"Dicono che bere assenzio col tempo fa brillare la tua ombra. ? un problema se devi giocare a nascondino."
?
Un vecchio patto.
Una veglia silenziosa, durata anni.
Un sogno ricorrente.
Ombre con un compito preciso.
L'impercettibile battito d'ali d...
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"Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto. La terra è fatta di cielo."
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La nostalgia.
Una piccolissima parola che porta il peso di due concetti già di per sé immensi, contrastanti e viscerali: il ritorno e il dolore.
La mancanza di un ricordo lontano, di un momento vissuto e lasciato lì, in un passato in cui è impossibile tornare e di cui ricordiamo la sensazione con un velo di tristezza e una felicità antica e polverosa.
Certe nostalgie ti accarezzano improvvisamente, con la stessa delicatezza della prima brezza invernale e del suo profumo, ti solleticano la pelle e ti inebriano, sottili come veli evanescenti che ti avvolgono e poi volano via, inseguite dal vento e dal tempo. Senti le loro unghie fini graffiarti la pelle affilate per poi, come piume, lenire quello stesso bruciore che ti hanno provocato dispettose.
Io e Willow ne avevamo passati, di momenti insieme, che sommati creavano costellazioni che ci saremmo portate negli anni e che, ridendo, avevamo sempre detto che avremmo raccontato ai nostri futuri nipoti, con qualche filtro qua e là.
Era bastato uno sguardo. Bastava sempre un solo sguardo, con lei. Aveva letto il dolore nelle mie iridi e non le era importato nient'altro.
Perché a volte non servono domande, a volte rigetti talmente tanto le parole che sei costretta a tirare fuori dagli eventi, che l'unica cosa che senti realmente di desiderare è il silenzio ed una comprensione che sorvola la comune comunicazione e che sembra dirti, direttamente facendosi spazio tra i pensieri, non serve che mi spieghi, vedo il tuo dolore, vieni qui che te l'abbraccio.
Perché in fondo quel dolore non è altro che un bambino. Ti guarda con gli occhi lacrimosi dopo una caduta, ti implora di abbracciarlo e di non lasciarlo solo, di non abbandonarlo sopra quell'asfalto ma di sederti un po' con lui, controllargli le ferite e lenirle con un bacio dal sapore di zucchero, su una guancia umida di pianto.
Blake mi aveva accompagnato al lussuoso campus della Emerald quella stessa mattina, e iniziavo a sospettare che fosse solo un modo per tenermi lontana da tutto ciò che stava gestendo a mia insaputa, che si stava muovendo con un ingranaggio di cui non riuscivo a cogliere la chiave.