抖阴社区

59.

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Spalancò la portiera e si appoggiò al sedile della sua decappottabile, infilò le chiavi nel blocchetto di accensione e le girò mettendo così in moto sfrecciando verso casa di Taehyung.

Finalmente Jimin avrebbe avuto del tempo da trascorrere assieme ai suoi amici. La sua giornata era stata divisa e condivisa con i parenti; prima i suoi zii, poi dritti a casa di sua cugina e infine, passò dai nonni. Non che gli fosse dispiaciuto trascorrere del tempo con loro però cinque ore di domande su domande su come avesse trascorso o meno quei sei mesi, lo avevano abbastanza stressato.

Non erano una di quelle famiglie che si ritrovava puntualmente ogni domenica a pranzo a casa di qualcuno e passavano il pomeriggio a giocare a carte, assolutamente no però c'erano sempre l'uno per l'altro e questo, a parere di Jimin, li rendeva ancor più uniti di qualsiasi altra famiglia che conoscesse, nonostante i problemi che avessero con il padre.

Fu difficile omettere Yoongi dai racconti e non perché avesse paura di un rifiuto dalla sua famiglia, ma semplicemente perché non voleva toccare quel discorso, non voleva raccontare loro di quanto fosse stato innamorato e di come fosse tristemente finita la loro storia. Sua madre sembrò tacitamente comprendere le sue scelte e si limitò ad ascoltarlo raccontare con gli occhi entusiasti di chi non vedeva il figlio da quasi metà anno; ma nonostante avesse volutamente eliminato il discorso "Yoongi" dai suoi racconti, non pensarci nei momenti in cui erano i suoi zii a raccontargli come avessero salvato un cane da un cassonetto della spazzatura o come sua cugina avesse trascorso la quarantena che, diciamocela a tutta, a Jimin poco fregava perché dubitava fortemente che le sue attività svolte fossero molto diverse da quelle di chiunque altro, non gli impedirono di pensare tanto, tantissimo al ragazzo dai lunghi capelli corvini, gli occhi dal taglio felino e dal sorriso più bello del mondo.

E dalle sue labbra e a quello che la bocca di Jimin gli aveva fatto la sera precedente.

La sera prima, una volta dopo essersi chiuso nella sua stanza, aveva iniziato a piangere senza sosta abbracciando il suo cuscino bianco. Non aveva nemmeno avuto la forza di pensare, voleva solo addormentarsi e sperare che quel dolore al petto sparisse il più velocemente possibile; ma così non fu, quel dolore c'era anche il mattino successivo e rimase lì per tutto il giorno come se qualcuno lo avesse trafitto all'altezza del cuore.

Fu davvero difficile non pensare a quel bacio, a quella serata e a come, dopo che Jimin gli aveva sistemato il costume, si fosse lasciato cadere sul maggiore e avessero ripreso a baciarsi come se fosse tutto normale, come se loro fossero ancora qualcosa ma poi la realtà li aveva travolti e uscendo da quella casa si erano resi conto di non essere da soli, che c'era un mondo fuori ad aspettarli e non sapevano se quel tutto li contemplasse assieme.

Arrivò a casa del suo migliore amico senza neanche accorgersi dello scorrere del tempo e della strada percorsa, da quanto ormai la sapesse a memoria e da come la sua mente fosse stata occupata da altro.

Controllò per ben due volte che la macchina fosse chiusa – perché la sicurezza non era mai troppa – e si incamminò verso la villetta a schiera di Taehyung, che ormai era anche casa di Jungkook visto che il suo nome era apparso sul citofono.

Jimin ridacchiò pensando a quanto fossero dolci e smielati quei due assieme; eppure, erano così perfetti. Taehyung aveva un carattere particolare, non era semplice piacergli. Era molto selettivo, a tratti permaloso e all'apparenza pretenzioso bei rapporti; mentre Jungkook era un pezzo di pane. La definizione di bontà sotto ogni aspetto e, nonostante le loro diversità, avevano smussato i loro angoli e si erano incastrati alla perfezione.

«Nome sul citofono eh brutti stronzi? Quando glielo metti un anello al dito, Tae?» domandò scherzando una volta che Jungkook gli aprì la porta di casa e lo invitò a togliersi le scarpe per non rovinare il parquet.

Stuck with you || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora