Los Angeles 2023.
Quando sei stata cresciuta da un allenatore di basket è difficile trovare qualsiasi altro sport interessante.
Tutto inizia a girare intorno a quella palla a spicchi, che ti ha dato tutto, ma che irreparabilmente, ad un certo punto...
😺L'attesa è stata lunga, ma vi prometto che ne sarà valsa la pena.
🫶🏻Vi prego solamente di perdonarmi per i continui ritardi, ma anche noi "scrittrici" siamo umane, quindi ci sono periodi più difficili di altri.
🩷Spero solo che vi sia mancata Megan. (Perdonatemi già gli errori nel caso) La stellina⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
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Megan's pov
Qualcuno stava suonando al campanello. O almeno così mi sembrava.
Inizialmente credevo fosse la sveglia, però poi sbattendo un paio di volte le palpebre mi accorsi di non essere in camera mia e che quella che risuonava nell'aria non era la mia sveglia, anche perché, avrei lanciato il telefono al terzo squillo. "Vado io." Mugugnò una voce maschile di fianco a me, ricordandomi perché avevo dormito così bene quella notte.
Ero rimasta a dormire da Jere.
Un piccolo battito del mio cuore mi ricordò che io e Jere non eravamo più solo una cosa indefinita, o come io avevo definito presa dal panico, amici.
Eravamo diventati ufficialmente una coppia. Beh, ufficialmente era un parolone, insomma, noi avevamo messo in chiaro di essere una coppia.
Il resto poteva anche aspettare.
Era strano lo dovevo ammettere. Era strana quella sensazione che mi riempiva il petto di gioia, di sicurezze, quella di sapere di avere al mio fianco qualcuno che ci sarebbe stato sempre.
E Jeremiah me lo aveva dimostrato in diverse occasioni che ci sarebbe sempre stato.
Mi fuoriuscii un verso di noia quando il calore del corpo di Jeremiah lasció il mio fianco, anche se prima di abbandonarmi del tutto, mi adagiò le sue labbra sulla nuca, lasciandomi un bacio leggero, sentendo poi la porta aprirsi.
Perché il benessere durava sempre così poco?
Si stava così bene con il braccio di Jeremiah intorno alla propria vita durante la notte, come se avesse la capacità di tenermi ancorata a lui, non permettendomi di andarmene nei miei incubi.
Così, dopo essermi stropicciata gli occhi cercai il telefono sul comodino, cercando di capire che ore del giorno fossero.
Erano le dieci del mattino. Mi girai di schiena sul materasso, osservando il soffitto.
La sera prima Jeremiah aveva insistito perché rimanessi da lui, ed ero quasi certa che ci fosse lo zampino di Noah. Da cosa l'avevo intuito?
Dal fatto che erano rimasti a parlottare in cucina per almeno dieci minuti e Noah continuava a scuotere la testa, per ogni cosa che J provava a dirgli.
Lo sapevo che Jeremiah voleva rimanere con Noah. Che voleva stare al suo fianco quando avrebbe fatto il passo avanti, chiamando suo padre.