抖阴社区

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Gennaio, 2020

Il vento gelido si scontrò con la pelle rosea di Jimin, ormai leggermente arrossata a causa delle basse temperature inglesi; stesso vento che scompigliava i suoi capelli biondi, portati indietro da un ciuffo che mostrava la fronte.

«Odio questo posto» pensò fra sé e sé il biondo, pensiero che aleggiava spesso nella sua mente, soprattutto ad ogni ritorno a casa.

In quella casa.

Jimin si era trasferito dalla Corea all'Inghilterra ben quattro mesi prima per intraprendere la sua carriera universitaria nella facoltà di psicologia.
Non aveva scelto Londra come sua meta, bensì era capitato una piccola cittadina al centro del Regno Unito, Derby.

E perché?
Per un problema di tempistiche, si era mosso troppo a ridosso delle scadenze per le ammissioni e non fu preso nella sua amata Londra.

Jimin odiava Derby, ne odiava ogni angolo anche il più remoto perché non era una città caotica, anzi era tutto l'opposto di Londra.
Se ne era innamorato durante un viaggio con i suoi migliori amici, Taehyung e Jungkook. Avevano passato una delle settimane più belle e intense della loro vita. Avevano visitato tutti i luoghi e i monumenti principali della città, riuscendo a osservare anche il cambio della guardia a Buckingham Palace; non erano mancate le feste in ogni locale possibile, le serate passate a divertirsi e in quel momento si era innamorato perdutamente di quella città, tanto da iniziare a cercare università in zona.

Purtroppo Derby era una città tranquilla, pochi locali e troppe poche feste.
Era abbastanza piccola. I pochi locali che vi erano, erano spesso punto di ritrovo di inglesi ubriaconi e molesti; e Jimin trovandosi lì da poco, non aveva ancora avuto modo di partecipare a grandi feste universitarie, ma solo ad alcune festicciole organizzate dagli amici del suo migliore amico, tenutesi in discoteca.

Unici luoghi dove Jimin riusciva a recuperare il contattato umano di cui tanto aveva bisogno per vivere.

Se c'era una caratteristica che a Jimin piaceva tanto di quel posto, era la vastità di nazionalità che l'abitavano e soprattutto i numerosi supermercati etnici dove rifornire la dispensa di casa; i suoi preferiti, oltre a quelli coreani dove aveva modo di acquistare tutti quei prodotti che gli ricordavano terribilmente casa, anche quelli indiani per cui Jimin andava pazzo.

Al biondo mancava terribilmente Seoul, gli mancava l'immensità degli spazi che la caratterizzavano, i locali, la gente per le strade, così tanta gente da fargli mancare l'aria quando vi erano i mercatini in centro città.
Il suo bar preferito, il "Lie", dove si poteva bere in compagnia con gli amici, organizzare feste e ballare fino a non sentirsi più i piedi. Era questa la vita di Jimin prima di trasferirsi; era dettata da esse, alcool, avventure da una notte e dalle persone, tante persone.

Il contatto umano era la sua linfa vitale.

Il biondo sosteneva che gli esseri umani lo facessero sentire vivo, il calore dei loro corpi a contatto, il colore dei loro occhi rispecchiava quelli della loro anima e la sua, da quando era in quella casa, era nera.
Jimin era una persona che odiava stare rinchiusa per troppo tempo nello stesso spazio, non soffriva di claustrofobia, ma proprio non sopportava l'idea di essere rinchiuso fra quattro mura per questo non concepiva come alcune persone riuscissero a non uscire di casa per giorni interi durante le vacanze o i fine settimana, la sola idea lo faceva agitare.
Era anche una persona con il constante bisogno di qualcuno nella propria vita, con il bisogno di essere amato ma ancora non aveva trovato nessuno degno per quel ruolo.

Jimin costeggiava il viale alberato che dall'università portava ad un incrocio e poi da lì 20 minuti a piedi, passando per un centro città, se così si poteva definire, deserto, al freddo e al buio; 30 minuti di pullman e poi a casa.

Stuck with you || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora