抖阴社区

46.

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Il tempo scorreva ed io iniziavo a perderne la cognizione. I giorni si susseguivano confondendosi con le notti. Tanti e diversi paia d'occhi, mi spiavano continuamente dalla porta a vetro, non ero mai sola. Eppure non avevo nessuno.

Avrei voluto tentare una nuova fuga, ma non c'era modo di scappare. La sbarre di ferro avevano bisogno di una chiave, mentre la porta di vetro antiproiettile si apriva solo tramite dei sensori che analizzavano la retina degli Assaltatori. Ero intrappolata.

Pensavo continuamente ai miei fratelli, pensavo a Carter, a Samshara, a Liam e a Lili. Sentivo il peso della responsabilità schiacciarmi a terra. Se fossi stata una brava persona non avrei mai prodotto il Nettare per Beehive. Ero di riflesso colpevole per tutte le disgrazie capitate alle persone che mi circondavano. E soprattutto ero colpevole per le disgrazie che colpivano me stessa.

Cosa ho che non va? Mi chiedevo, colpendomi la fronte con i palmi delle mani.

Ero pentita della persona che ero, provavo compassione per me. La stessa compassione con la quale mi aveva guardata Carter.

Forse era meglio che mi trovassi in una cella degli Assaltatori, ma ormai il danno era fatto: il mio Nettare scorreva nel cervello artificiale degli Automi di Keller. Questa guerra avrebbe portato all'estinzione della razza umana, ed io avevo avuto la mia parte.

Dorian veniva spesso a trovarmi, mi provocava, mi infastidiva, mi torturava. "Sei marcia, proprio come me" mi aveva ripetuto altre volte. Ed io ci credevo.

Ero rintanata al mio solito angolo di gelido acciaio, quando sentii il suono di un'esplosione.

Cosa è stato? Scattai in piedi con il cuore in gola.

Il rumore divenne sempre più forte, nuove esplosioni, proiettili che si conficcavano nelle pareti dei vicoli, nella carne, urla di dolore.

Sono Correttori? Sono spacciata! Mi portai le mani tra i capelli e guardai intorno in cerca di una soluzione.

Non avevo armi, non avevo vie di fuga, non avevo idea di cosa fare!

Il frastuono era sempre più forte, sempre più vicino. Davanti alla mia porta si alzò una nuvola di fumo e tutto divenne improvvisamente silenzioso. Sentii il rumore di chiavi che giravano nella serratura dell'accesso sbarrato, seguito dal bip elettronico della porta a vetro. Questa si spalancò e nella mia cella si palesò una figura familiare.

– Carter... – sussurrai.

NECTARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora