抖阴社区

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Il giorno dopo, come sempre, ci ritrovammo tutti riuniti sulle gradinate della casetta

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Il giorno dopo, come sempre, ci ritrovammo tutti riuniti sulle gradinate della casetta. Era uno di quei momenti in cui l'adrenalina della puntata ormai scemava e restava solo la voglia – o la necessità – di fare il punto, confrontarsi, dire come ci si era sentiti. La produzione ci aveva convocati per parlare delle nostre esibizioni, delle manche, delle sensazioni... insomma, per rimettere tutto in ordine prima che ricominciasse la solita routine.

Seduti uno accanto all'altro, ognuno con un'espressione diversa — chi fiero, chi deluso, chi solo stanco — ascoltavamo i commenti. Francesca non c'era più. E quel vuoto era ancora lì, silenzioso. Jacopo mi stringeva la mano di tanto in tanto, come se sapesse che bastava poco perché il mio cuore traboccasse di nuovo.

Parlarono un po' tutti: Alessia che raccontò delle sue esibizioni con orgoglio e anche un filo di amarezza; Francesco che scherzò, come al solito, ma poi si fece serio appena toccava parlare della manche. Chiara era onesta, ammettendo di sentirsi in difficoltà. Poi toccò a me.

Mi schiarii la voce.
«Io... non sono contenta, sinceramente.» Le parole mi uscirono più dure di quanto immaginassi. «Ho fatto solo due esibizioni, e sono sincera: non penso di aver dato il meglio. Anzi... a tratti non mi ci sono nemmeno ritrovata dentro, nonostante siano coreografie che avevo studiato tanto. Mi sto chiedendo se davvero sto andando avanti o se... sto tornando indietro.»

Silenzio.

«Non lo so» aggiunsi infine, più sottovoce. «So solo che questa settimana ho dato tutto. Ma non è bastato.»

Un ragazzo della produzione ringraziò, poi fece parlare Nicolò. Ma io, mentre lui iniziava il suo discorso, mi persi.

Mi guardai le mani, intrecciate in grembo. Le dita erano rosse, segnate dalla tensione, dalla fatica. Non sapevo nemmeno se stessi ancora ballando come Isabella o come una versione di me che avevo inventato per compiacere gli altri. E se non bastavo... allora forse avevo ragione. Forse non sono mai bastata.
E se non stessi migliorando? E se mi stessi spegnendo, un po' alla volta, mentre cercavo di brillare?

Le parole di Nicolò mi arrivavano ovattate. Io ero altrove.

Dentro di me.
Dentro tutte le domande che non avevo ancora avuto il coraggio di farmi davvero.

Sentii Jacopo muoversi piano accanto a me. Non lo guardai subito, restai lì, ancora avvolta nei miei pensieri mentre Nicolò continuava a parlare davanti a noi. Ma poi sentii il suo braccio sfiorare leggermente il mio, e la sua voce—quella voce che avrei riconosciuto tra mille—si insinuò piano nel mio orecchio, bassa, calda, solo per me.

«Ehi... sei stata brava. Lo sei sempre.»
Un sussurro, dolce, delicato. Come se volesse solo rimettermi insieme, pezzo dopo pezzo, senza che nessuno se ne accorgesse.

Non feci in tempo a rispondere che mi stampa un bacino veloce sulla guancia. Un gesto minuscolo, ma che mi mandò completamente in cortocircuito. Mi voltai un attimo verso di lui, gli occhi lucidi ma con un sorriso a metà. E lui aveva quell'aria da "non sto facendo niente", mentre guardava dritto davanti a sé con le mani incrociate sul grembo, perfettamente innocente.

??????? | Jacopo SolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora