chiesto gentilmente di non fare male a Fittipaldi."

"Colapinto."

"E io cosa ho detto?" Sbuffo.

"Lo hai chiamato Fittipaldi." Scrollo le spalle.

"Colapinto, Fittipaldi, stessa cosa. Non durerà abbastanza da farmi memorizzare il suo nome." Alex si strozza con la sua stessa saliva mentre si blocca in mezzo alla pit lane.

"Prima di tutto, sei una grandissima stronza." Roteo gli occhi a quelle parole.

"E la seconda cosa?" Alex mi fa cenno con la testa. Cenno che mi fa inclinare la mia di testa di lato, con le sopracciglia aggrottare per la confusione.

"Che ti sto dietro e non sei stata per nulla gentile."

2008, Argentina

"Tu chi sei?" Sbatto più volte le palpebre, distogliendo lo sguardo dal libro che ho tra le gambe e sollevando la testa per incontrare degli occhi verdi che appartengono a un bambino con tanti ricci biondi scuri.

"Io sono Cala, tu chi sei?" Il bambino si mette a sedere al mio fianco, poggiando sul prato una macchinina rossa fiammeggiante.

"Franco Alejandro, piacere di conoscerti." Sorride, mostrandomi che gli mancano i due denti davanti superiori e i due inferiori, creandogli un enorme finestra che mi fa sorridere. "Che fai?" Continua poco dopo, indicando con la punta dell'indice il libro.

"Devo leggere un libro prima di tornare a scuola." Spiego, mostrando  Franco Alejandro la copertina del libro delle vacanze.

"Oh! Io li ho finiti di fare subito, così posso andare sui kart senza aspettare." Sorride ampiamente.

"Vai sui kart?" I suoi occhi si illuminano mentre mi comincia a raccontare tutta la storia di come ha iniziato e di quanto gli piaccia.

"Non ti ho mai visto prima." Indica la casa alle nostre spalle. "È sempre stata vuota e poi all'improvviso sono arrivate delle persone a fare dei lavori rumorosi." Spiega mentre torna a prendere la macchinina, muovendola sul prato tagliato.

"Mi sono trasferita da poco." Spiego, distogliendo lo sguardo da Franco per puntarlo nuovamente sul libro.

"E resterai?" Annuisco a quella domanda. "Allora saremo amici per sempre." Sorride ampiamente, mettendomi la macchinina sulle gambe. "Questa tienila tu, io a casa ne ho tantissime. Anche se questa mi piace più delle altre."

"Ma se ti piace, perché la stai dando a me?" Franco continua a sorridere ampiamente.

"Perché questa sarà il simbolo nella nostra amicizia, ci vediamo presto Cala! Devo andare a guidare i kart." E poco dopo scappa via, lasciandomi da sola con il libro delle vacanze ancora aperto sulla stessa pagina e la sua macchinina rossa.

Oggi, Monza

"Non hai intenzione di scusarti?" Franco mi guarda, con le braccia conserte sul petto e le sopracciglia inarcate.

"Perché dovrei? Ho solo detto la verità. Mi pare che il sedile per il prossimo anno sia già stato preso da Carlos." Scrollo le spalle, intanto che spero vivamente che il cuore nel mio petto la smetta di battere così forte.

Dopo il primo incontro con Franco, Alex si è scusato al posto mio e ha detto all'argentino di andare nei loro box per parlare con non so chi, perché ovviamente, ero troppo impegnata a fulminarlo con lo sguardo piuttosto che a prestare attenzione a quello che stava dicendo il primo pilota della Williams. Dopo di che, siamo andati nell'hospitality della Mercedes, nel quale ci hanno accolto Lewis e George e fortunatamente sono stati loro ad offrirci il caffè. Ovviamente Alex ha fatto la spia con entrambi i piloti Mercedes, i quali hanno riso per venti minuti, prendendomi in giro per la brutta figura che ho fatto, anche se non la reputo una figuraccia. Ho semplicemente espresso il mio personale parere. Che poi non sia condiviso da altre persone, non mi riguarda. Come ho detto: è personale. Adesso invece, Franco Alejandro testa di cazzo Colapinto, ha ben deciso di riprendere il discorso, quando abbiamo un video da girare per uno sponsor, che poi dovrò mandargli e sperare vivamente che sia accettato cosi da non rifarlo nuovamente e quindi cosi da non passare altro tempo con il mio ex vicino di casa.

"Tefi, possiamo provare ad andare d'accordo?" Alex mi dà una piccola gomitata. Scrollo le spalle.

"Mi piacerebbe ricevere delle scuse, però. Le sue parole mi hanno offeso." Franco adesso fa gli occhi da cucciolo, peccato però che hanno smesso di funzionare molto tempo fa.

"E vorresti avere le mie scuse, nonostante sei consapevole che quello comunque è il mio pensiero e non cambierà? Fattelo dire, sei un tipo strano, Fit- Colapinto." Sorrido. Il mio miglior sorriso finto ed Alex lo sa, perché sbuffa sonoramente. "Comunque sia, dobbiamo sbrigarci perché tra poco avrete le prime libere e non avete tutto questo tempo da perdere." Franco rotea gli occhi al cielo e smette di fare gli occhi da cucciolo bastonato.

"Cosa dobbiamo fare?" Giro la testa verso di Alex, guardandolo male.

"Davvero? Sei stato qui prima quando sistemavo le cose, e mi stai chiedendo cosa dovete fare? Avrei capito se il novellino lo avesse chiesto, non da te."

"Ti ho visto mettere nel caffè cinque fottuti cucchiaini di zucchero, mi spieghi come mai sei così acida?" Alex mi risponde a tono, facendo ridere Franco.

"Oh, Albon, spero davvero di vederti a muro." Sibilo, facendo ridere tutti e due i piloti della Williams e anche lo staff dietro le telecamere.

"Ma quello non era il lavoro di Sargeant?" Sgrano gli occhi alle parole di Franco.

All'improvviso mi sento sollevare da terra, mentre due braccia muscolose mi stringono forte. Mi dimeno, con la vana speranza di riuscire a liberarmi, ed ovviamente non ci riesco.

"Tefi." Mi blocco nel sentirmi chiamare da Carlos. Non so nemmeno da dove sia sbucato.

"Deve tenere il fottuto nome e cognome di Logan lontano dalla sua cazzo di bocca." Ringhio, dimenandomi con più forza. Nemmeno mi sono resa conto di non aver parlato in inglese.

"E adesso lo sa, non c'è bisogno che gli conficchi quegli artigli negli occhi. Adesso ti calmi, e torni a fare il tuo lavoro." Carlos utilizza un tono di voce calmo, abbandonando l'inglese per concedersi lo spagnolo.

Franco guarda prima Carlos e poi si concentra su di me, ma non dice mezza parola.

"Bene. Lasciami andare." E Carlos lo fa, fortunatamente. Così mi fido a guardarlo. "Cosa ci fai qui?" Borbotto poco dopo.

"Lando doveva dire qualcosa ad Alex e siamo venuti insieme. Ma siete impegnati, quindi passiamo dopo. Lo voglio vedere vivo, hai capito?" Annuisco alle sue parole. "E smettila di roteare gli occhi, prima o poi ti resteranno girati e non ci vedrai più."

Mezz'ora più tardi, ho tutte le clip necessarie per montare il video per lo sponsor My Protein. I ragazzi hanno fatto diverse sfide con le loro proteine in polvere e da bendanti, dove dovevano riuscire a centrare il mixer per prepararsi un frullato, inutile dire che hanno lasciato un casino. Casino che dovrò ripulire io, ma va bene. Purché il video venga accettato dall'azienda.

"Tefi?" Giro la testa verso di Alex, dopo aver sistemato con cura la Memory Card dentro il marsupio che ho attaccato in vita.

"Mh?" Faccio un cenno con il capo, per farlo continuare a parlare, intanto che torno a guardare il tavolo.

"Stiamo bene?" Giro la testa verso di lui a quella domanda. "Io e te, stiamo bene?" Ripete, forse ha capito che ero confusa.

"Sicuro. Vai a fare le libere, ci vediamo dopo." Alex annuisce e fa cenno a Franco di seguirlo.

"Siete fidanzati?" Sento Alex scoppiare a ridere alla domanda di Franco.

2010, Argentina

"Cala!" Franco mi corre incontro abbracciandomi. Ricambio immediatamente la stretta, facendogli i complimenti. Ha appena vinto una delle tante gare che fa la domenica pomeriggio.

"Mi hai portato ancora fortuna!" Ride mentre si toglie il casco.

"Ma non ho fatto nulla, sei tu che sei bravissimo." Franco arrossisce alle mie parole.

"Se mi voglio fare notare da altri campionati devo continuare a vincere, quindi non dovrai saltare nessuna gara. Okay?" Non è la prima volta che sento queste parole. Sono due anni che ci conosciamo e sono due anni che mi porta con sé e la sua famiglia ad ogni gara, sostenendo che sono il suo porta fortuna. Anche i suoi genitori mi chiamano così, visto che da quando io ho iniziato ad andare con loro lui ha iniziato a vincere.

"Va bene, ma se avrò la febbre-" Franco scuote la testa.

"Tu non fartela prendere, per favore." Sporge il labbro inferiore. Rido e annuisco a quelle parole.

Io posso anche essere il suo porta fortuna nelle gare, ma lui e decisamente il mio di porta fortuna, perché da quando lo conosco non mi sono più ammalata. E voglio dire, è una cosa nuova non doversi soffrire il naso in continuazione, o prenderlo lo sciroppo. Anche perché quello è veramente cattivo che tutte le volte devo stare attenta a non dare di stomaco subito dopo averlo preso.

"Vai a festeggiare, devono darti ancora la medaglia." Franco annuisce e dopo avermi stampato un bacio sulla guancia scappa via.

Ore dopo, ci troviamo tutti a casa mia a festeggiare un altra vittoria di Franco. Ormai sono due anni che abbiamo preso questa abitudine: i genitori di Franco mi portano con loro alle gare e al nostro ritorno i miei genitori fanno trovare la casa piena di addobbi, con pizza e torta per festeggiarlo.

"Cala?" Giro la testa verso il mio migliore amico, il quale mi guarda con quei suoi occhi, oggi marroni, perché dentro casa non c'è la luce del sole a renderglieli verdi.

"Cosa?" Mormoro, posando il cucchiaino pieno di torta al cioccolato dentro il piattino di carta che ho in mano.

"Possiamo andare in camera tua?" Annuisco alla sua domanda, anche se è strana. Di solito gli piace stare al centro dell'attenzione dopo ogni sua vittoria.

Poso il piattino sul tavolo e scendo dalla sedia per poi salire al piano di sopra, con il castano alle mie spalle. In due anni anche i capelli sono diventati più scuri. Mentre i miei sono rimasti come sempre: biondi.

Franco ci mette un po' prima di tornare a parlare.
Prima sale sul mio letto e si sdraia su di esso, accoccolandosi a un peluche di uno squalo che mi ha regalato lui al mio scorso compleanno, poi sospira e distoglie lo sguardo dal mio, mettendosi a fissare il soffitto ricoperto di stelline che si caricano con la luce artificiale della lampadina e quella del sole e poi la sera quando è buio brillano di un verde misto al giallo.

"Che succede?" Borbotto, sedendomi ai piedi del letto.

"Non voglio che ci separiamo." Borbotta. Aggrotto le sopracciglia a quelle parole.

"Perché dovremmo separarci? Ti stai trasferendo?" Lui scuote la testa. "Nemmeno io mi sto trasferendo, quindi resteremo qui ancora per molto." Franco sbuffa.

"Thiago oggi ha detto che andrai via." Thiago, uno della mia stessa classe, ovvero più grande di Franco di due anni, il quale da quando ha visto che siamo amici e che io vengo alle gare di kart per Franco e non per lui, inventa tantissime bugie per cercare di far litigare me e Franco.

"Ma non andrò da nessuna parte." Spiego.

"Ma non oggi!" Franco alza di poco la voce.

"Allora quando?"

"In futuro. Ha detto che quando cresceremo non saremo come ora e che tu non verrai più alle mie gare e che non saremo più amici."

"Thiago però questo non può saperlo. Perché non viene dal futuro. Mamma è ancora amica con le sue compagne di scuola, e stiamo parlando di tantissimi anni fa, quindi perché io e te non dovremmo essere più amici? E ti prometto che verrò sempre alle tue gare, anche perché mi ci porti tu!" Faccio una linguaccia al castano che scoppia a ridere subito dopo per poi gattonare verso di me e abbracciarmi.

"Saremo migliori amici per sempre. Fino a che non saremo vecchi e rugosi." Borbotta. Rido a quelle parole ma gli dico che ha ragione.

Oggi, Monza

"Cosa stai facendo?" Lancio un urlo nel sentire la voce di Franco alle mie spalle. Giro di scatto la testa, trovandomi dieci dipendenti Williams a Fissarmi con gli occhi sbarrati.

"Dio, Colapinto! Sei impazzito?" Tolgo le cuffie dalle orecchie e mi volto completamente nella sua direzione.

L'argentino mi guarda con gli occhi sbarrati a sua volta.

"Scusa! Pensavo mi avessi sentito arrivare." Scuoto la testa  alle sue parole.

"Come facevo a sentirti- lascia stare. Ti serve qualcosa?" Franco annuisce. "Hai intenzione di dirmelo o vuoi stare lì impalato?"

"Oh si, Alex chiede se vuoi venire a pranzo." Sbuffo.

"No, non vengo a pranzo." Franco mi guarda di nuovo con i suoi occhioni. "Prima che tu pensi di essere al centro dell'attenzione, non vengo perché ci sei tu ma perché ho ancora da fare con il video." Franco annuisce, e sembra tirare un sospiro di sollievo.

"Non ci siamo ancora presentati." Mi fa notare. Sospiro a quelle parole.

"Estefania."

"Solo? Perché nel tuo cartellino leggo anche una C e Martinez."

"Vuoi anche sapere quando sono nata? Dove ho vissuto? Il mio segno zodiacale?" Franco scuote la testa.

"Io sono Franco Alejandro, è un piacere conoscerti." Mi porge la mano.

"Candela Estefania Martinez. Il piacere è tuo." Gli stringo la mano sorridendogli.

"Hai qualche parente?" Aggrotto le sopracciglia.

"Fina a prova contraria si, perché?" Franco arrossisce.

"Avevo questa amica. Si chiama Cala e ha il tuo stesso cognome, non so, speravo che magari la conoscessi." Franco mi guarda dritto negli occhi. "Tutto bene? Hai uno strano tic all'occhio sinistro." Sospiro e annuisco.

"Tutto bene. Quando avete finito di mangiare di ad Alex di venire." Franco annuisce e va via.

Alla fine Alex non si è presentato, è andato con Lando in giro per i box a rompere le scatole agli altri piloti e poi ha fatto le altre libere. Per questo motivo mi vedo con lui solo ora, nella mia camera d'hotel perché la sua stava davanti a quella di Franco.

"Sembri nervosa." Borbotta. Sospiro, passandomi le mani tra i capelli.

"Ci credi che ha avuto il coraggio di chiedermi se conoscessi una certa Cala Martinez?" Alex mi guarda con le sopracciglia aggrottate.

"Chi?"

"Franco!" Urlo.

"Oh, quindi lo conosci davvero." Lo fulmino con lo sguardo, tornando a camminare sul tappeto al centro della stanza.

"Aspetta-" Alex mi blocca per il polso.

"Cala." Annuisco. "Mi ha parlato di una Cala a pranzo. Amici dall'infanzia. Poi lui è partito per la Spagna e hanno perso i contatti." Annuisco ancora una volta. "La stessa cala con la quale aveva una relazione." Sospiro e annuisco. "Porca puttana!" Urla a sua volta poco dopo.

"E non mi ha riconosciuta." Alex mi guarda attentamente.

"Amore, grazie al cazzo. Fai sul serio? Ho visto le tue foto di quando eri piccola, nemmeno tua madre ti riconoscerebbe se non ti avesse visto crescere. Hai perso cosa, trenta chili?"

"Quaranta,ma non è quello il punto." Alex sgrana gli occhi.

"Non è quello il punto? Ti ha conosciuta in un modo e adesso ti rivede in un altro!" Urla. "Ma non è quello che-" mi squadra da capo a piedi senza emettere un fiato. "Quella collana non l'hai mai messa. E non porti le lenti azzurre che ti vedo usare da cinque anni." Distolgo lo sguardo da lui puntandolo sul muro. "Oh. Non ha riconosciuto-" Alex annuisce. "Beh che stronzo." Borbotta poco dopo.

"Si." Annuisco.

"Cosa hai intenzione di fare?" Borbotta poco dopo.

"Voglio dire-" Alex sospira.

"Non stai accettando la proposta di Aston Martin solo perché Franco è da noi. Pensa che lo vedi pochissimo. Considera che quando non sei con me sei nell'hospitality a rispondere agli sponsor. E poi, Carlos! Vuoi sul serio andare in Aston Martin con Stroll che non riesci nemmeno a guardare in faccia e perderti Carlos il prossimo anno?" A sospirare questa volta sono io e Alex ride. "Proprio come pensavo. Dai, andiamo a cena, George vuole mangiare due pizze solo per riuscire a restare sul giusto peso per domani."

"George è consapevole che glie ne servono più di due?" Alex annuisce.

"Si, per questo domani mangerà pizza tutto il giorno, così per domenica sta bene."

2012, Argentina

Quando Franco compie nove anni, da un enorme festa a casa sua, invitando tutti i suoi amici di scuola e quelli che vanno ai kart con lui, ed è tutto stra mega bello.

I suoi genitori hanno affittato per la giornata diversi tipi di gonfiabili, da quelli con la forma del castello e quelli più intriganti dove devi cercare la via di uscita tra reti, palline e altre cose.

Tutti sembrano divertirsi, persino i genitori che fanno il tifo per i loro bambini. Tutti, eccetto me.

Forse è perché sono più grande di lui di due anni e a queste feste ci sono già stata un quantitativo di volte troppo grande anche solo per pensarci o semplicemente perché Franco mi ha ignorata tutto il giorno.

La madre del mio migliore amico si viene a sedere al mio fianco, portando con sé un piattino pieno zeppo di cibo preso dall'enorme tavolo presente in giardino.

"Non vai ad unirti alla festa?" Domanda, intenta ad osservare il libro di Harry Potter e la camera dei segreti poggiato sulle mia ginocchia.

Scuoto la testa senza rivolgerle la parola.

"Sai, Franco mi ha detto che c'è anche la sua compagna di classe, Cielo credo che sia il suo nome." Si blocca, continuando a guardarmi e poi va avanti. "Mi ha detto che le vuole dire che le piace." Continua poco dopo, accennando un piccolo sorriso.

"Fa bene, anche a Cielo piace lui. Me l'ha detto l'altro giorno." Scrollo le spalle.

"Si? Benissimo allora." La mamma di Franco prende il libro e se lo mette sulle gambe per poi posare il piattino sulle mie di gambe. "Sai, Franco mi ha detto di Luca." Continua poco dopo. Aggrotto le sopracciglia a quelle parole. "Era molto arrabbiato."

"Perché? Lo sa che a me Luca non piace e quando mi ha detto che voleva stare con me gli ho detto di no."

"E a te non piace nessuno?" Scuoto la testa a quelle parole.
"Sicura?" Annuisco. "Quindi non sarai gelosa del fatto che Franco voglia stare con Cielo."

"Franco può fare quello che vuole. Purché non si dimentichi che sono io il suo porta fortuna." Sorrido alla mamma del mio migliore amico che mi guarda con gli occhi spalancati per la sorpresa. "Devo andare in bagno." Dico poco dopo, alzandomi dalla sedia, prendendo il mio libro e posando il piattino pieno di cibo e poi andare via dalla festa. Tornando a casa mia, solo per avere cinque minuti di silenzio, senza le urla dei bambini e il vociferare dei genitori.

Mezz'ora più tardi, arriva la torta e posso finalmente dire che la festa è finita. Franco pretende di fare la prima foto con me, con grande dispiacere di Cielo e del suo vestito pomposo di Hello Kitty. Quando il papà di franco mi dà la mia fetta di torta, lo ringrazio e corro sul dondolo sotto la veranda, incrocio le gambe e aspetto. Franco viene cinque minuti dopo, con due piattini di torta anziché di uno solo.
Ci sediamo uno al fianco dell'altro e mangiamo una fetta a testa per poi dividere la terza in una metà perfetta per poterla condividere.

"Lo hai detto a Cielo?" Domando. Franco scuote la testa.

"Perché no?" Sbatte le palpebre più volte.

"Perché tu mi piaci di più di lei, Cala. E poi, sei tu il mio porta fortuna." Borbotta con le guance arrossate e sporche di panna.

Oggi, Monza

Il sabato mattina a Monza si respira un aria piena di tensione. Per si respira, intendo che Carlos e Charles sono ingestibili. Oggi sono venuta al circuito con loro due, o meglio, con Charles. Perché Carlos ha portato Alex e Franco.

"Tefi?" Distolgo lo sguardo dall'hospitality Mercedes per guardare Charles al mio fianco. Sto aspettando con ansia che George percepisca la mia presenza soltanto annusando l'aria, che arrivi qui da noi con un enorme tazza fumante del loro caffè per darmelo.

"Mh?" Mormoro, notando che Alex, Carlos e Franco ci stanno già guardando.

"Ti ricordi il tuo primo anno in formula uno?" Annuisco alla sua domanda. "E ti ricordi cosa abbiamo fatto-" Charles si blocca.

"Avete fatto, cosa? Quando?" Domanda Alex.

Sorrido alla curiosità di Alex e agli sguardi interrogativi di Carlos e Franco.

"Charles?" Il monegasco mi guarda dritto negli occhi. "Ho finito tutto il mio lavoro, sono libera di fare quello che voglio purché non disturbo nessuno." Gli occhi di Charles si illuminano a quelle parole.

"Tornerai ad essere il mio porta fortuna per questa gara, Cala? Tornerai a fare tutto quello che abbiamo fatto cinque anni fa?" Lo sento, Franco che smette di respirare intanto che i suoi occhi sembrano vogliano scoppiare. Alex che fissa Charles con la bocca aperta e Carlos che ridacchia.

"Devo tornare mora, Charles? Ho la tinta dentro la borsa."

"No, no. Mi auguro che quello non influisca con la fortuna." Borbotta.

"Fantastico, perché ho lo stesso intimo delle qualifiche di cinque anni fa e ho già pronto quello della gara." Charles scoppia a ridere, sollevando la maglia rossa della scuderia per mostrarmi che anche lui ha pensato a questa cosa, e infatti indossa gli stessi boxer gialli di Spongebob che portava cinque anni prima.

A mia volta sposto di lato la maglia della Williams, facendogli vedere la spallina del reggiseno rosa.

"Voi due siete strani." Borbotta Alex.

"Nah, prendo solo molto seriamente il mio lavoro di porta fortuna. Andiamo a vincere a casa nostra."

"Ti rendi conto vero che sei argentina e non italiana?" Commenta Carlos.

"Si-"

"E solo perché  sei Ferrarista per colpa di quel portachiavi che ti porti dietro- Alex indica la macchinina rossa che spunta dalla tasca dei jeans neri- non significa che Monza e Imola siano i gran premio di casa tua?"

"Sei solo geloso del fatto che ti lascerò con ColaFitti per i prossimi due giorni e che passerò più tempo nei box della Ferrari con Louis Tomlinson piuttosto che con te."

Solo ora degno franco di uno sguardo e lo vedo che mi fissa, con gli occhi sbarrati. Ha finalmente capito.

"Andiamo?" Charles mi prende la mano, dando le spalle ai tre piloti che sono con noi, pronti per andare da qualche parte nel paddock, probabilmente nel suo motorhome.

"Aspetta!" Franco fa bloccare Charles.

Charles che si ferma, gira la testa e guarda prima il nuovo pilota della Williams e poi torna a guardare me. Il motore nella sua testa torna a funzionare per magia.

"Oh. Cosa mi ha fottuto?" Borbotta guardandomi.

"Mi hai chiamato Cala e porta fortuna." Rispondo. Charles annuisce. "Ah, e Alex ha detto della macchina rossa. È la sua." Continuo scrollando le spalle.

"Bene, parlerete. Prima o poi. Non oggi né domani. Non era nella nostra lista cinque anni fa."







"È sempre stata lei?" Domando ad Alex, il quale si passa la mano tra i capelli, tirandoli leggermente dalle punte. Sospira ed annuisce.

"Si, smettila di chiedermelo. Sono due ore che fai la stessa domanda e ancora non credi alla mia dannata risposta. Te lo ha confermato anche lei e prima che tu decida che sia arrivato il momento di fare altre domande, smettila. Non è la mia storia da raccontare, è la sua. E dovrai aspettare lunedì prima di placcarla da qualche parte, perché se per colpa tua Charles non dovesse vincere la gara perché i loro rituali di fortuna o chiamali come cazzo ti pare non dovessero funzionare, è pronta a licenziarsi per andare a lavorare per l'Aston Martin e in quel caso, ti assicuro che non le parlerai mai più." Resto senza parole per lo sfogo di Alex. Non mi aspettavo che reagisse in questo modo.

"Aston Martin?" Borbotto poco dopo. Alex annuisce.

"Stroll si è preso una cotta per lei dal suo primo giorno qui, e da allora ogni anno le fa una proposta di lavoro per la sua scuderia. Molti soldi. Ma lei rifiuta tutte le volte. Ieri sera ha considerato di andare via, solo perché tu sei arrivato qui. Le ho fatto cambiare idea, facendo leva sul fatto che resterai soltanto per questa seconda parte di stagione e poi dal prossimo anno ci sarà Carlos al tuo posto. Quindi non rovinare nulla. Hai capito che è lei, adesso pensa alle stronzate che hai fatto negli scorsi anni e scusati." Alex prende un respiro profondo, distogliendo lo sguardo dal muro per puntarlo nei miei occhi. "Te ne sei andato senza dirle nulla. Senza nemmeno salutarla. Quindi scusati per essere stato un coglione e prenditi tutti gli insulti che ti rivolgerà senza combattere. La conosci meglio di chiunque altro, non so come era da bambina, ma non credo che il suo carattere sia cambiato più del dovuto. Sai come calmarla, sai come farla sfogare e soprattutto sai come stare al suo fianco. Non rovinare tutto. Per favore, non farlo. Ha perso la testa quando Logan è stato mandato via, è il suo migliore amico. Lo è da quando si è trasferita in america e non chiedermi come si sono conosciuti perché non ne ho idea. Quando ha scoperto che è stato mandato via per prendere te ha dato di matto. Quindi capisci anche questa cosa. Si sente come se la storia si stia ripetendo e lei non può fare nulla per bloccarla. Sii paziente, Franco. Ne varrà la pena."

Tutto mi sarei aspettato dal mio arrivo in Williams tranne di ritrovare Cala. La mia Cala. La stessa Cala che sono stato costretto a lasciare in Argentina perché i miei genitori non avevano approvato che la portassimo con noi in spagna. La stessa Cala alla quale non sono riuscito a dirle che mi sarei trasferito, che dovevo volare in Spagna per seguire il mio sogno. Lo avrebbe capito e avrebbe fatto in modo di essere presente di tanto in tanto, lo so perché la conoscevo. Ma non le ho dato l'opportunità di scegliere. Non ci ho dato l'opportunità di dirci arrivederci.
La stessa Cala alla quale ho spezzato il cuore. Con la quale sono stato fidanzato dai miei dieci anni fino ai quattordici. Con la quale ero consapevole che saremmo durati nel tempo fino a sposarci e a mettere su famiglia. Perché Cala è sempre stata la mia persona. La mia anima gemella. Il mio posto sicuro. E ho rovinato tutto quando non sono stato onesto con lei.

"Devi essere concentrato per oggi pomeriggio. Rinchiudi Tefi in uno scompartimento nella tua testa e dimostra che non si sono sbagliati a prenderti. Dimostra che ne vali la pena e che sei pronto per la Formula Uno. D'accordo?" Annuisco alle parole di Alex. "Adesso andiamo a pranzo e se la dovessi vedere con Charles, non fare il geloso. Non avvicinarti a lei. Se sono loro ad avvicinarsi a noi allora aspetta una sua mossa." Annuisco ancora una volta, perché tutta questa situazione mi sta stretta e sono maledettamente geloso di Charles Leclerc. Ma va bene, hanno il loro rituale di fortuna come io e lei avevamo il nostro. Quindi capisco, sono paziente e aspetterò lunedì con molta impazienza.

2013, Argentina

"Candela?" Distolgo lo sguardo dal libro di matematica, posando sul quaderno la matita con la quale stavo scrivendo l'espressione sul quaderno delle brutte.

"Thiago?" Rispondo, con le sopracciglia aggrottate per la confusione.

"C'è Franco rinchiuso nei bagni dei maschi, non fa entrare nessuno e le insegnanti sono preoccupate." Mi alzo di scatto senza nemmeno pensarci due volte.

Franco non reagisce mai cosi. Se un interrogazione va male, si fa dare un altro giorno e ci riprova. Se sbaglia un compito in classe, poi si fa mandare alla lavagna per capire ogni suo errore e riprovare a farlo nell'immediato. Non si fa prendere dal panico e tanto meno si rinchiude nei bagni. Quella sono io e tutte le volte c'è bisogno che lui mi venga a tirare fuori. Quindi se ora è rinchiuso nei bagni e nemmeno gli urli delle sue professoresse lo fanno uscire, significa che è successo qualcosa di grave.

Arrivo nei bagni dopo aver corso per tutto il corridoio. Trovo le sue professoresse incazzate a borbottare tra di loro per decidere se è meglio mettergli una nota sul registro scolastico, chiamare il preside per farlo sospendere o soltanto chiamare i suoi genitori. Non si rendono conto né di me e né di Thiago. Quindi entro nel bagno e mi chiudo la porta alle mie spalle, facendola sbattere. Mi ritrovo davanti la stessa stanza che c'è poco distante e che è il bagno delle ragazze. Tre cubicoli con dentro il wc, una finestra e le porte blu su un lato della stanza. L'altro lato è occupato da due lavabi per lavare le mani e al muro un enorme specchio con i bordi pieni di scritte. Il resto della stanza è vuoto.

Di quei tre cubicoli, quello laterale a sinistra ha la porta chiusa, quindi so per certo che Franco è lì. Ma per raggiungerlo devo arrampicarmi e non è per nulla facile.
Fortunatamente Thiago ha elaborato il piano mentre è rimasto fuori con le professoresse, perché proprio quando lo stavo per andare a chiamare è entrato da solo. Senza nemmeno dire una parola mi fa cenno con la testa di salire sulle sue spalle ed è esattamente quello che faccio.
Grazie anche all'aiuto del wc nel quale sta in piedi, riesco a vedere Franco rannicchiato sul davanzale della finestra chiusa. Con le mani mi aggrappo al muro e con molta calma mi siedo sulla parte che separa il bagno di franco dal mio. Lui solleva di scatto la testa, guardandomi con gli occhi spalancati.

"Cala?" Si mette subito in piedi sul davanzale e mi fissa. "Perché non mi hai detto che eri qui, ti avrei fatto entrare." Borbotta poco dopo.

"Non hai provato a bussare?" Sento Thiago urlarmi contro.

"Non ci ho pensato!" Giro la testa verso Thiago e lo guardo male.

"Come cazzo vuoi scendere da lui ora?" A quella domanda guardo franco che sta cercando di non scoppiarmi a ridere in faccia, guardo il wc e poi il pavimento.

"Voglio dire- a scendere dovrei farcela." Borbotto facendo leva con le braccia per stare con il corpo nella direzione di Thiago. Il castano mi fissa.

"Per favore non-" ma non lo finisco di fare parlare che salto nel cubicolo di Franco, riuscendo ad atterrare in piedi. Anche se poco dopo cado a terra perché ovviamente mi sono fatta male alla caviglia.

"Saltare. Per favore non saltare. Deficiente, ti sei fatta male, no?" Franco viene subito da me e mi solleva.

"Alla caviglia sinistra." Risponde il mio migliore amico.

"Oh, ma tu guarda. Se sta mattina durante l'ora di educazione fisica era solo una distorsione, adesso sicuro ti sei rotta qualcosa." Scrollo le spalle a quelle parole.

"Non mi fa male, e lasciaci." Thiago sbuffa e mi manda a quel paese, specificando che sta andando a copiare i miei compiti di matematica prima che cambi l'ora e quindi anche il professore.

"Ti sei fatta male sta mattina?" Domanda Franco, mettendomi a sedere sul davanzale e prendendo tra le mani la mia gamba sinistra.

"Sono saltata per prendere la palla e quando sono tornata a terra ho infilato il piede dentro la buca."

"Di tutto il campo, tu sei riuscita a prendere l'unica parte rotta?" Franco adesso ridacchia, intento a tirarmi su i leggings neri scoprendomi tutto lo stinco.

"Non siamo qui per me. Cosa è successo?" Borbotto. Franco fa finta di non sentirmi, tastando delicatamente la caviglia ora nuovamente gonfia.

Non insisto. Potrei, certo che potrei, ma gli lascio il tempo per formulare un discorso talmente sensato che deve convincere non solo me, che riesco a sentire l'odore delle sue bugie da chilometri di distanza, ma anche il preside, le professoresse e i suoi genitori.

"Mi piaci." Borbotta. Annuisco. Basta. Non dice nient'altro.

Lo fisso e lui ricambia lo sguardo. O almeno ci prova. Fino a quando non ci riesce più e torna a guardare la mia caviglia.

La porta del bagno viene aperta. E Franco serra la mascella.

"Tesoro, devo chiamare Cala?" Franco sgrana gli occhi nel sentire la voce della madre.

"Sono qui." Rispondo io al posto suo.

"Perché sono stata chiamata quando ha già con lui chi lo farà uscire da quel bagno?" La madre di franco comincia a lamentarsi contro le professoresse che balbettano cose senza senso. Però ho capito che non mi hanno visto entrare.

"Perché non-" Scuoto la testa alle parole di Franco. Nemmeno lo faccio finire di parlare.

"So che hai paura dell'interrogazione di Inglese, ma hai studiato. Mi hai già ripetuto tutte quelle cose, quindi devi stare tranquillo. Okay? Andrà davvero tutto bene. Adesso devi uscire di qui e tornare in classe e pensare solo a quello come io penserò al Compito di matematica che mi aspetta. Se senti di aver bisogno di me, mi fai venire a chiamare ma non prendere questa abitudine. Mancano poche settimane alla fine della scuola e poi io andrò in un altra scuola e non potrò venirti a salvarti il culo nei bagni come ho fatto oggi. E scusati con le insegnanti, si sono davvero preoccupate per te." Franco mi fissa ed annuisce. Sblocca la porta del bagno che si spalanca da sola e poi, invece di aiutarmi a scendere dal davanzale, si mette davanti a me, con le sue spalle nella mia direzione.

"Ti riporto in classe ma prima passiamo a prendere del ghiaccio in infermeria." Salgo sulla sua schiena e mi stringo a lui mentre esce dal cubicolo. La madre e le professoresse sono ancora lì. "Ci vieni a prendere con la macchina per favore? Cala si è fatta male al piede due volte." La madre di franco annuisce. "Mi dispiace per essere scappato via." Prosegue poi guardando le professoresse, ma non aspetta la loro risposta, si volta ed esce dal bagno per portarmi in infermeria e poi nella mia classe.

Diverse ore dopo, sono sdraiata sul mio letto con la caviglia sinistra tenuta sollevata da cinque cuscini, con una fasciatura stretta e non so quanti pacchetti di verdure surgelate sopra; solo allora Franco decide che è un buon momento per presentarsi.

Entra nella mia stanza passando dalla finestra, quindi deve essersi arrampicato dalla scala che mio padre ha messo fuori, solo per non farlo ammazzare mentre cercava di fare parkour quando eravamo più piccoli.

Si viene a sedere al mio fianco, prendendo uno dei tanti peluche che mi ha regalato e mettendoselo in grembo, iniziando a torturarlo con le mani.

"Non hai né commentato né risposto." Borbotta.

"Sto ancora cercando di capire, a dire il vero. Ti sei rinchiuso nel bagno perché hai realizzato che ti piaccio. Devo prenderla male?" Franco scuote la testa alla mia domanda.

"Perché sei così tranquilla? Perché non stai uscendo fuori di testa?" Scrollo le spalle.

"Perché mi piaci da quando ne ho memoria, non ho mai dovuto realizzarlo come hai fatto tu. Anche se, sono curiosa: cosa te lo ha fatto realizzare?" Franco sbuffa e inclina la testa, poggiandola sulla mia spalla.

"Perché tra meno di quindici giorni avrai finito ufficialmente le medie e sarai pronta per quella scuola prestigiosa alla quale sei riuscita ad entrare. La stessa scuola che permette ai propri studenti di fare scambi culturali e che quindi potrebbe mandarti dall'altra parte del mondo quando io resterò indietro. Potresti conoscere qualcuno e dimenticarti di me. È stato molto da elaborare e il panico insieme al rinchiudermi in bagno è sembrata una buona soluzione."

"Prima di tutto, non farò nessuno scambio culturale. Se dovessero propormi quest'offerta, la rifiuterò senza pensarci due volte. E secondo poi, gli scambi cominciano dal quarto anno. Quindi ne avresti avuto di tempo per dichiararti." Franco ridacchia alle mie parole, per poi farmi passare un braccio intorno al bacino, avvicinandomi a lui. Finisco per poggiare la testa contro il suo petto mentre lui sistema su entrambi la coperta in pile di natale. Nonostante sia iniziato giugno e si sta bene con le temperature, tutto quel ghiaccio intorno al mio piede mi sta facendo avere freddo e Franco lo ha capito, senza nemmeno che avessi bisogno di dirglielo. 

"Quindi siamo apposto? Posso tenerti per mano?" Questa volta a scoppiare a ridere sono io.

"Mi tieni sempre per mano, o lo hai dimenticato." Franco sbuffa.

"Bene, ti bacerò quando meno te lo aspetti." Borbotta.

"Per me non ci sono problemi." Rispondo, stringendo la sua maglia in pugno.

"Riposati un po', e spera che la caviglia si sgonfi o passeremo la notte al pronto soccorso."

"Passeremo?" Sollevo la testa dal suo petto per guardarlo.

"Davvero pensi che lascerei la mia nuova ragazza da sola?" Franco sorride divertito.

"Lo avresti fatto lo stesso, anche senza la dichiarazione." Borbotto tornando con la testa sul suo petto.

"Bene, si. Lo so, ma volevo dirlo."

"Ma non me lo hai chiesto."

"Perché chiedertelo quando la risposta la conosco già? Sei mia da quando siamo bambini." Borbotta, dandomi poco dopo un bacio tra i capelli.

Oggi, Monza

La domenica a Monza è un insieme di frenesia, ansia e felicità che mi fa vibrare sulla stessa frequenza dei tifosi.
Charles non mi ha lasciata un istante da ieri, cosa positiva, davvero. Almeno così mi ha tenuto lontano Franco e il suo volermi parlare per spiegare come sono andate realmente le cose quando ha ben deciso di lasciare l'argentina per andarsene in spagna senza nemmeno lasciarmi un fottuto bigliettino nella cassetta della posta.
Questa mattina quando si è svegliato, mi è venuto a prendere ancora in pigiama. Perché voleva assicurarsi che avessimo invertito gli intimi che abbiamo abbinati.
Poi siamo andati a fare colazione e abbiamo chiacchierato con Max, proprio come cinque anni prima. Dopo di che siamo andati al circuito. Molto presto del normale, ma anche questo orario è uguale a quello del duemila diciannove.

"Puoi-" Charles si guarda intorno, intanto che le dita delle mani non smettono di tremare dal nervoso.

"Prendi un asciugamano. Io preparo il tutto." Charles mi fa un sorriso enorme.

Io so, so che tutto questo non serve. Per quanto la fortuna possa essere un concetto reale, tutti sanno che la dea della fortuna è bendata. Quindi ripetere tutto quello che abbiamo fatto cinque anni fa, con le stesse identiche cose, non cambia il risultato in tavola. Se Charles vincerà il gran premio lo farà per la sua bravura e perché la macchina che ha sotto il sedere è migliore di quella dell'anno precedente e di quello precedente ancora e via dicendo. Ma al tempo stesso non voglio dirglielo. Uno, mi sta aiutando a tenere lontano Franco e questa è la cosa migliore che potesse capitarmi. Non sono ancora preparata mentalmente per poterlo affrontare, quindi accetto tutto il tempo extra che mi viene dato. Due, mi fa tenerezza Charles così. Si sente in dovere di vincere la gara a casa del suo team. Si sente in dovere di fare vedere che i risultati ci sono e non sono solo chiacchiere e soprattutto, dopo la vittoria a Monaco, ovvero casa sua, la vittoria a Monza, la casa della scuderia sarebbe qualcosa di veramente assurdo e bellissimo.
Tre, è piuttosto divertente ritrovarmi alle otto del mattino dentro il motorhome del pilota della Ferrari, con tutte le finestre aperte ma la zanzariera chiusa per dare una parvenza di privacy, a farmi una tinta che probabilmente mi farà uscire i capelli verdi. Non ho studiato per diventare parrucchiera, ma so per certo che quando hai i capelli decolorati completamente, prima di farci una qualsiasi tinta sopra bisogna prima ripigmentare il capello. Cosa che non abbiamo fatto. Quindi la tinta nera che mi sto mettendo in testa, con l'aiuto maniacale di Charles per ogni punto che mi perdo per la strada e che solo lui riesce a vedere, potrebbe rendermi sul serio i capelli verdi per non so quale motivo e non neri. Ma noi incrociamo le dita e preghiamo che tutto vada per il verso giusto.

Un ora e mezza dopo aver applicato tutta la tinta nei capelli, Charles mette il timer di quaranta minuti per la posa del colore, intanto che la mia testa è avvolta dalla carta stagnola per mantenere il calore della cute che farà agire meglio la tinta. Parole di Pascale, non mie.
Passati i quaranta minuti di posa, Charles mi lava via il colore, poi lava i capelli con lo shampoo e il balsamo e una volta che i capelli sono asciutti, mi fa la piega mossa senza utilizzare nessuna piastra perché ovviamente non ne ha, ma utilizza il phon con la spazzola rotonda, tirando fuori tutte le sue skills da parrucchiere che ha appreso nel tempo libero guardando la madre lavorare.

"Stesso intimo." Charles mi guarda e annuisco. "Stesso colore dei capelli con la stessa piega." Continua poco dopo mentre la mia testa continua a fare su e giù per fargli manforte. "Stessi vestiti?" Aggrotto le sopracciglia guardandomi le gambe. Hanno dei jeans skinny neri. Sono gli stessi? Probabilmente si, conoscendomi. Ma non ne sono sicura al cento per cento.

"Non sono sicura, ma-" Charles scuote la testa.

"No, va bene. Non è per i vestiti diversi che non farò una buona gara." Borbotta poco dopo.

"Bene. Adesso, possiamo andare a prendere il caffè dalla Mercedes? Lo abbiamo preso a Monaco e hai vinto." Charles mi guarda, combattuto se farmi vincere la mia battaglia e non farmi finire in astinenza da caffeina oppure andarmi a quel paese e lasciandomi attaccata al suo fianco per non cambiare altre cose.

"Solo se ce lo porta Lewis." Borbotta.

"Ma io posso entrare nel loro hospitality. Ho il pass che mi sono fatta fare da George." Charles rotea gli occhi al cielo trattandosi dal ridere.

"Ti ricordo che per entrare lì dentro devi avere le cuffie che azzerano i rumori esterni e non puoi guardarti intorno."

"Conosco la strada della caffetteria a memoria." Controbatto.

"Chiamo Lewis." Sbuffo incrociando le braccia al petto.

"Andiamo ai tuoi box. Devo parlare con Louis Tomlinson."

"Non puoi chiedergli quando torneranno insieme gli One direction!" Sbatto le palpebre più volte realizzando il significato delle parole del monegasco per poi guardarlo male.

"Tu fatti gli affari tuoi. Io gli chiederò proprio quello e poi gli chiederò anche il vero motivo per cui Zayn ha lasciato. Tu vai a vincere che io mi intrattengo con un bel inglesino."

"Hai Lando per quello." Sbuffo.

"Lando è scorpione. Non potremmo mai funzionare." Charles adesso ride.

"Sei fidanzata da trent'anni con Colapinto, non stai cercando in Louis Tomlinson-" Charles smette di parlare quando Franco si scontra contro di lui. Alex che ride alle sue spalle. "E poi ha un figlio." Charles si sposta, ignorando completamente i due piloti della Williams mentre io muoio di curiosità per scoprire perché Alex sta rincorrendo Franco.

"Si, e io potrei essere una perfetta matrigna." Charles scoppia a ridere così come Alex, mentre Franco sgrana gli occhi.

"Come ho già detto, sei fidanzata da trent'anni con Colapinto. Non lo tradiresti mai."

"Voglio dire-" Alex comincia a parlare ma io inizio a tossire per non fargli continuare la frase.

"Fatti i fatti tuoi, Albon. Non sta a te spifferare con chi è stata beccata." Sospiro quando Lewis si presenta davanti a noi con due bicchieri di caffè tra le mani. Il problema sorge quando al suo fianco ci sono sia Pierre che Lando.

"In nostra difesa posso dire che è successo una sola volta ed eravamo ubriachi?" Borbotta proprio Lando. Charles gira la testa verso l'inglese.

"Pensavo che fosse Pierre però." Borbotta Alex.

"Se vedete avvicinarmi ad una bottiglia di tequila, fermatemi." Rispondo soltanto.

"Infatti eravamo tutti e due." Lando scrolla le spalle facendomi un occhiolino quando vede Franco iniziare a boccheggiare.

"Cosa? Pensavi sul serio che gli sarei rimasta fedele quando è stato il primo che si è scopato qualsiasi essere con un buco? - Charles annuisce alla mia domanda- Grazie, ma no grazie. Potrei non aver guardato più le sue gare, ma ho mamma che mi informa su qualsiasi suo spostamento, qualsiasi fidanzata, taglio di capelli e cose stupide. Lui è andato avanti con la sua vita così come ho fatto io. Lando e Pierre? Stavamo festeggiando la vittoria di Pierre a Monza. Abbiamo alzato il gomito e quello che è successo è successo. Fine. - Alex in tutto ciò non ha mai smesso di ridacchiare a causa dell'espressione di Franco. Adesso, possiamo andare? Devo sul serio parlare con Louis Tomlinson. Ho un tatuaggio da farmi scrivere. " Charles non se lo fa ripetere due volte che con la mano libera afferra il mio polso e mi porta via dalla strada.

"Amico-"

"Penso di amarla più di prima." È l'ultima cosa che sento prima di entrare nei box ferrari.  Ed è uscita dalla bocca di
Franco. Non so come sentirmi a tale proposito, quindi faccio finta di nulla.












Charles vince a Monza. Me lo aspettavo? Voglio dire, fino ad una certa ero convinta che Oscar gli soffiasse la vittoria all'ultimo giro, ma non è quello il punto. Il punto è che Charles ha vinto, io non sono finita con i capelli verdi e questa sera mi ubriacherò talmente tanto, che se domani mattina dovessi svegliarmi nuda e al fianco di Lando Norris, nemmeno mi fregherebbe. Perché? Perché Charles fottuto Leclerc ha vinto a Monza e io sono troppo felice.

Dopo il podio e le interviste, Charles mi travolge in un abbraccio spacca ossa e mi fa volteggiare in aria, con i meccanici al box che si allontanano velocemente da noi per non rischiare di essere colpiti dai miei piedi volanti. Il tutto, sotto gli occhi di Louis Tomlinson.

"Ora torni con noi?" Charles si blocca sul posto, con me ancora in braccio, ora ancorata a lui come se fossi una scimmia. Alex è in piedi fuori dai box ferrari con uno zaino in spalla e Franco al suo fianco.

"Sta sera andiamo a festeggiare, pensi davvero che la lascerei tra le tue mani per prepararsi? La farai uscire vestita da clown. " Charles guarda male Alex mentre io e Franco ridiamo.

"Lei viene con me. Ho più senso di stile io che tutte le persone nel paddock e poi, devo convincerla a seguirmi in Ferrari. Posso organizzarle un incontro per farla lavorare con noi." Lewis ci viene incontro, con il suo cane al guinzaglio.

"Il mio cavaliere è arrivato. Ci vediamo al club dopo, prenderò la tequila quindi tenetemi lontano Lando, o non lo fate, non importa. Purché non sia Stroll o uno dei prossimi rookie minorenni."

"Va bene anche Franco?" Domanda George, spuntato da non so dove, ma è spuntato fuori e con una domanda scomoda.

Franco mi guarda, aspettando una mia risposta.

"Non è fidanzato?" Risponde Charles al posto mio. "Estelle qualcosa." Continua poco dopo.

"Sta con Ollie." Dico io. Alex sorride.

"Hai tenuto traccia delle sue ragazze?"

"Di quelle di Ollie." A sorride ora sono io, lasciando sia Alex che Franco a bocca aperta. Mentre Charles e Lewis se la ridono.

"Sono single, comunque." Borbotta poco dopo Franco.

"Ne sono consapevole, Colapinto. Come ho già detto, la mamma mi tiene informata su tutto quello che ha il tuo nome sopra." Scrollo le spalle. "Andiamo a prepararci. Ho proprio voglia di ubriacarmi." E Lewis non se lo fa ripetere due volte.

























La serata in discoteca è molto confusa nella mia testa che non smette di martellarmi da quando ho aperto gli occhi.
Sono consapevole di aver bevuto molto, di aver ballato tutto il tempo con Charles e di aver reclamato il collo di Norris come una sanguisuga. Quindi se la matematica non è un opinione, adesso dovrei essere nella stanza dell'inglese. Ma so per certo di non esserci, perché il profumo che sento non è quello di Lando, ma quello di franco. Perché non ha mai cambiato il profumo, da dopo che gli ho regalato al compleanno allure di Chanel. Ne ho avuto la conferma la prima volta che mi ci sono scontrata nel paddock.

"Siamo andati a letto insieme?" Borbotto, consapevole che Franco mi sta fissando da non so quanto tempo.

"No." Borbotta poco dopo.

"Niente di niente?" Continuo, giusto per esserne sicura.

"Mi hai preso a pugni. Non so se lo conti come preliminare." Scoppio a ridere a quelle parole.

"Dipende. Ma se dopo non sono finita in ginocchio, di certo non è stato un preliminare." Franco si strozza con la sua saliva e comincia a tossire.

"Tu-" prende un respiro profondo. "Mi ucciderai." Scrollo le spalle mentre mi metto a sedere.

"Questo non è-" mi guardo il busto, coperto da una stoffa celeste che è più morbida del mio vestitino nero di ieri sera.

"Il tuo vestito? No. È la mia maglia. E si, ti ho cambiata io ma non ho visto nulla." Annuisco a quelle parole.

"Come ci sono finita con te e non con Lando?" Domando aggrottando le sopracciglia, nella speranza di riuscire a ricordarmi qualcosa dopo aver bevuto l'ennesimo shottino di tequila.

"Alex vi ha staccati dopo che ha visto che eravate andati in bagno insieme. A quanto pare dovevi fare pipì e volevi compagnia. Poi ti ha portato da me. Hai cercato di staccarmi il collo, dopo ti sei messa a prendermi a pugni e alla fine ti ho riportata in hotel." Annuisco alla sua spiegazione. Ha tutto senso.

"Sei sicuro che volessi compagnia per fare pipì?" Domando, giusto per sicurezza.

Franco sospira e si alza in piedi.

"Sto cercando di convincermi che sia così, perché sennò dovrai rinchiudermi dentro perché gli andrò a spaccare la faccia." Sbatto le palpebre più volte a quelle parole.

"Non hai nessun-" Franco si gira di scatto nella mia direzione.

"Non continuare quella frase."

"Ma è la verità."

"Tu non sai tutta la verità." Borbotta.

"Perché non me l'hai mai voluta dire!" Alzo la voce.

"Ho sempre voluto farlo!" Anche lui ora alza la voce.

"Ma non lo hai fatto. Sei andato via senza dire una parola. Sei sparito dalla faccia della terra senza avvertirmi. E poi ritorni, come se niente fosse. Pretendendo di parlarmi quando nemmeno mi riconosci quando mi vedi. E ti incazzi se finisco nei bagni con Lando." Franco cammina avanti e indietro al centro della stanza. Nemmeno mi sono resa conto di essere passata dall'inglese all'argentino.

"Volevo che venissi con noi in spagna. Ho pregato i miei genitori di parlare con i tuoi e di farti venire con noi. Avevo già trovato una scuola per entrambi. E un tutor per quando non saremmo potuti andare. Avevo organizzato tutto ma i miei genitori hanno detto di no." Sgrano gli occhi a quelle parole. Non me le aspettavo. E soprattutto non mi aspettavo ci avesse provato.

"Questo non-" Franco si ferma all'improvviso e mi viene incontro, si siede ai piedi del letto e mi prende la mano tra le sue, stringendola leggermente.

"Lasciami finire senza interrompermi, per favore. Non credo che riuscirò a formulare di nuovo questo discorso se dovessi bloccarmi per più volte." Annuisco a quelle parole mentre ricambio il suo sguardo e nei suoi occhi leggo disperazione, tristezza e rabbia. Perché non importa quanto tempo siamo stati separati, non smetterò mai di saperlo leggere come facevo da bambina.

"Ci ho provato in tutti i modi. Volevo che tu venissi con noi ma loro continuavano a dire che dovevi concentrarti sulla scuola e io sulle macchine. Che non avremmo avuto tempo per stare insieme. Che era una stupida relazione di due bambini e che non sarebbe durata abbastanza da portarti con noi. Parole loro non mie. Ma io sapevo che non era vero. E ho insistito. Al punto che hanno anticipato la partenza senza nemmeno dirmelo." Prende un respiro profondo mentre stringe le mie dita. "Ho provato a scriverti delle lettere ma non trovavo le parole. Puntualmente mi bloccavo e non sapevo come andare avanti. Poi avevo deciso che era meglio dirtelo dal vivo e non attraverso una lettera ma non ero pronto nello spezzarci il cuore a vicenda. Non ero pronto nel vederti piangere e ho avuto paura. Tantissima paura.
Avevo paura di una tua reazione negativa quando sapevo che non ne avresti avuta nessuna, ma una parte di me continuava a pensare in negativo e questo ha portato nello spaventarmi ancora e ancora. Fino a quando-"
delle lacrime scivolano lungo le sue guance e sento il cuore spezzarsi ancora una volta. Prende un respiro profondo mentre distoglie lo sguardo dal mio per portarlo sulle nostre mani.

"Quando mi sono deciso a dirtelo, stavo venendo da te ma i miei mi hanno fermato prima. Mi hanno fatto salire in macchina con la scusa degli ultimi acquisti prima della partenza. Inutile dirti che mi sono ritrovato in aereoporto senza nemmeno saperlo. E non ti ho potuto salutare.  Non ti ho potuto raccontare tutto e dirti arrivederci. Perché sarebbe stato un arrivederci e non un addio.
Arrivati in spagna ho cambiato numero di telefono, perché il piano tariffario era diverso dall'argentina e ho perso tutti i contatti. Sapevo di avere il tuo numero dentro a un diario,  quando l'ho trovato era già passato un po' di tempo, e anche tu avevi cambiato il tuo numero e il resto lo sai."

"I tuoi genitori.." sussurro

"Se ne pentono se ti può fare sentire bene. Sono tornati in Argentina e tua madre ha fatto una ramanzina alla mia. Al punto che mia madre mi ha telefonato piangendo e scusandosi per come si era comportata." Annuisco a quelle parole.

"Mamma mi aveva accennato qualcosa, ma il novantanove per centro delle volte che iniziava a parlare di te smettevo di sentirla quindi non ho mai-" franco annuisce alle mie parole.

"Mi dispiace, Cala. Mi dispiace tantissimo. Avrei dovuto dirtelo, avrei dovuto darci una possibilità. E invece-" scuote la testa mentre ora sta proprio piangendo.

"Perché tutte quelle ragazze?" Sussurro. Ho paura di sentire la risposta.

"Perché ti cercavo nelle altre, ma non ti ho mai trovata. Perché tu sei unica e loro non erano nemmeno alla tua altezza." Borbotta con le guance leggermente arrossate. "E poi era diventata abitudine. Dopo di te non volevo stare solo e speravo che una di quelle ragazze mi facesse sentire almeno un minimo di quello che sentivo con te ma così non è stato. Alla fine mi sono arreso che l'unica donna della mia vita saresti stata tu e che nessuna poteva superarti. E ho interrotto le mie conoscenze con le altre. Cancellato e bloccato i loro numeri. Mi ero messo l'anima in pace che sarei rimasto solo e senza di te. E poi ti ritrovo qui, nella mia stessa scuderia e-" serro la mascella a quelle parole, e so che l'ha capito subito. "Scusa." Borbotta poco dopo. "Come vi-" scuote la testa e rimane in silenzio.

"Io e logan? Sono andata a vivere con lui e la sua famiglia quando c'è stato lo scambio colturale in quarta superiore. Tu sei andato via all'inizio del mio terzo anno ed ero disperata, davvero. Non volevo più fare nulla senza di te. Stavo cadendo e non volevo rialzarmi. Fino a quando Thiago non mi è venuto a prendermi a casa, mi ha fatto sfogare e mi ha portato nella giusta mentalità per tornare a studiare e scappare dall'argentina dove avevo molti ricordi con te, ricordi che volevo lasciarmi alle spalle.
Quindi quando sono riuscita a rientrare nella borsa di studio per andare all'estero ho fatto immediatamente le valige. Mi avevano proposto la spagna, ma l'ho scartata immediatamente. La seconda opzione era l'America ma senza stanza per farmi stare nel campus. Sarei dovuta andare a casa di uno sconosciuto. Volevo andare via quindi ho accettato comunque. La famiglia di Logan aveva acconsentito a questi scambi, quindi sono stati più che felici di avermi da loro.
Io e Logan andavano in classe insieme quindi è stato tutto più facile sia con la macchina che con gli orari. E quando andava a fare le gare nelle formule minori io rimanevo a casa. Perché non volevo incontrarti.
Sono rimasta con loro fino alla fine delle superiori, mi sono diplomata nel 2017 e poi con Logan siamo andati a vivere insieme, anche se lui a casa ci stava poco e nulla. Da lì però volevo seguirlo e quindi ho fatto un master di tre anni, all'inizio del terzo anno mi hanno mandato a fare uno stage in formula uno e da lì non me ne sono più andata. Finito il master mi hanno presa ufficialmente in Williams e da allora..eccomi qui." Franco è rimasto in silenzio per tutta la mia spiegazione, annuendo di tanto in tanto per farmi capire che stava ancora sentendo.

"Lui sa di me?" Annuisco a quelle parole senza pensarci due volte.

"È l'unico che sa effettivamente qualcosa su di te. Prima di andare via dalla Williams ha informato Alex, perché sapeva che avevo bisogno di una spalla. Anche se Alex non ci ha capito nulla e glie l'ho dovuto dire io. E Charles, beh non so bene come lui lo abbia saputo, ma non ha mai fatto domande e tanto meno ha mai aperto il discorso. Mi andava bene così." Scrollo le spalle.

"Ci saremmo incontrati prima, non è così?" Annuisco alla sua domanda.

"Lo abbiamo fatto, ma non mi hai riconosciuto. È stato meglio così. Nel paddock non mi sono mai fatta chiamare Candela ma solo Tefi, quindi non ci saresti potuto arrivare perché non ti avevo detto del mio secondo nome. Credo che se Charles non mi avesse chiamato Cala non lo avresti scoperto da solo. E so che l'ha fatto di proposito. Perché voleva che ti dessi una svegliata."

"Quindi non hai seguito Logan per paura di rivedere me." Annuisco. "E sei poi più tornata in argentina?" Annuisco ancora una volta.

"In estate con Logan gli anni delle superiori. Poi mamma mi ha detto che i tuoi erano tornati e non volevo incontrarli così come non volevo incontrare te e non sono più tornata."

"Tu..." Franco sospira, staccando le mani dalle mie, portandosele sulle guance per asciugarle dalle lacrime. Prende poi un respiro profondo. "Mi perdoni?"





















02/05/25, Miami

Logan mi tiene per mano mentre attraversiamo la pitlane per raggiungere la Williams. Oggi è mio ospite, perché siamo in america e perché lo volevo vicino, visto che l'ultima volta che ci siamo visti è stata durante la pausa invernale. Abbiamo festeggiato natale e capodanno insieme alle nostre famiglie. 

"Se sei così sorridente significa che non sei stata informata." Carlos smette di parlare con suo cugino per fulminare con lo sguardo Alex, il quale mi guarda con le sopracciglia aggrottate.

"Di cosa dovrei essere informata esattamente?" Borbotto, intanto che Logan si sposta alle mie spalle. "Tu lo sai, non è così?" Domando girando la testa verso il mio migliore amico.

"Davvero credi che avrei rimesso piede qui dentro solo per farti compagnia? Ti voglio bene, ma se Franco non mi avesse chiesto di restare con te oggi, non sarei venuto." Boccheggio a quelle parole.

"Cosa c'entra franco?" Chiedo.

"Tesoro..." Carlos si avvicina, sorridendomi dolcemente. "Sai del contratto di Doohan, vero?" Annuisco a quella domanda.

"Ha cinque gare per dimostrare che vale, se non ci riesce alla prossima entra franco." Carlos annuisce.

"Hanno deciso di prolungarlo fino alla pausa estiva." Sgrano gli occhi a quelle parole.

"Quindi Franco entrerà a Monza se tutto va bene?"

"Netherlands, è prima di Monza." Dice Alex.

"Tu sei qui perché così io non vado a prendere a pugni franco per avermelo tenuto nascosto, giusto?" Logan annuisce alla mia domanda.

"Perché prenderlo a pugni, però? Puoi lasciarlo senza sesso fino a Netherlands." Scoppio a ridere alle parole di Alex.

"Ehi, adesso. Non darle queste idee. Preferisco essere preso a pugni che rimanere a secco per tutto questo tempo." Franco è appoggiato all'entrata dell'hospitality della Williams, le braccia incrociate, mettendo in mostra i suoi bicipiti che vanno stretti nella maglia dell'alpine.

"Tu le hai tenuto un segreto dopo che le hai promesso che non lo avresti fatto. La reputo un ottima punizione se me lo stai chiedendo." Franco rotea gli occhi alle parole di Logan.

"Nessuno te l'ha chiesto però, Sargeant." Sbuffa Franco.

"Ehi, non iniziate di nuovo. O vi faccio fare a capocciate." Alex scoppia a ridere alle mie parole.

"Una parola, con me, vuoi?" Franco mi fa cenno e Logan mi libera dal suo abbraccio.

Annuisco alle sua domanda lanciando un'occhiata a Carlos e ad Alex.

"Registriamo dopo le prime libere, vai tranquilla." Sorride Carlos.

"E ci prenderemo cura di Logan, al massimo lo mandiamo in Ferrari. Così Charles gli fa da baby Sitter." Ride Alex.

Franco mi porta verso i motorhome e si ferma esattamente davanti a quello di Pierre. Aggrotto le sopracciglia quando lo vedo aprirlo come se niente fosse.

"Mi ha dato il permesso." Spiega subito dopo che siamo entrati.

"Perché non quello di Alex o Carlos? Ho le loro chiavi e mi hanno detto che posso andarci quando voglio." Franco scrolla le spalle.

"Voglio stare cinque minuti con la mia ragazza, posso?" Cambia completamente discorso. Aggrotto le sopracciglia a quelle parole. Lui ridacchia. "Fidanzata, scusami." Mormora prendendo la mia mano sinistra e portandosela alle labbra, lasciando un bacio sull'anello di diamante che ho all'anulare.

"Perché mi hai mentito?" Mormoro guardandolo negli occhi.

"Non ho effettivamente mentito, ho omesso questo piccolo dettaglio. E so che diventi agguerrita quando ti ci impegni, non volevo che andassi a rompere le ginocchia a doohan per farmi subentrare prima." Annuisco alle sue parole, non ha tutto i torti.

"Potrebbero cambiare idea prima?" Mormoro.

"Potrebbero, non lo so. Dipende se dovesse distruggere la macchina troppe volte. Ma non pensiamoci, vuoi? Oggi pomeriggio faccio guido al posto di Pierre, mi dai un bacio porta fortuna?" Sporge il labbro inferiore facendomi sorridere a quelle parole.

"Mh? Ora vuoi un bacio porta fortuna?" Franco annuisce mentre sorride ampiamente.

Mi avvicino a lui, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, franco china la testa per aiutarmi ad avvicinarmi al suo viso. Mi sollevo leggermente sulle punte, e quando sono all'altezza delle sue labbra, lo bacio.

Franco prende subito il comando, muovendo le labbra con lentezza contro le mie, intanto che mi stringe a se dalla parte bassa della schiena. Passa la lingua sulle mie labbra, tracciandone il contorno fino a quando non schiudo le mie labbra. La sua lingua insegue la mia, mentre io stringo tra le dita i suoi capelli. Continua a rubarmi ogni mio respiro fino a quando non finisco con la schiena contro la parete. Solo allora Franco si ferma e si allontana di poco dalle mie labbra.

"In quanti guai finisci se-" ma non faccio in tempo a finire la frase che ritorna a baciarmi con più intensità di prima, sollevandomi da terra fino a quando non avvolgo le gambe intorno al suo bacino.

"Molto guai. Niente sesso nel mio motorhome, dolcezze." Scoppio a ridere alle parole di Pierre, staccandomi quindi dalle labbra di franco. Il quale sbuffa ma annuisce, tornando a mettermi a terra.

"Onestamente pensando di prendermi un camper o qualcosa di simile." Borbotta franco.

"Charles ha dato il via libera al suo, andate lì." Ride Pierre.

"Devo scappare a lavoro." Borbotto quando sento l'orologio vibrare per la notifica di un messaggio.

Mi sistemo velocemente per poi scappare via dal motorhome del francese.

"Auguri, a proposito!" Urla Pierre facendomi bloccare in mazzo al paddock, con diverse persone che mi guardano. Divento rossa in volto mentre scappo via, andando nei box della Williams.







"Ti sei fidanzata e non me lo dici?" L'urlo di Charles e la porta che sbatte contro il muro mi fa bloccare sul posto.
Franco borbotta parolacce nella nostra lingua madre intanto che il monegasco entra nella nostra camera d'albergo come se niente fosse.

"È recente!" Urlo, guardando male il pilota ferrari.

"Pierre lo ha saputo prima di me!" Charles si viene a sedere sul letto come se niente fosse. Franco si sistema meglio, allontanandosi dal monegasco.

"Pierre ha visto l'anello." Borbotta franco.

"Perché io non l'ho visto?"

"Perché sei cieco, visto che si vede da un chilometro di distanza. Ti rendi conto che ci stai disturbando?" Borbotta sempre franco.

"Ancora sei geloso di me, colapinto? Te la sposerai, passerai il resto della tua vita con lei e tu sei geloso di me? E per cosa poi?" Ride Charles.

"In valigia ho il set coordinato che abbiamo uguale." Faccio sapere al pilota ferrari che non smette di ridere.

"Oh si, sarò il testimone. Se non ti avessi chiamato Cala a quest'ora starebbe ancora a sbavare su di te ma senza collegare i puntini."

"Sarai il mio. Logan è il suo." Charles annuisce.

"Continuate pure, io vado via."

"Nah, come hai detto tu, ho il resto della nostra vita insieme. Vuoi sapere di più su come glie l'ho chiesto?"

Charles è elettrizzato al punto che sposta le coperte leggere e si infila sotto insieme a franco, mentre io lascio la stanza per andare al bagno.

"Oh si, dimmi tutto per favore."

"Non finire tutta l'acqua calda!" Scoppio a ridere alle parole di franco.

"Ti amo anche io."

Franco sorride ampiamente mentre mi manda un bacio.

"All'ora, ora e per sempre, splendore. Non smetterò mai di amarti."

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