Non esiste più nemmeno la timida ombra di un dubbio, nonostante quella nuova consapevolezza sia un po' incerta, ancora troppo schiva per venir fuori alla luce del sole.
Jacopo gli piace, gli piace da impazzire.
Ci sono voluti mesi di folli provocazioni insensate perché il suo inconscio iniziasse a elaborare quell'informazione;
Poi, un numero indegno di shot di nauseante vodka alla pesca perché lo ammettesse a sé stesso — e i postumi di quella sbronza devastante per dirlo ad alta voce, a Marco.
Coraggio.
Incontaminato e tanto puro da dare alla testa, come l'ossigeno che si respira in alta montagna.
Di quello ha dovuto cercare dentro di sé ogni briciola per potersi specchiare negli occhi scuri che hanno mandato all'aria tutte le sue certezze, facendo esplodere la terra stessa su cui poggia i piedi da diciassette anni.
Eppure, quando è riuscito a dare uno sguardo più lucido ai detriti dopo il disastro, ha notato uno strano pulviscolo depositarsi sul cuore senza fare danni; una placida certezza che, da quel momento, sarebbe stato sé stesso per davvero.
Nemmeno la sua confessione a Jacopo è filata liscia, naturalmente, che dopo il loro primo bacio hanno rischiato di troncare tutto quanto sul nascere.
Un litigio senza capo né coda nato dalla paura, probabilmente, dall'incapacità di gestire qualcosa di così nuovo e intenso da sfociare immediatamente in un sovraccarico.
Però oggi Pietro è qui per l'ennesimo giorno consecutivo perché, a quanto pare, anche se è ancora tutto in bilico su un filo sottilissimo, non sono capaci a stare lontani.
Se ne sta seduto sulle gambe di Jacopo, visto che in camera sua c'è solo una sedia — sono entrambi estremamente dispiaciuti — e stanno cercando di risolvere lo stesso esercizio di fisica da un'ora e un quarto.
Mantenere la concentrazione e applicarsi non è la più semplice delle imprese, in queste circostanze.
Si ritrova a tentare disperatamente di tenere a bada l'uragano che gli nasce all'altezza della bocca dello stomaco; un vento quasi violento, cortesia dei battiti d'ali che si sommano là dentro, creando una corrente che sfugge interamente al suo controllo.
Che poi, non serve nemmeno che Jacopo dica o faccia qualcosa per ridurlo così.
Bastano quei momenti in cui Pietro viene assalito dalla consapevolezza di essergli seduto in braccio perché il suo cervello stacchi la spina, lasciandolo in balìa di un calore insistente che sente bruciare sulle guance.
"Oh, tutto a posto?" gli chiede Jacopo.
Forse Pietro non se n'è accorto, preoccupato com'è di non muoversi troppo, attento a non dire la cosa sbagliata, a non compiere il passo falso che è certo possa segnare la fine di questo piccolo idillio ancora prima che sia davvero cominciato.
Non ci ha fatto caso, a quanto pare, ma nemmeno Jacopo è granché interessato all'esercizio.
Lo sta guardando con la coda dell'occhio da tutto il tempo e sfrega piano il pollice sulle sue cosce ogni tanto, sperando quasi di passare inosservato per non destabilizzarlo.
Nemmeno lo immagina, che la necessità di Jacopo di appoggiare il mento sulla sua spalla per sbirciare i suoi appunti, altro non è che la prima scusa che gli è venuta in mente per poter sentire il suo profumo.
"Mh, cosa?"
"Dico, tutto a posto? Te sento 'n po'... teso?"
Pietro si sistema sulle sue ginocchia, non riesce a non irrigidirsi a quelle parole perché, è inutile negarlo, Jacopo ha ragione.

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history repeats itself, like an old friend
Fanfictionogni tanto qui spunteranno delle piccole os sui miei figlioletti perché mi mancano :)