抖阴社区

2. Arrivederci tristezza, oggi mi godo la mia tenerezza

758 54 9
                                        

tw: f-word

9 anni dopo 

La sensazione d'esser un pesce fuor d'acqua non ha mai abbandonato Simone. Milano non è riuscita a farlo sentire a casa negli ultimi nove anni. É vero, la sua vita è ormai lì, tra l'università, le sue migliori amiche e la sua famiglia. 

Si sente solo, però. Si è sempre sentito solo sotto un cielo grigio che copre una città frenetica.

Invisibile sotto un cielo immenso, di cui vorrebbe tanto scoprir le sfumature, capire cosa c'è al di là di questo. 

Un pensiero va sempre a Roma, ché la città eterna non si dimentica. Ricorda con affetto e un pizzico di nostalgia, il giardino di Villa Balestra, i fiori curati da nonna Virginia, le strade assolate. 

Nonna Virginia, la stessa che non vede da due anni e di cui sente tanto la mancanza. 

Sbuffa, mentre la sera prende il sopravvento e la luna s'affaccia in cielo. Osserva fuori dalla finestra della propria stanza, alla ricerca di qualcosa di interessante che gli faccia tornar la voglia di vivere.

La primavera è alle porte, dovrebbe esser contento di poter andare in giro per parchi, di poter indossare le sue camicie estive, ma non avverte gioia nel proprio cuore, schiacciato da troppe responsabilità, pensieri, insicurezze. La facoltà di medicina, a cui si è iscritto un anno prima, non lo soddisfa come dovrebbe. Laura, la sua migliore amica, gli dice sempre che è in tempo per cambiare, per rivoluzionare tutto e modificare ogni cosa. A bloccarlo, però, vi è una paura atavica: deludere i propri genitori. 

Dante ci ha tenuto tanto ad indirizzarlo verso quella strada. Sarai un ottimo medico, Simone, afferma sempre dinanzi agli amici e ai colleghi. E sente d'esser un trofeo, una statua ammirata ed elogiata che però di notte, approfittando del buio e della solitudine, piange. 

Non è quello che vuole. A dir la verità, la vita che conduce non gli piace più, non percepisce più alcun godimento nel portare avanti un percorso di studi così lontano dai suoi desideri più profondi.

Sta arrivando la primavera, ma neppure il cielo sembra riconoscerlo, inarrestabile nel suo pianto. 

Si passa una mano tra i capelli, indeciso sul da farsi. Dovrebbe dar retta al cuore che, al sol pensiero di cambiare tutto, sussulta per l'emozione; o dovrebbe ascoltare la testa che gli consiglia di portare a termine ciò che ha iniziato e accontentarsi. Ché la vita per quelli come lui, abituati a dire sempre di sì, non è facile. In pancia un accampamento di soldati, impegnati a dichiarar la guerra. La comfort zone, non è sempre una salvezza. Vorrebbe spezzare quelle catene, aprire la gabbia entro la quale ha rinchiuso se stesso...smetterla di comportarsi come un bravo bambino. Lui non è il genio della famiglia e non gli importa nemmeno di esserlo. Non gli interessa dover capire tutto subito, non gli importa diventare grande e infelice come suo padre. 

Quando guarda dentro di sé, quello che prova è solo una sensazione di vuoto, una sensazione che lo fa sentire incompleto. Gli ultimi mesi sono stati un susseguirsi di esami andati male, di cui non ha avuto la forza di parlare con i genitori.

Ogni volta che solleva lo sguardo stanco dai manuali, immagina di essere altrove. Roma, ad esempio. La vecchia casa di sua nonna, con il profumo di caffè e la gatta Bianca che si aggira silenziosa tra le stanze. Un luogo che è distante, eppure così familiare. Un luogo che lo ha sempre fatto sentire a casa, che gli ha sempre dato un senso di pace che Milano non è mai stata in grado di donargli.

Vorrebbe andarsene. Lasciare tutto e tornare a Roma, prendersi un anno sabbatico per fare quello che gli pare. Ma il coraggio...quello gli manca. Come dirlo ai suoi genitori? Come spiegare loro che non vuole più continuare con medicina, che sente il bisogno di fermarsi, di respirare, di vivere qualcosa di diverso? Non vuole deluderli, ma soprattutto non vuole perdere  l'approvazione di suo padre. 

Simuel VibesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora