Eppure resta che qualcosa
è accaduto, forse un
niente che è tutto.
-E. MontalePOV HELENA
La notte era buia e fredda, ma non abbastanza per spegnere il fuoco che bruciava dentro di me. Il litigio con Cameron continuava a rimbombarmi nella testa, ogni parola una pugnalata che non riuscivo a ignorare.
"Tu stai facendo la stessa identica cosa di Kai, distruggi le persone."
Non era vero. Non poteva essere vero. Kai distruggeva le persone per egoismo, per ambizione. Io stavo solo cercando di proteggere ciò che mi apparteneva, ciò per cui avevo lottato. Ma quelle parole continuavano a tormentarmi. Perché Cameron mi conosceva meglio di chiunque altro. E se avesse avuto ragione?
Scossi la testa, respingendo quel pensiero. Avevo un piano da portare a termine. Connor era stato chiaro: il primo passo era avvicinarmi a Tim e instillare il dubbio. Martedì sarebbe stato il suo giorno, il giorno in cui il suo mondo avrebbe cominciato a crollare.
Mi infilai nel locale di Kai dalla porta posteriore, muovendomi silenziosa come un'ombra. Nessuno mi notò mentre attraversavo la cucina e il corridoio stretto che portava al magazzino. Era lì che trovai Tim, intento a sistemare delle scatole con l'aria di chi avrebbe preferito essere ovunque tranne che lì.
«Ehi, Tim,» dissi, facendolo sobbalzare.
Lui si girò di scatto, quasi lasciando cadere una scatola. «Helena? Che ci fai qui?»
Mi avvicinai con un sorriso rassicurante. «Passavo di qui e ho pensato di dare un'occhiata. Sai, la competizione è vicina e volevo vedere come se la cava il grande Kai Johnson.» gli sorrisi.
Tim borbottò qualcosa, evitando il mio sguardo. Sembrava nervoso, come se fosse già sul filo del rasoio. Perfetto.
«Sai,» continuai, abbassando il tono della voce, «ho sentito dire che Kai non è molto contento del personale ultimamente. Pare che abbia fatto qualche commento poco carino su come stanno andando le cose.»
Tim alzò lo sguardo, il rossore salendogli alle guance. «Davvero? Non mi ha detto nulla.»
Sorrisi, fingendo un'aria di comprensione. «Beh, sai com'è fatto. Non è il tipo che affronta le cose direttamente. Preferisce parlarne alle spalle. Mi dispiace che tu debba lavorare in un ambiente così... tossico.»
«Non è sempre facile,» ammise Tim, abbassando di nuovo lo sguardo.
Mi avvicinai di un passo. «Non posso immaginare quanto dev'essere frustrante. Soprattutto sapendo che fai tutto il possibile per far andare bene le cose. Ma a Kai non importa. Lui pensa solo al profitto, a far vedere a tutti quanto è bravo. Le persone come lui non cambiano mai, Tim.»
Lui rimase in silenzio, ma il suo sguardo tradiva una scintilla di rabbia. Ero sulla strada giusta.
«Sai cosa penso?» dissi, abbassando ancora la voce come se stessi condividendo un segreto. «Non meriti di essere trattato così. Nessuno lo merita. E se fossi in te, glielo farei sapere.»
Tim annuì lentamente, il rossore sulle guance ora era accompagnato da una tensione visibile nelle spalle. Avevo piantato il seme, e ora dovevo solo aspettare che crescesse.
Lasciai il magazzino e mi diressi verso la sala principale, dove trovai Kai. Era al centro dell'attenzione, come sempre, parlando con un gruppo di clienti, ovviamente tutte donne. Il suo sorriso sicuro mi fece stringere i denti.
Mi avvicinai con passo deciso. «Kai.»
Lui si girò, sorpreso. «Helena? Non mi aspettavo di vederti qui.»
«Solo un giro di ricognizione,» risposi con leggerezza, cercando di ignorare gli sguardi di quelle gallinelle deformate. «Sai, la competizione è vicina. Non volevo che pensassi di potertela cavare troppo facilmente.»
Kai rise, ma c'era una nota di attenzione nei suoi occhi. «Non mi preoccupo mai. Sai che sono sempre pronto.»
«Sempre pronto,» ripetei con un sorriso che non raggiunse gli occhi. «Ma immagino che la pressione cominci a farsi sentire, vero? Gestire un locale non è mai facile. Soprattutto quando hai un personale... non esattamente al top.»
Kai inclinò la testa, stranito, il sorriso che si faceva più rigido. «Non ho problemi con il mio personale, se è questo che stai cercando di insinuare.»
«Oh, certo, certo,» dissi, alzando le mani in segno di resa. «Ma sai, le voci girano. E ho sentito dire che ultimamente non sei troppo soddisfatto.»
Kai mi fissò per un lungo momento, poi scrollò le spalle. «Sai come sono le voci. Non bisogna credere a tutto.»
«Giusto,» risposi, lasciando trasparire un'ombra di sarcasmo. «Beh, non volevo disturbarti. Solo ricordarti che sabato sarà un giorno importante. Spero che tu sia davvero pronto.»
«Oh, lo sono,» disse, la voce sicura. «Ma non preoccuparti, Helena. Anche se perderai, puoi sempre fare un salto qui. Magari ti offro un drink per consolarti.»
Il suo tono scherzoso mi fece venire voglia di rispondergli a tono, ma mi trattenni. Sorrisi invece, un sorriso che sapevo lo avrebbe lasciato a chiedersi cosa stessi pensando.
«Ci vediamo sabato, Kai,» dissi, girandomi e dirigendomi verso l'uscita.
Mentre attraversavo la porta, sentii il peso del piano che stava prendendo forma. Avevo fatto il primo passo. Tim era pronto a esplodere, e Kai non aveva idea di quello che lo aspettava.

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?HEARTS ON THE RUN?
RomanceDopo anni trascorsi lontano, Helena, una giovane e bella ragazza dell'età di 27 anni, decide di tornare a Silver Place, per prendersi cura del vecchio locale di famiglia. Si immerge subito in un progetto ambizioso, ma la sua determinazione viene mes...