抖阴社区

CAPITOLO 1

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🥀
JADE

Ho l'inferno dentro anche se
sembro calma

Non avrei mai dovuto seguirlo.
Questa è la prima cosa che penso mentre corro tra i vicoli stretti di Madrid, il fiato corto, le gambe che minacciano di cedere sotto il peso della paura. Ash è davanti a me, un'ombra nera che si muove con sicurezza tra le strade buie, mentre io cerco disperatamente di tenere il passo.
«Muoviti, Hell!» sibila, senza voltarsi.
Non so nemmeno più come ci sono finita qui. Un mese fa, la mia vita era normale: casa, università, la mia migliore amica Charlotte che rideva con me per le sciocchezze. Ora, invece, ho il cuore che martella nel petto e il sangue sulle mani-non il mio, almeno per ora.
Dietro di noi, un motore ruggisce. Il suono di una macchina che si avvicina troppo in fretta.
Ash mi afferra per il polso e mi trascina dietro un cassonetto. La sua presa è forte, feroce, e quando i suoi occhi incontrano i miei, vedo qualcosa che mi terrorizza più del pericolo che ci sta inseguendo.
Lui non ha paura.
«Quando ti dirò di correre, lo farai senza voltarti indietro.»
«E tu?» sussurro, anche se non so perché mi importi.
Lui sorride, un sorriso storto, privo di allegria. «Io me la cavo sempre.»
Ma non sono sicura che questa volta sia vero.
Chiudo gli occhi per un secondo, cercando di riprendere fiato, ma il terrore mi divora dall'interno. Sono finita in un incubo, uno di quelli da cui non puoi svegliarti.
Ash è ancora accovacciato accanto a me, il respiro regolare come se fosse abituato a situazioni del genere. Io invece tremo, con il cuore che martella così forte da farmi male.
Il motore della macchina si spegne.
Trattengo il fiato. Il rumore di una portiera che si apre risuona nel vicolo, seguito da passi lenti sull'asfalto.
Ash mi lancia un'occhiata e porta un dito alle labbra, ordinandomi silenzio. Come se potessi parlare in questo momento. La gola mi brucia e il sudore freddo mi si appiccica alla pelle.
«Sappiamo che siete qui.»
La voce è bassa, carica di minaccia. Non la riconosco, ma so che non è un bluff.
Ash si muove appena, la sua mano scivola verso la cintura. Un coltello. Dio, ha un coltello.
Mi prende un fremito. Perché ho la sensazione che lui sia pronto a usarlo senza esitazione?
I passi si avvicinano. Il mio respiro si fa sempre più corto.
«Devi fidarti di me, Hell.»
Ash mi guarda dritto negli occhi quando lo dice. Come se credesse davvero che possa farlo.
Come se non fosse il motivo per cui mi trovo in questo casino.
Ma quando la voce dell'uomo risuona di nuovo, più vicina questa volta, capisco che non ho scelta.
Non posso fidarmi di Ash.
Ma posso fidarmi meno di chiunque altro.
E così, quando lui scatta in piedi, io gli corro dietro.
Ash si muove come un fulmine. In un attimo è fuori dal nostro nascondiglio, la lama del coltello che brilla sotto la luce fioca del lampione. Io lo seguo senza pensare, il battito accelerato, il fiato spezzato.
«Fermatevi!» urla l'uomo, ma Ash non gli dà neanche il tempo di reagire.
Scatta in avanti e colpisce. Un movimento preciso, un colpo secco alla gamba, abbastanza per farlo crollare a terra con un grido soffocato.
Non mi fermo a guardare. Non posso.
Ash mi afferra per il polso e mi trascina di nuovo con sé, correndo attraverso il vicolo. Io cerco di seguirlo, ma le gambe mi sembrano di piombo e la paura mi schiaccia il petto.
«Dove stiamo andando?» ansimo, cercando di non inciampare.
«Lontano.»
La sua risposta non mi rassicura affatto.
Dietro di noi, l'uomo ferito non è solo. Voci, altri passi che echeggiano nel vicolo. Ci stanno inseguendo.
«Ash!»
Lui mi strattona e mi fa svoltare di colpo in un passaggio ancora più stretto. Mi spinge contro il muro e mi blocca con il corpo, il viso a un soffio dal mio.
«Zitta.»
Trattengo il fiato. Il mio cuore è una bomba pronta a esplodere, non so se per la paura o per il modo in cui i suoi occhi mi divorano.
Le voci si fanno più vicine.
«Li avete visti?»
«No, merda! Controllate laggiù!»
Passano oltre.
Il silenzio torna a regnare nel vicolo.
Ash si allontana appena, ma io sono ancora incollata al muro, troppo scossa per muovermi.
Lui mi osserva, la mascella serrata. «Devi imparare a correre più veloce, Hell.»
Vorrei urlargli addosso, dirgli che tutto questo è colpa sua, che prima della sua comparsa nella mia vita non avevo mai avuto bisogno di scappare da qualcuno. Ma non lo faccio.
Perché so che non servirebbe a niente.
E perché, nonostante tutto, sono ancora qui. Con lui.
Ash mi afferra per il polso e inizia a camminare veloce lungo il vicolo, mantenendo la testa bassa. Io cerco di liberarmi dalla sua presa, ma è inutile. La sua stretta è salda, come se non avesse alcuna intenzione di lasciarmi andare.
«Dove stiamo andando?» chiedo, cercando di mantenere la voce ferma, ma il tremolio nel mio tono mi tradisce.
«A un posto sicuro.»
Scoppio a ridere, un suono isterico che riecheggia tra le pareti di mattoni. «Sicuro? Dopo quello che hai fatto, nessun posto è sicuro.»
Lui si ferma di colpo e si volta verso di me, gli occhi scuri che brillano sotto le luci fioche della strada. «Se vuoi restare qui ad aspettare che tornino, fai pure.»
Lo fisso, il respiro ancora affannato. Lo odio. Lo odio con ogni fibra del mio essere.
Ma odio ancora di più l'idea di essere catturata.
«Dannazione.» Stringo i pugni, poi abbasso lo sguardo. «Muoviti.»
Ash abbozza un sorriso storto, ma non dice nulla. Riprende a camminare e io lo seguo, questa volta senza oppormi.
Le strade di Madrid sono deserte a quest'ora. Ogni ombra mi sembra un pericolo, ogni rumore un segnale che qualcuno ci sta seguendo. Ash, invece, sembra completamente a suo agio, come se scappare da gente armata fosse solo un'altra serata qualunque.
Dopo qualche minuto, svolta in un vicolo ancora più stretto e si ferma davanti a una porta di ferro arrugginita. Bussa tre volte, poi si appoggia con la spalla al muro, aspettando.
Il tempo si dilata. Il mio cuore batte all'impazzata.
Poi, finalmente, la porta si apre.
Dall'altra parte c'è un ragazzo. Alto, capelli marroni chiari, occhi freddi.
Noah.
«Ci avete messo troppo.» La sua voce è piatta, priva di emozione.
«Abbiamo avuto degli imprevisti.» Ash lo supera ed entra dentro. Io rimango immobile per un attimo, poi faccio un respiro profondo e lo seguo.
La porta si chiude alle mie spalle con un rumore secco.
E io capisco che, qualunque cosa succeda ora, non posso più tornare indietro.
L'interno è un vecchio magazzino, illuminato solo da qualche lampadina sfarfallante. L'aria sa di polvere e ferro, e le pareti sono ricoperte di graffiti e macchie che preferisco non analizzare troppo da vicino.
Noah richiude la porta con un gesto secco, poi si gira verso di noi. «Chi ci stava inseguendo?»
Ash si toglie il giubbotto e lo lancia su una sedia, poi si appoggia a un tavolo di legno massiccio. «Gente di Mendoza.»
Un brivido mi corre lungo la schiena. Anche se non so molto di questa storia, un nome come quello non promette nulla di buono.
Noah stringe la mascella. «Merda. Quindi sanno.»
Ash annuisce, passando una mano tra i capelli scuri. Sembra stanco, ma non spaventato. Lui non si spaventa mai.
Io, invece, mi sento come se stessi per collassare. Il mio corpo trema per lo sforzo della corsa e la mia mente è un groviglio di domande senza risposta.
«Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo?» chiedo, incrociando le braccia.
Ash mi lancia un'occhiata, come se solo ora si ricordasse della mia presenza. «Abbiamo fatto incazzare le persone sbagliate.»
«Davvero?» ribatto, sarcastica. «Non l'avevo notato.»
Noah sospira e si sfila il giubbotto. «Jade, vero?»
Annuisco.
«Ascolta, non so cosa ti abbia detto Ash per convincerti a restare, ma se vuoi uscirne viva, dovrai smetterla di fare domande inutili.»
Stringo i pugni, ma prima che possa rispondergli, un'altra voce si unisce alla conversazione.
«E questa chi sarebbe?»
Mi volto di scatto.
Una ragazza è appoggiata a una pila di casse poco distante. Ha lunghi capelli nero e occhi glaciali, lo sguardo carico di diffidenza. C'è qualcosa di pericoloso in lei, qualcosa che mi fa venire voglia di scappare all'istante.
Ash sospira. «Jade, lei è Alyse.»
Mi si ferma il respiro.
Alyse Wilson. Sua sorella.
Ho sentito abbastanza su di lei per sapere che non è una persona con cui scherzare.
Alyse mi squadra dalla testa ai piedi, poi si volta verso Ash. «Non mi avevi detto che avevamo un nuovo animale domestico.»
Il sangue mi ribolle nelle vene. «Non sono un animale domestico.»
Lei solleva un sopracciglio e fa un passo verso di me. «Allora cosa sei? Perché sei qui?»
Non so cosa rispondere. Nemmeno io so perché sono ancora qui.
Ash si mette tra di noi prima che la situazione possa degenerare. «Ci hanno seguiti. La situazione è peggiorata.»
Alyse lo fissa per un lungo momento, poi sospira e incrocia le braccia. «Dimmi qualcosa che non so.»
La tensione nel magazzino è soffocante. Io rimango in disparte, cercando di processare tutto.
Poi Noah parla di nuovo. «Dobbiamo sparire per un po'.»
Ash annuisce. «Sì, ma prima dobbiamo trovare la collana.»
La mia testa scatta verso di lui. «Cosa?»
Lui si gira lentamente. «La collana. Quella per cui tutto questo è iniziato.»
Mi sento gelare.
Non so molto su quella dannata collana, solo che vale una fortuna e che ci sono persone pronte a uccidere per riaverla.
«Aspetta...» Deglutisco, la voce ridotta a un sussurro. «L'avete persa?»
Alyse sbuffa. «Che perspicace.»
Noah la ignora. «Dobbiamo muoverci. Se Mendoza scopre che non ce l'abbiamo più, siamo morti.»
Ash annuisce, poi si gira verso di me. «Tu vieni con noi.»
Indietreggio di un passo. «Cosa?»
«Sei già dentro fino al collo, Hell. Non puoi tirartene fuori adesso.»
Il panico mi assale. Questo non era il piano. Il piano era scappare. Tornare alla mia vita.
Ma guardandomi intorno, capisco che quella vita è ormai un ricordo lontano.
E che forse, in qualche modo contorto, sapevo già che non ci sarebbe stato modo di tornare indietro.
Non quando si ha a che fare con Ash Wilson.

An Impossible Love (un amore proibito)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora