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parte 22

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Mattia stava tranquillamente parlando con Carola, quando sentí una voce familiare alle sue spalle

“Carola, puoi farmi la cortesia di lasciarci soli? Devo parlare con Mattia.”

Senza distogliere lo sguardo da quello dell'amica, la supplicò tacitamente di non andarsene.
La bruna però non ci pensava nemmeno a mettersi in mezzo ai loro casini, quindi mimando uno "scusa" al biondo, girò i tacchi e tornò in cucina.

Mattia non aveva intenzione di girarsi, nè di parlare col moro. Aveva già fatto abbastanza danni e non voleva che quest'ultimo avesse altri problemi con la sua famiglia.

Christian, tuttavia, non era dello stesso avviso e gli si parò davanti a braccia conserte.
Lo guardava insistente, sperando che l'altro si decidesse a parlare. Quando vide che così non sarebbe stato, perse la pazienza e sbuffò

“Allora? Hai qualcosa da dire?”

“Non ho nulla da dirti, Chri. Se vuoi scusarmi, devo andare a cucin-”

L'altro lo afferrò per il polso prima che potesse fare anche un solo passo

“Eh no. Non ti permetterò di fuggire di nuovo. Matti, quante volte ti ho detto che se c'è un problema, è a me che devi venire a dirlo?! A maggior ragione adesso che riguarda entrambi.”

Il biondo sgranò gli occhi sorpreso

“C-come fai a sapere quello che è successo?”

“Non importa come io l'abbia saputo. Sono arrabbiato non per le merdate che hanno scritto i nostri genitori, ma perché non me ne hai parlato. Fai sempre così quando c'è qualcosa che non va, ti isoli e mi ignori sperando che tutto si risolva così.”

“Chri i-io volevo solo che questa cosa che sta succedendo fra noi, qualsiasi cosa sia, non ti creasse problemi. Le ho lette le cose che ha scritto tuo padre. È convinto che tu con un ragazzo non ci potresti mai stare, che per te sia impensabile una cosa del genere!”

Il moro aveva preso a camminare su e giù per la stanza, davanti alle gradinate. Si passava morbosamente le mani fra i capelli e i nervi cominciarono a saltargli per l'incazzatura.

“Ma dovevi parlarne con me! Che cazzo te ne frega di quello che pensa mio padre, lui non sa quello che-”

Si bloccò prima che potesse finire la frase.
Stava davvero per fare una dichiarazione solo per rabbia?
Non era questo quello che si meritava Mattia.
Se mai Christian avesse deciso di dirgli quello che provava per lui, sarebbe stato diverso.
Avrebbe preso le sue mani delicatamente fra le proprie e lo avrebbe guardato negli occhi, solo per fargli capire quanto quel sentimento a cui non riusciva a dare un nome lo stesse facendo impazzire.
Lo aveva inglobato nella sua morsa e non aveva intenzione di lasciarlo andare. Non che Christian avesse voluto, perché anche se non fosse stato ricambiato, avrebbe comunque ringraziato dio per avergli fatto conoscere la persona fantastica che era Mattia.

Il più piccolo però non aveva intenzione di demordere

“Cosa? Cos'è che non sa tuo padre?”

Il cuore gli batteva a mille, solo nella speranza che le parole che il maggiore non aveva pronunciato fossero quelle che il biondo voleva sentirsi dire.

“Niente”

Speranze che furono distrutte da quelle sei lettere. Gli occhi di Mattia si scurirono, specchio del suo animo in quel momento.

“Come puoi farmi la ramanzina quando neanche tu sai quello che vuoi? Parli di comunicazione, di dirsi tutto, eppure quando c'è da dire le cose importanti, ti tiri sempre indietro. Ammettilo una volta per tutte che questo è solo un gioco per te, un passatempo.”

Come al solito Mattia aveva frainteso tutto, come il biondo che era, e a quel punto il moro si ritrovò costretto a buttare al vento ogni fantasia di dichiarazione romantica.

“Vuoi sapere quello che voglio? Voglio che tu capisca una cosa: mio padre, tua madre, chiunque al di fuori di me e te non sa un cazzo su noi due.”

“Non lo so nemmeno io! Io non so un cazzo di niente e questa cosa mi fa impazzire, Chri, come fai a non capirlo?”

Avevano preso ad urlarsi contro, facendo voltare le poche persone che si trovavano nei paraggi

“E credi che per me sia semplice? Sembra che chiunque lì fuori sia convinto di conoscerci, di sapere cosa pensiamo o cosa proviamo l'uno per l'altro, ma loro non sanno niente. Credi che non mi abbia fatto stare male leggere quelle cose? Ma non gli do il peso che vorrebbero gli dessi e sai perché? Perché mi piaci, coglione!”

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non mi convince, ditemi che ne pensate che poi penso al continuo

in the middle of the night // matian zenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora