Come promesso, dopo la nostra cena in spiaggia, io ed Henri raggiungemmo il suo gruppo di amici dopo cena. Quella sera scendemmo a fare un giro su un paese in riva al mare, Henri aveva detto che c'era una festa in paese e l'idea di apprezzare un po' di cultura in quel posto, mi rendeva solo che elettrizzato all'idea di quella serata.
Tutto il paese era imbandito con luci, lanterne e pieno di bancarelle che vendevano ogni tipo di cosa: artigianato, vestiti, cibo, fiori, giochi, caramelle; chi più ne aveva, più ne metteva, e la folla che si era creata quella sera rendeva tutto più caotico e magico, più estivo.
Ero ben saldo alla mano di Henri che sfilava nelle vie fra le gente in modo elegante, sgusciava tra le persone con facilità ed io lo seguivo pieno di goffaggine, dando spallate a destra e a manca sussurrando qualche scusa ogni tanto, evidenziato dalle risate di Henri.
"Stai attento quando passi"
"Sei te che vai veloce", finalmente raggiunsi il ragazzo appena fuori dalla calca, lo tirai a me dalla vita per tenerlo vicino prima di sentire della musica Jazz provenire da un angolo della piazza. Le mie orecchie si drizzarono all'istante e fui io a strattonare Henri in giro, facendomi spazio tra la folla che accerchiava quella piccola band.
Al centro del semicerchio creato dagli spettatori, davanti ai musicisti, notai un paio di coppie ballare spensierate sulle note della canzone. Si muovevano con agilità, moleggiavano il corpo in ogni direzione! Le gonne delle signore svolazzavano con eleganza ed elettricità, scaricavano la loro energia su chi li osservava, riempiendo gli osservatori di una strana euforia. Ben presto altre persone si aggiunsero a ballare ed io non potrò che trascinare Henri con me.
"No! Emile!" Rise lui ritrovandosi in mezzo alla piazza con me a ballare. All'inizio fu impacciato, ma dopo che gli spiegai come fare, Henri non ebbe più problemi a ballare con me, saltellando e molleggiando come tutti gli altri, senza lasciare le nostre mani staccarsi, entrambi troppo trascinati dalla musica e dalla voce del pubblico attorno a noi.
A fine canzone applaudimmo, ero pronto a trattenere Henri per un altro ballo quando lo vidi assorto con lo sguardo verso l'altra parte della folla: seguì il suo sguardo con ancora il sorriso in viso, pieno di affanno, ma appena raggiunsi il soggetto del suo interesse, la gioia mi morì, mi crebbe in cuore un senso di angoscia a alla realizzazione.
La figura in piedi stava sorridendo ad Henri nella sua completezza, con i suoi capelli perfettamente pettinati e il panciotto. Nicolò era in piedi a sorridere ad Henri, ed io realizzato solo in quel momento di come fosse lui l'amore italiano di Henri.
In fretta tornai sul viso di Henri per decifrarlo, ma non ci riuscì, sul suo viso spuntò fuori quell'espressione di strana felicità nostalgica, velata dal senso di paura che lo accompagnava ogni volta, era diversa dall’espressione della cantina. Ma a cosa stava pensando? Non riuscivo a capirlo perché i suoi pensieri non erano rivolti a me.
Iniziò la nuova canzone e Nicolò ormai si era avvicinato a noi, porse la mano ad Henri sorridendo e il biondo ricambiò il sorriso
"Posso invitarla a ballare con me?" Chiese con un sorriso perfetto ed un tono divertito, rimasi zitto al fianco di Henri, sentendomi sparire all'improvviso appena la sua mano lasciò la mia per raggiungere quella di Nicolò.
"Solo uno" rispose Henri con quel sorriso che urlava chiaramente di voler star con lui per più di un ballo. Rimasi in silenzio ad osservare Henri essermi trascinato via, per quanto dolore e gelosia facesse quella scena, i miei occhi ne erano incatenati, ammaliati: potei studiare Henri da una prospettiva diversa, studiare il suo comportamento, i suoi movimenti e sorrisi che aveva con qualcun'altro.
I miei occhi si stancarono in fretta di quella sofferenza e la mia attenzione passò sulla folla di fronte a me e la vidi Antonio, in piedi ad osservare Henri e Nicolò nel mio stesso modo sofferente.
In silenzio mi avvicinai pian piano a lui, finché non si accorse della mia presenza, allora mi rivolse un sorriso tirato senza dire nulla.
"Una spiacevole coincidenza" commentai riferendomi sia al mio incontro che a quello di Nicolò ed Henri.
"Già" rispose velocemente Antonio, restando con i occhi fisso sulla coppia. Mi permisi di studiarlo qualche istante, osservai la sua espressione preoccupata, il suo tichettio del piede e di come il suo indice andasse a spellare nervosamente il pollice della sua stessa mano. Trovai un certo sollievo nel vederlo più nervoso di me.
Più che nervoso in realtà ero preoccupato. Preoccupato che Henri mi abbandonasse per Nicolò o per ambiguità. Tra noi due non c'era nulla di chiaro, non avevo dichiarato di fronte a lui, con parole chiare, che mi piacesse; non gli avevo domandato di stare con me, non avevo detto nulla, stavo solo facendo tutto in silenzio nella speranza che fosse lui a dirmi quelle parole, poiché stufo di essere sempre quello che trascinava. Erano tristi quei pensieri da fare, ma dopo un paio di storie andate male, si invia sempre a mettere le mani avanti su certe parole o discorsi, nella speranza che sia sempre l'altro a fare il primo passo e a rassicurarci.
“Scusa per oggi” mormorò Antonio al mio fianco, ma non accetti mai le sue scuse, per quanto gli diressi un cenno di capo come risposta.
"Quello sguardo per chi è?" Domandai poco dopo con un lieve sorriso in viso ed Antonio cambiò espressione senza rispondere.
"È fastidioso l'amore, è come legarsi un cappio al collo e mettersi a ballare in equilibrio su una sedia, non pensi anche tu? Soprattutto quando le parole vengono di meno."
"È fastidioso perché rende imprudenti ed impulsivi in modo vergognosi" la voce di Antonio aveva un tono colpevole, ma non lo biasimai. Però gli dovetti dar ragione... Quante volte ero stato impulsivo con Henri? E non perché era nella mia natura come lui credeva, ma perché era lui a farmi nascere quella naturalezza, la voglia di vivere quegli istanti con lui, condividerli, memorizzarli...come quella sera, una delle ultime di quell'estate assieme.
"Hai ragione, come fare outing ad un proprio amico o tirarmi un pugno?" Chiesi rivolgendomi curioso a lui, che mi guardò con sguardo duro ma sofferente.
"Non so chi ti piaccia dei due, ma spero non il mio Henri." Mormorai sorridendo prima di prendere slancio e attraversare la piazza a canzone finita. Raggiunsi la coppia poco prima dell'inizio del brano successivo, rapì la mano di Henri da quella di Nicolò e con un enorme sorriso mi ripresi il ragazzo.
"Un ballo basta e avanza, ora ma lo riprendo" sfoggiai il mio sorriso migliore trascinando poi Henri a ballare con me.
"Che hai Emile?" Chiese lui ridendo sconcertato per quel mio atteggiamento.
"C'ho pensato su!" Iniziai ridendo mentre Henri ballava con me in modo slanciato fra gli altri ballerini.
"A cosa?
"Al fatto che mi piaci, Maire!" Mi uscì spontaneo dalle labbra quella dichiarazione, adornata con un sorriso di pura felicità.
L'espressione che accompagnò il rosse sul viso di Henri mi fece ridere di gioia, e attirai il ragazzo contro di me per sentirmi più vicino a lui.
"A te Henri? Ti piaccio?" Domandai senza lasciarlo andare da quella stretta, mentre lui era sempre più paonazzo.
"Non...n.." cercò di iniziare una frase ma lo interruppi con una piroetta.
"Ah, non mentire a me. Come lo puoi negare? Le nostre due anime sono inciampate l'una sull'altra aggrovigliandosi così bene che non hanno intenzione di lasciarsi. Allora perché mentire? Perché nascondere i nostri sentimenti?"
"Non li ho mai nascosto, Emile" ridacchiò Henri ancora danzando con me.
"Vero, ma a parole si. Non c'è lo siamo mai detto e probabilmente sarebbe meglio continuare su questa strada, ma non posso permettere che siano delle futili parole a dividerci dal nostro futuro assieme!" Attirai Henri al mio petto e mi fermai con il fiatone di fronte a lui, tenendolo stretto a me senza staccargli gli occhi di dosso.
"Mi piaci, Henri. Ed io ti piaccio? Perchè mi piacerebbe piacerti.." ridemmo entrambi a quella mia frase confusa, mentre gli occhi di Henri si facevano sempre più lucidi e il suo sorriso si estendeva.
"Certo che mi piaci Emile! Mi sei sempre piaciuto…" rise con le lacrime strabordanti dai suoi occhi. Pianse anche per me, mentre io mi fiondato sulle sue labbra a lasciargli il bacio che si meritava.
"Quindi stiamo assieme?" Chiesi subito dopo ancora immersi nella musica. Henri era ancora paonazzo, in lacrime che rideva imbarazzato per tutte quelle emozioni una dietro l'altra e alla mia domanda si ritrovò confuso.
"Penso di sì, insomma... Te vuoi?" Mi domandò ridendo.
"Certo che sì!" Esclamai a voce alta per farmi sentire sopra la musica, correndo a baciarlo una seconda volta mentre lo trascinavo a ballare con me. Per il resto della canzone nessuno dei due riuscì a staccarsi dall'altro, ballando con un enorme sorriso in viso.
E alla fine ce l'avevamo fatta.
A fine dell'estate, in modo molto impacciato e confuso, eravamo riusciti a dirci quelle due parole che ci inseguivano da inizio febbraio.
Da inizio sguardo.

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Non c'è nulla di speciale
RomanceSi è sempre detto che i collegi sono un altro mondo ma non si capisce quanto distanti dalla vita di tutti i giorni finché non ce se ne stacca. Le amicizie all'interno possono rivelarsi pericolose al di fuori, o piacevoli sorprese. Non si può sapere...