抖阴社区

XVI.

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Sharon aveva la testa altrove.
Fisicamente era lì, davanti a casa sua, ma mentalmente chissà dove si trovasse.
Non lo sapeva neppure lei, non era in grado di descrivere dove fosse.

Non era una dimensione parallela, no di sicuro, forse era un sogno, una visione, un ricordo, di questa o di una vita passata, tutto era fastidiosamente indistinto.

Tranne lei: sua madre.
Camminava sciolta giù per le scale, dall'altra parte della parete, in quell'appartamento che le era appartenuto per poco, troppo poco tempo.

E Sharon fissava taciturna quella sagoma, persa nei pensieri, persa in un pozzo dal quale difficilmente sarebbe risalita se non fosse stato per Alec, che sfiorandole la spalla la risollevò dalla pozza dei suoi pensieri e delle sue emozioni.

Dannate emozioni, gli Shadowhunters non le ammettevano. Era una delle regole base... i sentimenti offuscano il giudizio.

Vero o falso, Sharon non aveva mai potuto constatarlo di persona. Non che le interessasse, sia chiaro.

"Tutto bene?" gli domandò atono il ragazzo, senza alcuna espressività o segno di incoraggiamento.

No, avrebbe voluto rispondere, non sto affatto bene.
L'anima di mia madre vaga là dentro, non so se avrò la forza di stare nello stesso condominio in cui la luce ha abbandonato i suoi occhi, ho paura, dubbi perenni e segreti che nemmeno io conosco. Non sto bene. Aiutami ad uscire dalla mia stupida normalità, aiutami ad essere meno fragile, aiutami a non scoppiare entrando nel condominio.

E invece risposte solamente: "Sto bene. Andiamo."

Si sentiva come acqua rinchiusa da una diga, solo che non sapeva se quella diga avrebbe retto, e allora sarebbe diventata un fiume in piena.

"Allora dividiamoci. - prese la parola Alec - Abbiamo detto che gli appartamenti sono tre. Presumibilmente le porte saranno chiuse. Con una runa d'Apertura ce la caveremo. Magnus, tu starai di guardia. Dovremmo cavarcela in neanche un'ora: nel caso qualcuno si trovi in difficoltà o trovi indizi, avete i cellulari, avvertiamoci l'un l'altro. Andiamo."

I sette entrarono dal viale principale e trovarono la porta principale aperta. Magnus si fermò all'ingresso, mentre gli altri entrarono e trovarono una porta sulla destra.

Sharon sussultò.
Notando la reazione della ragazza, tutti si voltarono a guardarla.

"Che c'è?"

"Non serve. - disse, cercando di non far notare il tremore della sua voce - Questo è il mio appartamento. È distribuito su due piani. - si voltò e indicò davanti a sè - Salita questa scala, le tre porte che trovate sono tutte sulla sinistra. Gli appartamenti sono più piccoli, distribuiti su un unico piano."

"Perfetto, allora di qua." disse Isabelle, passando davanti agli altri e salendo le scale.

Come aveva descritto Sharon, a poco meno di una quindicina di metri l'una dall'altra, c'erano tre porte.
I ragazzi si divisero nelle coppie prestabilite, e ognuno si avvicinò ad una porta. In poco tempo vennero aperte tutte e tre. I ragazzi si guardarono a vicenda.

Alec guardò intensamente sua sorella, forse in cerca di supporto, o per cercare di rassicurarla.

Sharon comprendeva che fosse difficile, per lui, dover stare con lei. Era senza dubbio molto più semplice combattere con il proprio parabatai o con la propria sorella.

Ma il suo parabatai si era subito affiancato alla sua ragazza, e sua sorella se la cavava con quella frusta omicida e un vampiretto al seguito.

Sharon era rimasta l'unica scelta disponibile, se non fosse per Magnus, ma lui si era rifiutato di prendere il posto di lei.

Dal canto suo, Alec sperava di vedere come se la cavasse Sharon, vedere il suo livello di preparazione, vedere quanto fosse forte.
D'altronde, era stata istruita all'Istituto di Londra.
Da lì era uscito il famoso Will Herondale, quel ragazzo che Magnus conosceva bene; Jem Castairs, il ragazzo di salute cagionevole ma talmente forte per compiere quelle scelte difficili che influenzarono la sua vita; Tessa Gray, quella strega che aveva visto di sfuggita alla fine della guerra contro Valentine, mentre parlava con Clary.

Sicuramente anche lei, con il tempo, sarebbe diventata famosa a modo suo.

Alec aprì la porta e si fece avanti, precedendo Sharon e senza poi voltarsi, sapendo che tanto la ragazza l'avrebbe seguito.

Appena dentro, Alec usò la sua stregaluce e la stanza si illuminò.
Sharon la riconobbe subito: era l'appartamento del noioso signor Wilson. La ragazza aveva saputo che egli era separato da molto tempo dalla moglie la quale, a giorni alterni, gli portava il loro figlioletto Ian.
Sharon ricordava quando dall'altro appartamento sentiva quel piccolo demonio di tre anni strillare, piangere in continuazione e correre, saltare o dare i pugni al muro, facendo di conseguenza tremare anche le sue pareti e il soffitto sopra di lei.

Ora l'appartamento era vuoto: la poltrona che il signor Wilson soleva occupare per leggere il quotidiano era vuota, e di quel razzo iperattivo che i genitori si ostinavano a chiamare Ian nemmeno l'ombra.

"Campo libero." decretò, senza aspettarsi una qualunque replica di Alec, che invece disse: "Ho notato. Sembra che non ci viva nessuno da anni... guarda quanta polvere."

Il ragazzo tossì e si coprì la bocca con l'incavo del gomito, strizzando gli occhi.

Sharon lo guardò con espressione stupita.
"Sei allergico alla polvere?"

Lui le lanciò un'occhiata ancor più incredula.
"Ma certo che no!"

La ragazza alzò le sopracciglia.
"Non sapevo esistessero Shadowhunters allergici a qualcosa." borbottò tra sè.

Alec la sentì e sbuffò, quasi divertito dalla conversazione, se non fosse che avevano una missione.
"Ti ho detto che non sono allergico alla polvere."

"Ma se hai tossito! E guardati, quasi ti lacrimano gli occhi!"

"Era una cosa teatrale! Mica facevo sul serio!" replicò il ragazzo, incredulo che Sharon non fosse riuscita a cogliere la sua ironia.

"Ah, capisco. - si interruppe - Mi affascina stare qui, sull'uscio, a parlare della polvere, davvero. Ma forse è meglio se entriamo e se ci diamo da fare." osservò.

"Giusto." concordò Alec, che si avventurò per primo a perlustrare l'appartamento, tenendo la stregaluce davanti a sè.

Sharon gli stava dietro, scrutando con occhi vigili ogni particolare del mobilio o ogni qualsiasi cosa che potesse sembrare, all'apparenza, fuori posto.

Oltre ad un acquario con un pesciolino solitario che vi nuotava felice, nulla si muoveva; e oltre alla polvere, come aveva fatto notare Alec, sembrava tutto nella norma, e non sembrava proprio che un demone ci avesse fatto una capatina.

Mentre si guardava attorno Sharon andò a sbattere contro qualcosa: non era un mobile, era un corpo morbido, e l'impatto non le provocò dolore.

"Ahi! Ma che ti prende?" esclamò Alec.

La ragazza realizzò che lui si era fermato di colpo e lei era andata a sbattere contro la sua schiena.
Ignorò la sua osservazione e domandò:
"Perchè ti sei fermato?"

"Izzy mi ha scritto. Ha detto che il suo ciondolo ha iniziato a scottare." spiegò.

"E quindi?"

"Quindi ci sono demoni in giro."

???????: ??? ???????? || Alec LightwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora