?Da cosa scappi, Nate??
?Non scappo da niente.?
?Tutti scappiamo da qualcosa.?
?Tu da cosa scappi, Chloe??
? hockey romance
*I personaggi fittizi sono TUTTI maggiorenni.
Mi raccomando, lasciate una stellina al capitolo e qualche commento per supportare questa storia 💕
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TRIGGER WARNING! ❗❗
In questo capitolo troverete una scena che descrive un attacco di panico entrando abbastanza nei dettagli, quindi se non ve la sentite di affrontare la lettura, sentitevi liberi di saltare questo capitolo.
So, kiss me
Quando mi avvicino all'ingresso del dormitorio di Nate, vedo Finn uscire dalla porta. La sua espressione è un misto di rabbia e frustrazione che non riesco a decifrare bene del tutto. Con le mani affondate nelle tasche della giacca, non si accorge nemmeno della mia presenza, e in un attimo è già lontano, oltre il parcheggio.
Osservo la sua figura allontanarsi, pregando che non abbia appena litigato con Nate, perché in questo caso la situazione si metterebbe male anche per me e per la sua maglietta distrutta che ho tra le mani.
Mi dirigo verso il piano giusto, ripetendomi mentalmente il discorso di scuse che mi sono preparata durante il tragitto in autobus, mentre cercavo di calmarmi.
Quando arrivo davanti alla porta, la trovo stranamente aperta.
Busso comunque.
Nessuna risposta.
Esito per un attimo, poi prendo un respiro profondo ed entro.
«Nate?»
Non ricevo nessuna risposta, immagino che sia nella sua stanza.
«Sto entrando... e ho una terribile notizia» inizio a dire ad alta voce, incamminandomi verso il corridoio. «Riguarda la tua maglietta... Ho provato a salvarla, credimi... ma i denti di Barney hanno avuto la meglio. Ora sembra più un crop top. Ma te la ricomprerò, giuro.»
Ma proprio quando sono al centro del soggiorno, sento dei rumori provenire da dietro il divano. Un respiro affannoso.
Probabilmente questo è il momento in cui dovrei darmela a gambe e lasciare questo dormitorio, ma quello che invece faccio è avvicinarmi lentamente e affacciarmi.
«Nate?»
È accovacciato a terra, la testa china e una mano premuta contro il suo petto, come se stesse cercando di fermare qualcosa che lo sta soffocando.