Mi sveglio perché sento Nico muoversi. Guardo l'orario sul telefono che tengo a caricare sul comodino vicino al letto. Segna le 5.45. Non ho dormito per niente questa notte forse anche perché mi fa malissimo il viso.
Mi alzo e vado in bagno. Mi lavo la faccia e mi guardo allo specchio. Tocco il livido violaceo che si è espanso sul viso nel giro di poche ore.
Sento Nico entrare in bagno
"Ti fa male, vero?"
"Un po'..."
"Vieni che ti metto un po' di ghiaccio..."
Andiamo in cucina. Mi siedo su uno sgabello. Prende del ghiaccio in cubetti e lo mette in uno strofinaccio per poi posarlo delicatamente sul mio viso.
Mi guarda. Sento un nodo allo stomaco. Glielo devo dire
"Nico..."
"Dimmi"
"...ti devo raccontare una cosa..."
"Ti ascolto"
"Quel giorno che abbiamo avuto l'incidente, dopo che mi hanno tenuto in ospedale per accertamenti, sono tornata a casa con Philip"
"Si, lo sapevo, lui era nell'ambulanza con te..."
"Quella sera però è rimasto qui. Abbiamo parlato tanto, l'ho aiutato a ritrovare la donna che ora è la sua fidanzata, abbiamo bevuto. Poi lui è andato via e io non riuscivo a dormire, pensavo a te e a tutto quello che era successo, perciò ho preparato un Martini, mi sono sentita malissimo e ho chiamato Philip, lui è stato con me tutta la notte, mi ha fatto una fiala di disintossicante. Non mi ubriaco mai, odio ubriacarmi, ma quel mix di alcool e farmaci che mi avevano dato in ospedale, mi ha fatto molto male. Quando mi sono svegliata la mattina dopo, lui era accanto a me e..."
Con ancora il ghiaccio sul mio zigomo dice
"Ho capito..."
"Nico no!"
Si alza, posa il fazzoletto con dentro il ghiaccio sulla penisola della cucina
"Fammi finire di spiegare!"
Non dice niente. Prende le sue cose ed esce sbattendo la porta. Shia gli abbaia da dietro la porta e in un attimo sento tutto il peso di quello che avevo dentro, cadermi addosso.
È tardi per riaddormentarmi. Il mio turno inizia alle 7 in punto. Decido perciò di mettere una tuta e le mie scarpe da ginnastica e andare a fare una corsa per poi raggiungere l'ospedale in tempo per l'inizio del mio turno.
Corro per tutto Central Park e poi vado verso l'ospedale.
Arrivo, guardo la Nike App sul mio telefono. Ho fatto 12 km stamattina!
Cerco una fontanella nei corridoi per bere un po' d'acqua prima di andare a fare una doccia.
Apro il rubinetto e mi avvicino per bere. Sento una voce dietro di me
"Dottoressa Wilson"
Mi giro. È Nico
"Nico..."
"Dottore. Grazie."
Lo guardo
"Ma che ti prende?"
Non risponde
"Pretendo che si vada a cambiare per iniziare il suo turno. Deve avere un abbigliamento adeguato per visitare i pazienti, non si può presentare in tuta"
"Nico, ma..."
"Vada a cambiarsi e ci vediamo nel mio studio"
Mi giro e vado via.
Non lo capisco. Io e Philip non ci siamo nemmeno baciati, non abbiamo fatto niente. Chissà cosa avrà capito lui. Salgo nel mio studio. Non mi faccio nemmeno una doccia, perché sono già in ritardo, mi cambio e metto un pantalone da tailleur e una camicia. Metto il camice e vado nello studio di Nico.
Busso.
Entro
"È in ritardo dottoressa..."
Dice. Dentro ci sono tutti i capi reparto
"Scusi..."
"Potete andare"
Dice agli altri. Eva mi passa accanto toccandomi in braccio e dicendomi che
-andrà tutto bene-
"Si sieda..."
Dice
"Nico, spiegami che cos'hai..."
"Vorrei che lei andasse a casa"
"Non ho nemmeno iniziato il turno, per cinque minuti di ritardo mi mandi a casa?!"
Non risponde
"Mi stai facendo innervosire"
Dico
"Che ti prende? È per ieri sera, vero?"
Mi alzo dalla sedia e alzo la voce
"Non mi hai nemmeno fatto finire di parlare, io e Philip non abbiamo fatto niente, chiedi a lui se non mi credi"
"Ritengo che tu debba stare a casa oggi, hai delle ferite aperte e potresti prendere delle infezioni dai pazienti"
"Come se fosse la prima volta...dobbiamo ricordare che lo stesso giorno che sei stato dimesso sei andato in sala operatoria!"
Mi guarda. Sta fermo su quella sedia e questo mi fa innervosire ancora di più e non dice niente
"Ti avrei dovuto dare quella lettera di dimissioni..."
Esco sbattendo la porta.
Vado nel mio studio. Rimetto la tuta e prendo il telefono e le chiavi di casa. Chiamo un taxi e mi faccio riportare a casa.
Entro nell'androne del palazzo
"Dottoressa tutto bene?"
Chiede Jim
"Si...Jim, mi faccia un piacere, non faccia salire nessuno nel mio appartamento, dica che sono malata..."
"Neanche il dottor Canteo?"
"Soprattuto il dottor Canteo..."
"Va bene, come desidera. Mi dispiace se è successo qualcosa..."
"Si risolverà tutto"
Sorrido.
Entro in casa. Chiudo la porta a chiave. Apro il balcone per far prendere un po' d'aria a Shia e per rinfrescarmi le idee.
Mi affaccio al piccolo balconcino. Penso.
Davvero dovrò lasciare il mio posto di lavoro per Nico? E poi per cosa? Non ho fatto niente di male. Lo sapevo che iniziare una relazione con il direttore sarebbe stata una brutta idea.
Prendo il telefono. Vorrei chiamarlo, ma non lo faccio.
Entro in casa e chiudo le tende.
Mi butto sul divano ancora in tuta e sudata. Sto lì, ferma a fissare il vuoto.
Sono passati circa 45 minuti. Non posso stare qui per sempre. Mi alzo, vado a fare una doccia. Esco dalla doccia. Metto l'accapatoio.
Sento il telefono squillare. Lo prendo. Sul display sono segnate tre chiamate perse di Eva e Max. Faccio finta di niente.
La giornata passa lentamente. Per la maggior parte del tempo sto sul letto o sul divano con addosso solo la mia vestaglia di seta bianca. Il telefono non la smette di squillare e quando levo la suoneria, comincia a vibrare. Tutti mi hanno chiamato almeno una volta, io non ho risposto. Solo Nico e Philip non mi hanno chiamato. Spengo il telefono e dopo aver cenato con uno scrambled egg e un po' di pane tostato, vado a letto.
•The Following Morning•
Mi sveglio perché sento suonare il citofono. Non so che ore siano
"Chi è?"
"Dottoressa..."
"Jim, dimmi..."
"C'è il detective Canteo qui, vorrebbe parlare con lei, lo faccio salire?"
Ci penso un attimo
"Si...hai detto detective, vero?"
"Si..."
"Ada, sono Leo..."
Sento dire da dietro
"Sali"
Mi sistemo, per quanto possibile. Lavo il viso e i denti. Ho indosso una canottierina di seta nera con il pizzo sui bordi e un pantaloncino abbinato.
Apro la porta e vedo Leo uscire dall'ascensore
"Ciao"
Dico
"Ciao...come stai?"
Entriamo in casa
"Bene, tu? L'occhio come va? È ancora un po' nero..."
"Non mi fa più male, ma Olivia mi obbliga a mettere creme e ghiaccio ogni sera..."
Sorrido
"Fa bene!"
Sorride
"Io devo fare colazione, vuoi un po' di caffè?"
"No, grazie, l'ho già preso..."
Si appoggia alla penisola della cucina mentre faccio il caffè
"Mi spieghi cosa è successo con Nico?"
"Lui che ti ha detto?"
"Che gli hai raccontato quello che è successo la notte dopo che avete avuto l'incidente"
"E poi?"
"Che è successo qualcosa con Philip, ma non sei scesa nei particolari..."
"Perché non è successo niente con Philip! E soprattuto perché lui non mi ha fatto finire di parlare!"
Dico girandomi con la tazza di caffè in mano
"Allora raccontami..."
"Io ho aiutato Philip a rintracciare una sua vecchia fiamma, poi abbiamo bevuto e dato che in ospedale mi avevano dato dei farmaci per il dolore al collo e per evitare le infezioni alla mano, mi sono sentita male, ho chiamato Philip che è stato con me tutta la notte. La mattina dopo siamo tornati in ospedale, ma ti giuro che non è successo niente..."
Lui mi guarda e dice solo
"Ti credo"
Bevo un sorso di caffè
"Cosa vuoi fare adesso?"
"Non lo so"
Dico
"Vuoi davvero lasciare il tuo posto all'ospedale?"
"No! Il lavoro all'ospedale è la cosa migliore che mi sia capitata oltre...Nico"
"Anche lui ti vuole molto bene"
"Però ho pensato che per un po' non andrò in ospedale, Nico non mi licenzierà, lo conosco, al massimo non verrò pagata..."
Mi guarda
"Se non andare in ospedale ti serve per pensare su tutto ciò che è successo...rispetto la tua scelta..."
Gli squilla il telefono
"Detective Canteo...si, arrivo"
Chiude la chiamata
"Hanno trovato un cadavere in una macchina vicino China Town, devo andare"
Mi dà un bacio in fronte
"Ci sentiamo"
Dico, mentre lui esce correndo.
La mattina passa lentamente. Sono sul divano, sto guardando tutta la prima stagione di New Amsterdam, una serie Medical molto precisa e con un po' di sentimento, cosa che nelle altre serie o è troppo o troppo poco!
Squilla il telefono. È un messaggio da Eva
Come stai? Scusa, ma non sono potuta passare...
Bene. Non ti preoccupare, non ho voglia di vedere nessuno.
Quando torni?
Non lo so. Non so cosa fare con Nico, non mi ha scritto nemmeno una volta.
Lo farà, ne sono sicura. Adesso devo andare, c'è un'emergenza, ci sentiamo più tardi.
Spengo il telefono.
Pranzo con un sandwich accompagnato da un po' di insalata, non ho molta fame.
Sto sistemando delle cose al computer e Shia si avvicina
"Vuoi uscire?"
Le chiedo e lei mi tocca con il suo naso umido la gamba
"Andiamo"
Metto una tuta ed esco.
Facciamo un giro veloce attorno a Central Park e poi torniamo a casa appena inizia a piovigginare
"Dottoressa"
Mi dice Jim appena entro nel palazzo
"Controlli la sua cassetta delle lettere..."
Mi avvicino alla cassetta delle lettere con il mio nome e dentro c'è una lettera bianca senza mittente
"È passato prima"
So che si riferisce a Nico
"Ha sperato fino all'ultimo che lei non fosse a casa, ha detto che sarebbe stato troppo male a vederla..."
Tengo stretta la lettera tra le mani
"Jim...tu sei spostato?"
"Si, da trent'anni con la stessa donna, lei fa la portinaia nel palazzo qui davanti..."
Dice indicando il palazzo di Nico e io sorrido come per sottolineare l'insolita casualità
"Come hai capito che lei era quella giusta?"
"Le dico solo una cosa Ada...it's always darkest just before the light, i periodi bui ci sono, anche nelle migliori coppie...ci sono passato anch'io, ma tutto si risolverà al meglio"
Sorrido
"Grazie Jim"
Salgo sull'ascensore e apro la busta. Riconosco subito la grafia di Nico, non è la solita grafia incomprensibile da medico, ma è più chiara e inconfondibile per me.
Inizio a leggere la lettera
Ciao Ada,
Come stai? Io non tanto bene, penso solo a te e a come mi sono comportato. Non ti ho voluto ascoltare...
Entro in casa, mi siedo sul davanzale e continuo a leggere
Già ti vedo seduta sul tuo davanzale a leggere questa lettera guardando fissa in casa mia per vedere se c'è la luce accesa, l'ho fatto anch'io con te le prime volte!
Sorrido perché effettivamente è quello che sto facendo, continuo a leggere
Ho mandato Leo a parlarti per sapere meglio cosa fosse successo quella notte e ho fatto scrivere ad Eva per sapere come stavi. Sono stato uno stupido a pensare che potessi provarci con Philip o che lui ci avesse provato con te.
Non sapevo fino a dove ti fossi spinta affinché ti ascoltassero per mettere in atto la tua teoria (per niente fondata) per provare a svegliarmi. Per questo ti amo e non sai quanto mi faccia male dirtelo così.
So quanto lavorare all'ospedale sia importante per te, perciò ho deciso di lasciare il mio posto come direttore e andare a lavorare in una clinica privata, che mi aveva contattato quando ero ancora in Italia.
Spero che così tu possa tornare a lavorare. Non cercarmi, ti prego, farebbe troppo male. Domani quando arriverai in ospedale io non ci sarò, ma ti penserò sempre.
Sei stata la prima ragazza che mi è davvero piaciuta in tutta la mia vita e non sai quante ragazze italiane ho incontrato che erano affascinate da un giovane medico! Ma tu sei speciale, sei bellissima.
Scusa se non ti ho consegnato questa lettera di persona, ma capiscimi, avrebbe fatto troppo male!
Finisco questa lettera come l'ho iniziata.
Ciao Ada
Nico
Mi scende una lacrima.
È tardi, guardo un'ultima volta la finestra dell'appartamento di Nico, ma la luce è spenta.
Ceno e vado a letto.
Domani il mio turno inizia alle 9.30, ma vorrei arrivare in ospedale intorno alle 8.45, sperando di trovare Nico.
•The Following Morning•
Arrivo in ospedale. Sono in anticipo
"Ada?"
Dice Max vedendomi entrare
"Si...em...Nico?"
"Non c'è, sapeva che saresti tornata oggi e ha preferito non farsi trovare qui..."
"Ma ha lasciato il posto in modo permanente?"
"Beh...si..."
"Non mi stai dicendo la verità! Te lo leggo negli occhi..."
"Non ha lasciato in modo permanente, ha detto che sarebbe stato via per un po' e ha lasciato la direzione a Travis..."
"Devo andare da lui"
"No...è meglio così, almeno per un paio di giorni..."
"Max...ah...Ada...c'è un'emergenza in arrivo..."
Dice Olivia vendendo verso di noi
"Stanza?"
Chiedo
"Trauma 4"
Io e Max andiamo in sala trauma.
Davanti a noi c'è un bambino con il volto pieno di graffi
"Cosa è successo?"
Chiede Max a un paramedico
"I genitori dicono che è caduto dalle scale, ma guarda qui..."
Il paramedico alza la maglietta del bambino che non avrà più di 6 anni
"Ha almeno tre costole rotte"
"Dobbiamo chiamare i servizi sociali e la polizia per maltrattamenti...lo dico a Olivia"
Dico uscendo dalla sala.
Sono al banco accettazione e arrivano un uomo e una donna scortati da Emily
"Emily chi sono i signori?"
"I genitori del bambino..."
"Ma...sai la gravità delle lesioni con cui è arrivato il bambino, vero?"
"Si...ma loro dicono di essere innocenti..."
"Di questo ve ne dovete occupare voi, io farò di tutto per rimetterlo in piedi"
"Voglio vedere mio figlio..."
Dice l'uomo
"Non può entrare"
Dico mettendomi davanti alla porta della sala trauma
"Mi lasci passare"
Mi spinge e cado a terra. Urto un carrello dei medicinali e delle fiale mi cadono su di un braccio. I vetri delle fiale rotte mi graffiano appena, ma mi rialzo ed entro nella sala.
"Olivia chiama la sicurezza"
Dico
"Si"
In pochi secondi arrivano tre uomini della sicurezza che portano via la coppia.
"Stai bene?"
Chiede Max
"Si, ascolta, ti va bene operare con Philip piuttosto che con me? Devo...fare una cosa..."
"Ada..."
Max mi guarda, sa cosa voglio fare
"Devo..."
"Almeno inventa una scusa credibile..."
"Non sai di cosa sono capace!"
Sorrido ed esco.
Salgo nello studio di Travis
"Ada, sei tornata!"
Dice lui abbracciandomi
"Come stai?"
"Bene, ma ho bisogno di un favore..."
"Del tipo..."
"Devo sapere in che studio lavora Nico..."
"Nico non vuole che tu lo sappia..."
"Travis lo devo vedere, mi devo scusare con lui..."
Lui si gira, rovista tra cartelle e fogli e prende un biglietto da visita con su scritto
-Welfare Centre. We are here Only for your Well Being-
C'è anche un numero di telefono sotto
"Grazie Travis"
Lo abbraccio
"Ada...almeno inventa una scusa credibile..."
Sorrido
"L'ha detto anche Max, vi stupirò!"
"E convincilo a tornare, odio essere io a capo di tutto!"
Sorrido ed esco.
Entro nel mio studio. Tengo in mano il cartoncino che Travis mi ha appena dato.
Prendo il cellulare e digito il numero in grassetto. Rispondono quasi subito
"Welfare Centre, sono Yole e sono qui per aiutarla, di cosa ha bisogno?"
"Buongiorno, vorrei prendere un appuntamento con il dottor Nico Canteo per un consulto..."
"Un consulto riguardo cosa?"
"Ho...un..."
Guardo bigliettino che tengo ancora tra le dita. Sotto il nome del centro c'è scritto
-Studio Medicina di Base-
"...ho un problema al fegato, credo che si sia ingrossato..."
"Quanti anni ha signora?"
"28"
Non mento sull'età
"Va bene, le fisso un appuntamento per...oggi pomeriggio alle 14.30, va bene?"
"Si, si certo..."
"Mi può ripetere come si chiama?"
"Lauren Ross"
"A più tardi signora Ross"
Chiudo la chiamata.
Sorrido guardandomi allo specchio che ho davanti.
Mi cambio velocemente. Levo il camice e noto la mia manica destra è sporca di sangue. Levo la maglietta e in effetti mi sono tagliata quando ho urtato il carrello dei medicinali, fortunatamente non in modo profondo, ma per evitare di macchiare un'altra maglietta metto un cerotto su ogni taglio.
Scendo in emergenza. Eva mi vede e sorride
"Lo sapevo che l'avresti fatto anche se lui aveva detto di non cercarlo"
"Io non gli ho mai dato ascolto"
Rido ed esco.
Salgo in macchina e vado verso la clinica che si trova a pochi chilometri dall'ospedale.
Sono in anticipo di qualche minuto.
Ho l'ansia che lui possa entrare, vedermi ed andare via.
"Buon pomeriggio"
Dico entrando. Mi avvicino al banco
"Sono la signorina Lauren Ross"
"Ross...è quella con il problema al fegato, vero?"
"Si..."
"Vorrebbe vedere il dottor Canteo..."
"Si..."
"Prego si accomodi, il dottor Canteo ha un altro paziente per il momento, dovrà aspettare qualche minuto..."
Sorrido e mi siedo.
Ho l'impressione che la segretaria abbia capito che non sono chi dico di essere. Faccio finta di niente.
Nico's POV
"Si ricordi di disinfettare la ferita due volte al giorno come le ho spiegato e di prendere gli antibiotici..."
Mi levo i guanti e apro la porta per far uscire la signora che era venuta per una bruciatura sulla mano. Prendo la cornetta del telefono fisso in mano
"Yole, c'è la prossima paziente in sala d'attesa?"
"Si, la signorina Ross, la faccio entrare?"
"No. Ho bisogno di un attimo di pausa"
"La mando dal dottor Kane?"
"Si...anzi no, la prendo io, ma tra cinque minuti..."
Chiudo la chiamata con la segretaria nell'altra stanza. Mi butto sulla sedia. Guardo le pareti di questo studio. Bianche. Fredde. Non mi trasmettono niente.
Sono qua da solo 9 ore e già odio questo posto. Certo, lavorare in uno studio privato ha i suoi vantaggi, come avere dei turni ben definiti e niente pazienti irascibili, ma ha anche i suoi lati negativi come non poter operare e non avere colleghi: qua ognuno pensa per se.
Sta per arrivare la prossima paziente. Sarà un'altra donna di mezz'età, non sposata con una caviglia gonfia o con il torcicollo.
Vado a lavare le mani nel lavandino in un angolo dello studio.
Bussano alla porta
"Avanti"
Dico.
Ada's POV
La segretaria mi ha detto di aspettare un paio di minuti
"Prego signorina..."
Mi dice indicandomi la porta. Il cuore mi batte a mille.
Busso alla porta.
"Avanti"
Sento dire.
Entro e vedo Nico di spalle, mentre si sta lavando le mani.
"Si accomodi"
Mi siedo
"Quindi signorina mi dica cosa l'ha portata da me oggi..."
Si gira e mi vede
"Ada"
Sorrido in modo un po' malinconico
"Ciao"
Fa quel movimento che adoro dell'arrotolarsi le maniche della camicia e si siede nella poltrona davanti alla mia
"Che fai qua?"
"Ti volevo vedere..."
Mi guarda
"Scusa Nico. Scusa per come mi sono comportata. Scusa per tutto"
Non dice niente
"Vuoi che ci fissiamo negli occhi all'infinito?"
"No"
Dice
"Em..."
Ho come l'impressione che non trovi le parole per dire ciò che vuole
"Scusami tu...non ti ho dato modo di spiegare quello che era successo...scusa per come mi sono comportato in ospedale l'altro giorno. Ero la persona che non sarei mai voluta essere. Un CAPO cattivo come molti che ho incontrato..."
"Tornerai in ospedale?"
Chiedo
"Non lo so..."
"Mi vuoi dire che ti piace stare qui ad ascoltare i problemi delle ottantenni sui loro piedi o a prescrivere farmaci contro il mal di gola?"
"No, lo odio, ma so cosa significa tornare in ospedale...forse avevi ragione, non avremmo mai dovuto iniziare la nostra relazione..."
"Nico"
Mi alzo e mi avvicino. Lo bacio
"Ti amo anch'io"
Dico riferendomi alla lettera che mi ha scritto.
Mi giro e vado verso la porta. Lui viene verso di me e mi bacia. Prende il camice e usciamo
"Dottore, ma dove sta andando?"
Chiede la segretaria
"Dica al dottor Kane che ritorno al NYC Health..."
"E la signorina Ross?"
Continua
"Mi chiamo Ada Wilson e...sto con lui!"
Sorrido e guardo la faccia che emana gelosia della segretaria che forse aveva preso una cotta per Nico. Usciamo.
Saliamo ognuno sulle rispettive macchine e torniamo in ospedale. Entriamo e Max mi salta al collo
"Ce l'hai fatta Ada!"
"Sapevo che saresti tornato"
Dice Travis
"Non posso fare il capo, troppe scartoffie da compilare e troppe cose da seguire..."
Continua.
Vedo in lontananza Philip che non appena ci vede si allontana
"Philip!"
Lo chiamo
"Tutto risolto"
Lo abbraccio
"Io e Ada ci prendiamo il pomeriggio libero"
Dice Nico
"Ci vediamo domani!"
Torniamo a casa. Andiamo da lui questa volta. Entro nell'androne del palazzo e vedo la portinaia e immagino sia la moglie di Jim.
Saliamo nel suo appartamento.
Inizia a spogliarmi e io faccio lo stesso con lui.
Facciamo l'amore
Non come quando eravamo in montagna, su un tappeto di pelo davanti al camino, ma nel suo letto.
Lui mi abbraccia. Mi bacia.
"Che ti sei fatta qui?"
Chiede toccandomi i cerotti sul braccio
"Niente..."
Gli do un bacio
"Mi volevo scusare ancora una volta per essere stata un po' sprovveduta quella sera e aver bevuto due Martini nonostante fossi sotto antidolorifici..."
"Non ti devi scusare...mi dovrei scusare io per non averti dato ascolto..."
Mi bacia
"Ma poi da quando sai fare il Martini?"
"Da quando me l'hai insegnato tu!"
Lo bacio.
Rimaniamo abbracciati per tutta la notte.