抖阴社区

capitolo 3

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L'aria del tramonto era ancora calda mentre tornavo verso casa. La giornata con i Pogues era stata perfetta, ma ora sentivo la tensione crescere. Il telefono continuava a vibrare nella mia borsa come un promemoria di tutti i discorsi che avrei preferito evitare.

Quando varcai la soglia, mia madre era già lì. Perfetta come sempre, con un vestito impeccabile e un bicchiere di vino in mano. Sembrava più un'immagine uscita da una rivista di moda che una donna pronta a farmi la ramanzina della vita.

"Jovia, non ti pare di esagerare?" iniziò, senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo drink.

"Esagerare con cosa?" risposi con un'innocenza così esagerata da sembrare quasi offensiva.

"Con i Pogues. Con quel linguaggio terribile. Con tutto!" Alzò lo sguardo, gli occhi che mi trapassavano come raggi laser.

"Ah, certo, perché un paio di parolacce mi rendono il demonio in persona. Che dire allora di Rafe, con i suoi scatti d'ira, o di Topper, che probabilmente non sa neanche come si scrive 'decenza'?"

"Non fare confronti inutili," ribatté lei, stringendo il bicchiere. "Loro sono cresciuti con certe aspettative. Tu sei mia figlia, e pretendo di più da te."

Mi limitai a sospirare e alzare gli occhi al cielo. Non c'era verso di vincere queste discussioni, quindi tanto valeva mollare il colpo. "Va bene, va bene. La prossima volta eviterò di dire 'cazzo' davanti a te. Ti basta?"

Non aspettai una risposta. Salii di sopra, mi chiusi in camera e tirai fuori il telefono. Messaggio vocale di Sarah: "Hey Jo, siamo da Topper. Vieni. Adesso."

Non avevo bisogno di altre spiegazioni.

La porta di casa si chiuse con un rumore secco alle mie spalle, e io mi voltai appena per assicurarmi che non ci fossero occhi severi a seguirmi. Niente. Perfetto. Almeno per stanotte avrei evitato mia madre e i suoi sermoni.

La villa di Topper era illuminata solo da qualche luce soffusa. Non c'erano altre macchine nel vialetto, giusto le solite che conoscevo a memoria.
Ero arrivata per ultima, come sempre, perché fare aspettare gli altri era una piccola soddisfazione che non mi sarei mai negata.

Appena entrai, fui accolta dall'odore familiare di cloro della piscina, misto a quello di un barbecue ormai spento. Li trovai tutti in salotto: Sarah era sdraiata sul divano con le gambe appoggiate sul bracciolo, Kelce e Topper si stavano contendendo una manciata di nachos, e Rafe, come al solito, era seduto su una poltrona con un drink in mano, l'aria di chi pensava di essere al centro del mondo.

"Jo! Finalmente," esclamò Kelce, lanciandomi un nacho che schivai al volo.

"Kelce, ti giuro che un giorno ti faccio ingoiare quelle schifezze intere," risposi, lanciandogli uno sguardo che era metà minaccia e metà risata.

"Sei sempre così dolce," ribatté lui, ridendo.

"Serata tranquilla, eh?" commentai, buttandomi sul divano accanto a Sarah, che mi diede una pacca sulla gamba.

"Ci siamo noi, che altro ti serve?" disse Topper, sollevando il bicchiere.

Rafe rimase in silenzio per un attimo, sorseggiando il suo drink. "Sicuramente non i tuoi tentativi patetici di flirtare con Jo," disse con quel tono sarcastico che conoscevo fin troppo bene.

"Ecco che parla il principe di Kildare," ribattei, alzando un sopracciglio. "Geloso, Rafe?"

"Per favore, Jo, non iniziare," intervenne Sarah, appoggiando la testa sulla mia spalla. "Stasera siamo qui per rilassarci, non per vedere te e mio fratello litigare come due vecchi sposini."

"Sposini? Sarah, giuro che se continui così ti butto in piscina," dissi, ridendo.

"Jo, se mai dovessi sposarti con Rafe, giuro che mi trasferisco," aggiunse Kelce, facendo ridere tutti.

"Tranquilli, non succederà mai," rispose Rafe, alzando le mani come a voler tagliare corto.

"Ehi, ma com'è che Rafe è sempre così sulla difensiva quando si parla di te?" domandò Topper, con quel suo sorriso furbo.

"Perché ha una cotta," intervenne Sarah, senza nemmeno pensarci due volte.

Il silenzio che seguì fu interrotto solo dal rumore del ghiaccio nel bicchiere di Rafe.

La serata proseguì tra battute e risate. A un certo punto, Kelce iniziò a raccontare una storia assurda su una delle sue conquiste estive, mentre io e Sarah ci guardavamo alzando gli occhi al cielo.

"E quindi le ho detto: 'Se vuoi che ti porti sullo yacht, devi almeno saper nuotare,' e lei mi ha guardato come se le avessi chiesto di scalare l'Everest."

"Kelce, sei l'essere umano più superficiale che abbia mai conosciuto," dissi, ridendo.

"Grazie, Jo, significa molto detto da te."

Rafe si sporse in avanti, posando il bicchiere sul tavolino. "Jo, se sei così brava a giudicare gli altri, perché non ci dici qualcosa di te? Tipo, perché perdi tempo con quei Pogues?"

La domanda arrivò come una stilettata, ma non mi feci vedere scossa.

"Perché loro non si prendono così maledettamente sul serio, Rafe. È una qualità che dovresti imparare," risposi, lanciandogli un sorriso provocatorio.

"Touché," mormorò Kelce, ridendo sotto i baffi.

Quando l'orologio segnò l'una di notte, ci ritrovammo tutti in terrazza, a guardare la luna che si rifletteva sulla piscina. C'era un silenzio piacevole, rotto solo dal rumore dei ghiacci nei bicchieri e dal canto lontano delle cicale.

"Nonostante tutto, siamo una bella squadra," disse Sarah, rompendo il silenzio.

"Il meglio di Kildare," aggiunse Topper, alzando il bicchiere.

"Almeno fino a quando Jo non decide di scappare con i Pogues," disse Rafe, con un mezzo sorriso.

"Non scapperò mai, Rafe. Sei troppo divertente da tormentare," risposi, sollevando il bicchiere per un brindisi.

"A noi," disse Kelce.

"A noi," ripetemmo in coro, e in quel momento, mi sentii esattamente dove volevo essere.

Un mondo a parte ~ Rafe Cameron  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora