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Capitolo 53 - Non mi lasciare

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Alla fine, devo essermi addormentata in qualche modo, anche se credo di aver dormito per poco tempo. Ad un certo punto ho sentito un forte colpo che mi ha risvegliata. Pensavo si trattasse di mia madre, magari tornata prima da lavoro che voleva passare a controllarmi. Mi sono ricreduta quando ho capito che il rumore proveniva dalla finestra di camera mia. Mentre mi avvicino ho già un mezza idea di chi possa trattarsi. Dovrei dirgli di smetterla di spaventarmi in questo modo e sono sul punto di dirglielo, ma quando lo vedo mi blocco. Ha sul viso un'espressione affranta, sembra sfinito.

«Caiden», lo raggiungo, mentre resta immobile vicino alla finestra. Aspetto che mi guardi, ma non lo fa. «È successo qualcosa?». Ho una brutta sensazione. Quando prima sono andata via da casa loro avevo intuito ci fosse qualcosa che non andava. Dovevano chiarire, o quantomeno parlare tra loro senza scannarsi, e immagino lo abbiano fatto.

Nel silenzio riesco a sentire il suo respiro irregolare e vedo le sue mani strette in pugni tremare. è terribilmente agitato.

«Per favore, dimmi cosa succede. Stai bene?» insisto avvicinandomi a lui e stringendo una sua mano tra le mie. Vedo che trema tutto, quindi lo trascino verso il mio letto e lo faccio sedere. Prima che possa farlo però mi fa girare e mi abbraccia.

«In questo momento è tutto a posto» sussurra mentre mi stringe forte. Ricambio la stretta con tutta la forza che ho, ma poi ci stacchiamo poco dopo.
Lo osservo e lo vedo distrutto. Gli sfioro il viso con una mano.

«Parlami, Caiden», lo supplico. Non riesco a vederlo così, mi piange il cuore.

«Mia...madre» dice.

«Tua madre?» ripeto dubbiosa. Non parla mai di lei, mi sembra strano.

«Lei è...viva» dice a bassa voce. Rimango spaesata per un attimo. Come è viva? Non era morta durante il parto?

«Cosa...? Vuoi dire che...?». Non riesco neanche a dirlo. Tutto questo è surreale.

«Che non è morta» conferma. Sono stupita da questa rivelazione. Avrei immaginato che Caiden potesse essere felice di una notizia del genere, invece, continua a guardare per terra inespressivo.

«Non è una bella cosa?» chiedo titubante. Lui scuote la testa.

«Lo credevo anch'io» dice amareggiato. «Ma guarda» tira fuori un foglio stropicciato dalla tasca e me lo mette sotto il naso. Lo afferro e leggo quelle poche parole scritte a mano in modo elegante. Le leggo col fiato sospeso e quando arrivo alla fine mi sento quasi spezzare. Rimango sconcertata da quelle parole così brutali e dirette. Parla di Caiden come un peso di cui liberarsene. Questo vuol dire che finora è rimasto allo scuro di tutto, soffrendo a causa di suo padre e della mancanza della madre, quando invece lei era viva e vegeta.

«Loro», si blocca per respirare più a fondo, «Mi hanno mentito per tutto questo tempo. Credevo fosse morta per colpa mia, mi sentivo colpevole della sua morte e invece lei non-» prova a dire, ma gli si spezza la voce. Le spalle iniziano ad essere scosse da tremori e lui prova a nascondere i suoi occhi lucidi da me. Avanzando più verso di lui, riesco a vedere alcune lacrime scese sul suo volto. Non l'avevo mai visto piangere, credevo di non poterlo mai vedere fragile in questo modo. Ho visto varie versioni di lui, tranne quella vulnerabile. Lui se ne vergogna, prova ad evitare il mio sguardo, ma gli afferro il viso tra le mani e gli cancello con dei baci quelle poche lacrime scese. Lui singhiozza ancora ed io poggio la mia fronte sulla sua per cercare di rassicurarlo.

«Mi dispiace» sussurro.

«Non devi scusarti tu», mi fa notare.

«Loro non l'hanno fatto e forse mai lo faranno. Qualcuno deve pur farlo».

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