抖阴社区

Cp. 17 "then go away"

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Chi dà luce,
rischia il buio.
-E. Montale

POV CAMERON

Il locale era vuoto, ma la tensione che sentivo cresceva come un nodo in gola. Guardavo Helena muoversi tra i tavoli, cercando di sistemare tutto, ma c'era qualcosa di diverso in lei. Qualcosa di distante. O forse ero io a vedere le cose in modo diverso.

Kai. Quel nome continuava a tornarmi in mente come una spina nel fianco. E ogni volta che Helena parlava di lui, il suo tono cambiava. Più freddo, più... ossessivo. Non potevo ignorarlo. Non potevo più far finta di niente.

Quando finalmente ebbe un momento libero, mi avvicinai al bancone. Lei mi notò e per un istante sembrò sorpresa. Poi, quel sorriso che amavo tanto svanì. «Cameron. Che ci fai qui?»

«Pensavo che oggi ci saremmo visti,» dissi, cercando di mantenere la calma. «Ma a quanto pare Kai e il suo maledetto locale sono diventati la tua unica priorità.»

Lei sospirò, incrociando le braccia. «Non cominciare. Sai che sto solo cercando di proteggere il mio lavoro.»

«Proteggere il tuo lavoro?» alzai un sopracciglio, incredulo. «Helena, da settimane non parli d'altro che di come distruggerlo. Ti stai consumando per questo. E per cosa, alla fine?» gli dissi, perplesso.

I suoi occhi si strinsero, e potevo vedere la sua pazienza svanire. «Non è solo lavoro, Cameron. È tutto quello che mi è rimasto. Dopo tutto quello che ho passato... dopo tutto quello che ho perso, il locale è l'unica cosa per cui posso lottare.»

Quelle parole mi colpirono, ma non nel modo in cui avrebbe voluto. «Lottare?» ripetei, incredulo. «Tu non stai lottando, Helena. Stai facendo esattamente quello che odi di Kai. Stai distruggendo le persone. E per cosa? Per dimostrare che sei migliore di lui? Per sentirti superiore?»

Il suo volto si indurì, e sapevo di aver toccato un nervo scoperto. «Non osare mettermi sul suo stesso piano!» gridò.

«Allora spiegami qual è la differenza,» ribattei, senza abbassare la voce. «Kai ha distrutto altre persone per costruire il suo impero, e ora tu stai cercando di fare lo stesso. Dimmi, Helena, quanto lontano sei disposta ad arrivare? Quante persone dovranno cadere prima che tu ti senta soddisfatta?»

«Non è la stessa cosa!» insistette, sbattendo una mano sul bancone. «Io non sono come lui. Io non faccio tutto questo per avidità o per egoismo. Io... io sto cercando di sopravvivere.»

Scossi la testa, frustrato. «Sopravvivere? Questo è quello che chiami sopravvivere? Helena, guarda cosa stai facendo. Ti stai isolando da tutti, ti stai lasciando consumare da questa... ossessione. E per cosa? Per dimostrare che sei più forte di lui? Perché, credimi, da fuori sembra che stai cercando solo vendetta.»

Il suo viso si arrossò, e per un momento sembrò che stesse per rispondermi. Ma poi distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.

«Non capirai mai,» disse infine, la voce più bassa, ma tagliente. «Non sai cosa significa perdere tutto. Non sai cosa significa dover ricominciare da zero, con il mondo che ti guarda dall'alto in basso.» la sua voce tremava, e per un attimo pensai di andare da lei e stringerla forte tra le mie braccia.

«E forse non lo so,» replicai. «Ma so cosa significa vedere qualcuno a cui tieni distruggersi con le proprie mani. E questo è quello che stai facendo, Helena. Ti stai autodistruggendo, e io non posso più guardare.»

Lei mi fissò, gli occhi lucidi ma pieni di rabbia. «Allora vattene,» sibilò freddamente. «Se è così difficile per te, vattene. Non ti ho mai chiesto di restare.»

Quelle parole mi colpirono come un pugno, ma non lasciai trasparire nulla. «Sai una cosa, Helena? Non importa quanto cerchi di sabotare Kai o chiunque altro. Alla fine, l'unica persona che stai veramente distruggendo sei tu.»

Mi voltai e uscii dal locale senza guardarmi indietro. Ogni passo che facevo lontano da lei mi sembrava pesante, ma sapevo che non potevo restare. Non in quel momento. Non finché Helena non fosse stata disposta a vedere cosa stava facendo a se stessa.



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