Ho sempre amato il Natale, quando ero piccola, mia madre preparava un ottimo tacchino e mangiavamo tantissimo, ricordo che lo zio John portava sempre molti regali e caramelle e mio padre ballava con mia madre per molte ore, mentre i vicini suonavano il violino e i flauti.
Ricordo che un Natale mangiai talmente tante caramelle da star male due giorni, da allora mi allontanai dai dolci, la lezione fu appresa anche troppo bene.
Un ricordo ormai lontano. Mi chiedevo come se la passasse mio padre. Tenevamo ancora una buona corrispondenza, lui era orgoglioso di me, ma io ero preoccupata del fatto che potesse restare solo a lungo. Mia madre era morta da mesi, e infondo anche lui aveva bisogno di una seconda occasione.
Il professor Piton aveva ragione infondo, tutti meritano una seconda occasione.
-Pensiero molto profondo, signorina...
Mi voltai.
-Professor Piton, come...? Oh, così non vale.
Un ghigno si formò sul suo volto.
-E chi è il fortunato?
-No signore, ha frainteso, pensavo a mio padre... è così solo, come dice lei, tutti meritano l'amore.
Presi dallo scatolone una pallina di Natale, feci per portarla verso un ramo dell'albero in Sala Grande, ma mi cadde di mano. Lui si chinò e la raccolse. Me la porse, e nel farlo, la sua pelle sfiorò leggermente la mia. Sentii una scarica elettrica, ma mi sforzai di restare indifferente.
-Suo padre è solo, perché è qui?
-Oh.. Ci sarà lo zio John a fargli compagnia, berranno insieme, tra uomini, e poi casa mia è questa ormai. Qui infondo sto bene, sento di aver trovato un posto nel mondo.
Rimase in silenzio. Avrei voluto essere abile come lui a leggere il pensiero.
-Lei è un mistero, Mary...
-Come... Come mi ha chiamata, scusi?
-E' il suo nome, no? Mary... Non si aspetta che dopo mesi continui a chiamarla signorina Byrne?
-N-No... Certo.. Severus.
Mi girai di spalle, appesi finalmente la pallina al ramo, sentii dietro di me una risatina appena accennata.
-Il mio nome sembra davvero bello quando è pronunciato da lei.
Cercai ancora di restare indifferente. Accennai una risatina. Mi concentrai sulle mie mansioni, ma il suo viso si rifletteva su ogni pallina.
-Severus, cosa ne pensa del Natale?
-Un giorno come un altro. Non lo festeggio ormai da anni. Non ho bei ricordi del Natale, risalendo alla mia infanzia, vedo solo dolore e due genitori che non si amano molto. I miei Natali ad Hogwarts non sono stati dei migliori, il bullismo dilaniava, poi presi una brutta strada e iniziai ad essere additato con sprezzo.
-Quindi alla fine lei... Lei voleva solo essere accettato infondo, no?
-Sì, si può dire anche così.
Si voltò e se ne andò, forse nelle sue stanze, forse in qualche aula. Forse avevo toccato un tasto dolente, ma era bello sapere che si era aperto in questo modo con me. Mi chiesi se fosse mai successo con qualcun altro oltre che con... Lily Potter.
Con qualche colpo di bacchetta e qualche briciola di pazienza, l'albero venne ben addobbato. La professoressa Mc.Granitt si congratulò per il duro lavoro e venni congedata.
Scendendo le scale, queste cambiarono improvvisamente.
Così ne approfittai, decisi di intraprendere una nuova grande avventura. Mi ritrovai in una stanza buia e vuota, si sentiva odore di polvere e legno. Sussurrai "lumos maxima" e la stanza si illuminò grazie alla mia bacchetta.
Davanti a me vi era un qualcosa di imponente coperto da un drappo enorme.
La curiosità ebbe la meglio, tirai giù il drappo. Mi ritrovai davanti a uno specchio.
"Oihcceps elled emarB" lessi nella mia testa.
-Lo specchio delle brame.
Mi voltai.
Era la dama grigia.
-E' molto tempo che non ci vediamo, signorina Helena. Ero una bambina spaesata l'ultima volta.
-Avvicinati. Cosa vedi?
-E' solo uno specchio, cosa vuole che io veda?
-Concentrati, guarda meglio.
All'improvviso vidi una figura avvicinarsi da dietro. Era il professor Piton, mi poggiava la mano sulla spalla, sorrideva come non aveva mai sorriso davanti a nessuno. Mi osservava. Mi sentii protetta, apprezzata.
-Allontanati da lì, Mary. - Disse la Dama Grigia, ma io ero troppo presa a guardare per ascoltarla, così si parò davanti a me, e mettendo su un viso mostruoso mi terrorizzò.
-Perché... Perché lo hai fatto?
-Un uomo saggio una volta disse "Non serve a nulla rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere", uomini e donne si sono persi nello specchio delle brame, ti chiedo di vivere, ti chiedo di realizzare i tuoi desideri con la tua forza d'animo, infondo, Mary, è solo uno specchio. E adesso dimmi, cosa hai visto?
-Ho visto Piton, si avvicinava a me, metteva la sua mano sulla mia spalla. Ho sfiorato una sola volta la sua pelle e la desidero così ardentemente, Helena?
-Lo ami?
-Percorriamo gli stessi corridoi da mesi, mangiamo insieme da mesi, teniamo lezioni insieme da mesi, e poi mi ha donato la cosa più bella di tutte: ha parlato con me del suo passato, come nessun libro ne parla.
-E come ti ha fatta sentire?
-Protetta, tranquilla, lieta, i suoi passi mi mancherebbero, se non fosse successo tutto quello che è successo quella notte di settembre, probabilmente la mia vita sarebbe piatta. Tutti dicono che riportandolo in vita, anche se per incidente, gli ho concesso una seconda occasione di vivere, amare... Ma credo che le stelle stessero concedendo una seconda occasione ad entrambi.
-Tu credi?
-Si, Helena, sì... Avevo perso l'amore della mia vita, e anche lui. Siamo sempre stati chiusi, timidi, non avevamo ragione di andare avanti. Lui ha trovato un motivo per vivere in Harry Potter, a suo tempo, io invece nella mia carriera, nei miei alunni e.. e in lui. Ogni passo che compie al mio fianco, ogni gesto, ogni sorriso accennato, mi rende felice. Sì... Adesso capisco cosa volesse dirmi giorni fa nel bagno dei Prefetti, lo so perché mi ha detto che l'amore non è egoista, l'amore è volere la felicità dell'altro anche a costo di far sparire la propria, di sacrificare sé stessi.
-Saresti pronta a sacrificare te stessa per lui?
-L'ho fatto, Helena, ho iniziato a farlo quando quel giorno, vedendolo vivo, non l'ho odiato, non ho pensato nemmeno per un singolo istante di volerlo morto per aver vivo uno solo dei miei cari. Ma non potrei mai dirglielo.
-E perché no, Mary? Sei sempre stata una bambina tenace, dov'è finita la tua tenacia? Dov'è finito il tuo coraggio?
-Io credo che lui sia infondo innamorato ancora di Lily.
-O forse no.
-Torno nelle mie stanze. Non ho molta fame.
Mi alzai e andai via, risalendo le scale e prendendo la direzione giusta. Mi ripromisi di non tornare più lì dentro e di non pensarci mai più, avevo paura che lui scoprisse tutto con le sue capacità.
Entrai nella mia stanza, tolsi via i vestiti e indossai la mia vestaglia da notte. Feci per coricarmi sul letto e mi fermai. Una rosa nera giaceva sul mio cuscino, fresca e profumata.