Passammo la notte nel bunker. Il calore prodotto dai corpi ammassati gli uni sugli altri divenne presto opprimente.
Jack, il medico, cercò di medicare i feriti con quel che poteva. Ero ricoperta di lividi ma per fortuna non avevo nulla di rotto, solo qualche lussatura qua e là. Mi sforzai a rimanere impassibile ad ogni mio movimento per non mostrare il dolore. Avevo il terrore che se Carter avesse capito che ero ferita, avrebbe pensato che non sarei riuscita ad affrontare il viaggio che ci aspettava.
Liam e Lili dormivano abbracciati l'uno all'altro, Samshara era sveglia a fare la guardia alla botola e Carter, seduto in un angolo sul pavimento sudicio e freddo, teneva lo sguardo fisso sulle sue mani sporche di sangue.
– Come stai? – sussurrai sedendomi accanto a lui.
Aveva i ricci arruffati, la maglia strappata sul torace lasciando intravedere il solco tra i pettorali ed era completamente sporco di terra e sangue secco. Ma era comunque la creatura più bella che avessi mai visto, forse in quello stato lo era ancora di più.
Spostò lo sguardo su di me e mi sorrise: — Bene. O meglio... – scosse la testa indicando in alto – Non si sono salvati.
Gli posai una mano sulla spalla e scoprii, con grande sorpresa, che al mio tocco la sua pelle si ricopriva di brividi. Lo guardai negli occhi, ma lui non cercò in nessun modo di nascondere la sua reazione.
– Abbiamo fatto tutti quanti il possibile... – aggiunsi sperando di essergli di conforto, ma era innaturale sentirsi confortati da delle semplici frasi di circostanza.
Così cercai di aiutarlo come lui aveva fatto con me. Raccolsi il coraggio e lo circondai con le braccia, non riuscendo ad evitarmi una buona dose di goffaggine. Inizialmente rimase di sasso, impietrito, ma dopo qualche istante i muscoli gli si sciolsero e ricambiò l'abbraccio.
A quel punto fui io a sentirmi confortata.
– Ehi! Voi due! – disse Samshara da sotto la scala a pioli.
Ci allontanammo di scatto. Ero viola dall'imbarazzo.
Carter, accorgendosene, non poté fare a meno di scoppiare a ridere portandosi una mano alla bocca per non svegliare tutti quanti. Finalmente ricomparvero quelle due meravigliose fossette.
Gli lanciai uno sguardo truce, poi mi sciolsi anche io in una risata.
– Fatela finita! – si lamentò Samshara – Venite fuori, andiamo a vedere se c'è qualche superstite. – disse con poca convinzione.
La seguimmo fuori dal rifugio, il sole stava lentamente sorgendo.
Il villaggio era un cumulo di macerie. I corpi degli abitanti erano ancora sparsi sulla strada. Le mosche si spostavano in sciami da un cadavere all'altro.
– C'è qualcuno? – urlò Samshara.
Ma nessuno rispose. Andammo avanti coprendoci il naso e la bocca con la maglietta, per evitare di respirare tutta la polvere che ancora aleggiava nell'aria.
– C'è qualcuno?
All'improvviso sentimmo un rumore provenire dal margine della giungla. Ci inoltrammo tra gli alberi e, dopo qualche passo, trovammo Piros seduto scompostamente con la schiena poggiata contro il tronco di un'albero.
– Piros! – esclamò Carter.
La gamba destra dell'uomo aveva assunto una posizione innaturale.
– Ro-ro-rotta? – chiese con un filo di voce.
– Temo di si, amico mio. – rispose Carter posandogli una mano sulla spalla – Forza, aiutatemi a portarlo nel bunker.
Quando afferrai Piros per un braccio, qualcosa cadde a terra. L'uomo si liberò dalla presa e la raccolse.
– Non lo molli mai quel computer, eh? – disse Samshara divertita.
Una volta raggiunta la botola, con molta fatica calammo Piros fino al fondo. Jack si occupò immediatamente di steccargli la gamba con un bastone di legno.
– Torno fuori a dare un'occhiata, vieni con me? – mi chiese Carter.
Senza aspettare che me lo chiedesse un'altra volta, lo raggiunsi fuori dal bunker. Carter si inoltrò nuovamente nella giungla a passo spedito.
– Dove stiamo andando? – chiesi cercando di stargli dietro.
– A vedere se l'entrata delle gallerie è rimasta intatta.
Capimmo che qualcosa non andava quando incontrammo un lembo di foresta in cui gli alberi erano completamente sradicati ed inceneriti.
L'esplosione di una bomba aveva fatto crollare le pareti della galleria, bloccandone definitivamente il passaggio.
Carter, preso dalla rabbia, tirò un pugno contro la corteccia nera di un'albero.
– Come facciamo? — chiesi.
Venni colta dal terrore che avrebbe potuto decidere di rimandare la spedizione o perfino di annullarla.
– Ci muoveremo allo scoperto. Non abbiamo altra scelta.

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NECTAR
AdventurePROTETTA DA COPYRIGHT PERCH? DEPOSITATA REGOLARMENTE! [IN REVISIONE] A causa dell'inquinamento globale, la terra comincia a ribellarsi alla presenza della specie umana. Dopo Tsunami, tornadi, terremoti, esplosioni nucleari, carestie, epidemie e guer...