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(Cap. 11) Barbablù

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*Donna ritorna al Centro di Riabilitazione Roma87, che ribattezza "Barbablù", per la seconda visita ad Alexander. Scoprirà che hanno in comune molto più dell'affinità. Ma non è l'unico uomo che le si avvicina...*

tempo di lettura: 4 minuti

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Eccomi di nuovo davanti al Palazzo blu, che ribattezzai nella mia mente Barbablù. Ero scesa dal treno insieme ad altri colleghi che, come me, facendo finta di niente, guardavano tutti i probabili I.O che stavano camminando davanti a noi verso il Palazzo. Riconobbi l'infermiera del giorno prima, molto simile ad altre infermiere, ma una di queste era visibilmente meno vivace. Forse non aveva ancora ricevuto l'aggiornamento.

In fila per i controlli all'interno ci si scambiava solo frasi di circostanza. Arrivati poi nella Stanza Procedure, mentre aspettavamo la consegna dei tablet ed eventuali comunicazioni, sorseggiavamo un caffè, parlando delle ultime tecniche di riabilitazione psichiatrica purtroppo sempre più indirizzate alla somministrazione di farmaci psicotropi. Il mio campo era senza dubbio insondabile, visto che analizzavo i disturbi psichiatrici in maniera alternativa.

"Salve, ma tu non sei Donna?" Mi girai.

"Sono Paolo! Non ti ricordi di me? Al corso di neurochirurgia, terzo anno?"

Cercai di collegare il suo volto ai miei ricordi di tanti anni fa e mi sembrò di riconoscerlo, in fondo eravamo cambiati un po' tutti.

"Ciao, come stai? Io ho cominciato ieri."

"Raccontami un po' di te, ti sei sposata? Hai figli?"

Alla faccia delle domande dirette.

"No, io e il mio fidanzato ci siamo lasciati prima del collasso e poi, la vita, i problemi, il lavoro, sai com'è. E tu?"

"Io sono sposato e ho due figli, Marta e Ludovico, e sono il Responsabile di questo istituto."

"Sul serio? Complimenti davvero! Forse, alla fine, hai scelto il ramo della psichiatria che dà più soddisfazioni, almeno economiche."

"Credimi, si fanno passi da gigante, non capisco come tu possa continuare con il tuo approccio, consentimi, poco ortodosso, a pazienti che sono semplicemente... rieducabili."

"Rieducabili? Cosa intendi?"

"Hanno perso le coordinate, tutto qui. Sono sperduti, come i bambini di Peter Pan, ricordi?"

E rise forte. Una risata strana.

"Caro Paolo, la mente umana, come sai, è piena di sorprese, un territorio sconosciuto e affascinante. E con un potenziale enorme."

"In questo ti devo contraddire, la mente umana è molto più semplice di quanto siamo soliti credere. A causa risponde effetto. Sempre."

Mi girai verso la macchina del caffè e vidi, riflesse negli specchi, le facce dei colleghi che ci guardavano. Nessuno interveniva, qualcuno mi fissava quasi spaventato. Una ragazza si avvicinò per prendere una tazza e salutò Paolo che rispose con un piccolo cenno del capo. Poco ortodosso, pensai, molto poco umano.

Si aprì una porta ed entrarono le infermiere che si andarono a sedere alle scrivanie. Cominciarono a chiamarci, ci avvicinavamo, poggiavamo il bracciale sul lettore e ci veniva consegnato il tablet personale.

"Bene, spero di rivederti, buona giornata."

Dissi a Paolo, mentre mi avvicinavo alla porta di ferro per entrare nel Reparto A - Pazienti 1 a 75. Mi guardò sorridendo mentre stava parlando con un altro collega.

Camminavo con calma, insieme agli altri che entravano nelle stanze dei loro pazienti, guardandomi intorno fino a che arrivai alla stanza 40. Avvicinai il bracciale e la porta si aprì.

I.O - I OBSERVE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora