Notes between us?

"È difficile spiegare quello che non è mai successo, ma si è sentito forte come se fosse vero."
— Charles Bukowski
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C'erano giorni in cui bastava un respiro fuori posto per far tremare tutto.
Quel giorno fu uno di quelli.

In studio, l'aria era carica di attesa. I vocal coach avevano deciso di mettere Antonia e Cristiana alla prova.
Non era solo una sfida. Era un duello silenzioso. Una confessione a mezza voce.

Stessa canzone.
Due interpretazioni.
"All I Want" – Kodaline.

Un brano che parla di assenza, rimpianto, desiderio. Di qualcuno che ti manca ancora prima di averlo avuto davvero.
Proprio come loro.

"Lavorate separatamente," disse il maestro. "E che vinca la più vera."

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Nei giorni successivi, Antonia si isolò. Non parlava molto, nemmeno con Angelica. Ogni parola della canzone sembrava rifletterle dentro. All I want is nothing more...
Ogni volta che ripeteva quella frase, la sua voce si incrinava.
Pensava a Cri.
A quella carezza mancata.
A quell'abbraccio nel cortile che aveva detto troppo, eppure non abbastanza.

Cristiana, invece, sembrava più concentrata che mai. Ma dietro la compostezza, c'era confusione.
Lorella la seguiva, la incoraggiava.
Poi, una sera, accadde qualcosa.

La Pettinelli si avvicinò a lei, mentre usciva dallo studio.
"Cristiana. Hai talento. Hai profondità. Hai già una voce unica. Hai mai pensato di cambiare? Di lavorare con me?"

Cristiana abbassò gli occhi.
"Sono grata. Ma... no. Ho ancora bisogno di crescere. A modo mio. Con chi mi vede come sono."

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Quella sera, in casetta, Antonia trovò una lettera sul letto.
Carta piegata, scrittura familiare.
Era di Davide.

"Anto,
non ti scrivo per tornare, ma per capire.
Mi chiedo se pensi mai a noi, o se ora c'è qualcuno che ti confonde di più.
Sii felice, anche se non con me."

Antonia restò immobile, come colpita in pieno petto.
La mente corse a Cristiana.
Cristiana che la guardava troppo. Cristiana che si allontanava appena le cose si facevano vere.

E proprio in quel momento, Cristiana entrò nella stanza.
Vide la lettera.
Non disse nulla.
Ma il gelo che calò tra loro bastò a far capire tutto.

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Il giorno della sfida arrivò.

Cristiana salì sul palco per prima.
I primi accordi di All I Want risuonarono nell'aria.
Il suo sguardo cercava un punto fisso, ma era Antonia che vedeva, anche ad occhi chiusi.

"'Cause if I could see your face once more..."

Ogni parola era una ferita. Ogni nota, una confessione.
Cantava con una sincerità che spaccava il cuore.

Poi fu il turno di Antonia.

Appena salì, non guardò nessuno.
Ma appena la base partì, i suoi occhi si posarono su Cristiana.
Solo su di lei.

"But if you loved me... why'd you leave me?"

La voce era scura, calda.
Ogni parola sembrava dire: Tu mi hai lasciata, anche se non siamo mai state davvero insieme.

Cristiana la fissava.
E in quello sguardo c'erano mille parole non dette.
Dolore.
Desiderio.
Paura.

Alla fine della performance, calò il silenzio.
I coach applaudirono.
Gli altri ragazzi erano senza fiato.

Ma loro due, Antonia e Cristiana, restarono immobili.
Le mani lungo i fianchi.
Gli occhi ancora incollati.

Nessuna parola.
Solo quel vuoto denso di tutto.

Eppure, bastò un passo.
Cristiana fece un cenno appena percettibile con il mento.
Antonia deglutì, ma non si mosse.

Tra loro non c'erano applausi, né giudizi.
Solo la consapevolezza di aver cantato la stessa verità con due voci diverse.
Due cuori in guerra. Due mani che volevano toccarsi e non osavano.

Poi, uno sguardo. Più lungo. Più vero.
Un attimo in cui il mondo sembrò rallentare.

E in quell'attimo, tutto poteva ancora succedere.
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Qualche giorno dopo, l'aria in casetta era cambiata.
L'ansia non era più solo per le prove o le sfide, ma per qualcosa di più grande.
Il serale era vicino. E non tutti avevano la maglia.

Quel pomeriggio, i coach li riunirono in sala.
Le sedie in cerchio, le telecamere puntate.
Una voce prese il microfono: era Zerbi.
"Oggi, sarete voi a parlare. Voi a scegliere. A indicare chi, secondo voi, merita di andare al serale. E dovrete dirlo davanti a tutti."

Un brusio si diffuse nella stanza. Alcuni si irrigidirono sulle sedie.
"Voglio un nome. Uno solo. E una motivazione. Perché ci crede davvero? Perché è cresciuto? Perché vi ha emozionato? Ditelo."
Silenzio. Poi il primo parlò.

Angelica, con voce tremante, disse: "Trigno. Perché ogni volta che canta, ci fa vedere chi è. Anche quando non ci riesce con le parole."
Jacopo indicò Cristiana: "Perché ha tirato fuori qualcosa che nessuno si aspettava. E perché lo fa con dignità, anche nel silenzio."
Altri seguirono, alcuni scegliendo Deddé, altri Trigno, qualcuno Cristiana.

Poi fu il turno di Antonia.
Tutti la guardarono. Persino Cristiana.
Ma Antonia rimase per un attimo zitta. Respirava piano. Come se stesse cercando le parole giuste, o il coraggio per pronunciarle.

"Io..." cominciò. La voce roca, quasi bagnata.
"Lo so che devo dire un solo nome. Ma ne ho due."
Uno sguardo rapido verso i coach, come a chiedere il permesso di infrangere la regola.

"Trigno. Perché... perché ha qualcosa da dire. Sempre. E quando canta, lo senti. Ti entra addosso, ti smuove. E io... lo rispetto per questo."
Si voltò verso di lui. Lui abbassò gli occhi, grato.

"E poi... Cristiana."
Un sussurro.
"Perché lei ha fatto un percorso silenzioso, ma enorme. Perché si è messa a nudo. Perché la sua voce dice tutto quello che lei non ha ancora il coraggio di dire."
Una pausa. Un battito che rimbomba nel silenzio.
"E forse... forse la sto dicendo io, quella cosa, per lei."

Cristiana non distolse lo sguardo.
E in quegli occhi lucidi c'erano troppi contrasti: orgoglio e rabbia, dolcezza e paura.

Angelica si voltò verso di lei e le sfiorò un braccio.
"Dille qualcosa," sussurrò.
Ma Cristiana non si mosse.
Le dita chiuse a pugno.
Le labbra strette.
Solo gli occhi, fissi su Antonia.

Come se l'unica cosa che volesse davvero...
fosse gridarle grazie.
O baciarla.

Ma per ora, non fece nessuna delle due.

Ciao ragaaa,come va??Spero vi piaccia,ci tengo molto...