Kate poteva vedere la luce entrare dalla finestra in fondo alla stanza. Probabilmente era mattina. Fece il gesto istintivo di alzarsi e sentì una fitta tremenda prenderla al centro del petto, si portò una mano a toccarsi proprio lì e riuscì solo a sentire tutta l'area bendata e un gran dolore solo sfiorandosi. Guardò con attenzione la porta che si apriva ed un infermiera entrare.
- Buongiorno Katherine, come si sente? - Le chiese la donna mentre controllava i suoi valori nei monitor e cambiava la flebo.
- Come se mi avessero sparato in petto. - Rispose caustica Beckett.
- Sente molto dolore?
- Sopporto. - Rispose lei stoicamente.
- Non deve sforzarsi, non le fa bene. Ne parlerò con il dottor Hale, deciderà lui se è il caso di aumentare il dosaggio degli antidolorifici. Non possiamo darle nulla di più forte, perché farebbero male bambino.
Kate annuì.
- C'è suo padre qui fuori. È stato qui tutta la notte. Vuole vederlo?
Annuì ancora e l'infermiera uscì sorridendo sotto la mascherina.
- Ciao Katie. - Jim aveva preso posto sulla sedia vicino al letto, la sua voce le arrivava come un soffio sincopato dalla mascherina che non nascondeva la sua commozione.
- Ciao papà. Mi dispiace... - Cercò la mano dell'uomo che la prese stringendola con decisione.
- E di cosa? - Le chiese Jim
- Di averti fatto stare in pensiero.
- Sono in pensiero per te da quando sei nata, Katie. - Kate strinse la mano di suo padre chiudendo gli occhi per evitare di commuoversi. Respirò lentamente. - Lo capirai cosa vuol dire.
- Te lo avrei detto che non era di Josh però... - Tentò di giustificarsi.
- Però è arrivato lui.
- Sei arrabbiato papà? - Jim provò un'enorme senso di tenerezza per sua figlia in quel momento.
- Perché dovrei Katie?
- Per quello che è successo con Josh e con... con Castle. - Pronunciò il suo nome con un senso di vergogna e qualcos'altro che le suscitava dentro, un brivido ogni volta che pensava a lui e a quello che avevano fatto.
- Josh è un idiota Katie e mi chiedo come hai fatto a stare con uno che quando sei in ospedale si preoccupa di seguire il resto del mondo e non te. Meriti una persona vicino che ti metta sempre al primo posto, Katie, Josh non l'ha mai fatto, tranne quando doveva rivendicare che eri la sua fidanzata. Ma non sono affari miei e non è un discorso che dobbiamo fare adesso.
Kate annuì.
- Mi hanno detto che sei stato tutta la notte qui, dovresti andare a riposarti, papà. - Faticava già a rimanere sveglia ed odiava quella perenne sensazione di sonnolenza.
- Non voglio lasciarti sola. Rimarrò qui ancora un po'. Tu dormi, Katie.
Aveva forse cinque o sei anni l'ultima volta che aveva tenuto la mano di Kate mentre dormiva. Johanna era stata trattenuta a studio fino a tardi e lei era a casa con la febbre. Non riusciva a dormire, ma non voleva chiamarlo perché non voleva sembrare troppo piccola. Piangeva in silenzio contro il cuscino del letto, che attutiva ancora di più i suoi singhiozzi e Jim se ne era accorto quando era salito nella sua camera per controllarla, aveva visto i movimenti delle spalle così innaturali per una bambina che dormiva. Si mise seduto vicino al suo lettino e lei prese la sua mano e piano piano smise di piangere e si addormentò e lui rimase lì fino a quando sua moglie non era tornata a casa ed aveva preso in braccio Kate e quella notte l'aveva fatta dormire nel letto insieme a loro.

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Life
Fanfiction? la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.