«Come posso farlo? Cazzo, l'ho visto nudo Taehyung. E continua a toccarmi, a sfiorarmi. Mi manda in bestia. Lo odio»
«Non lo odi, Jimin. Ti attrae, è normale»
«Non provo niente, Jungkook» scosse la testa come se questo avesse potuto far uscire tutta quella situazione dalla sua testa, come se in questo modo avesse potuto dimenticarsela.
«Io non ho mai parlato di sentimenti, Minnie. Ho parlato di attrazione ma intendevo fisica»
Jimin sentì un rumore provenire dalla camera accanto e si affrettò a chiudere la chiamata per non farsi sentire dal maggiore e per fuggire dalla frase di Jungkook che non faceva altro che risuonargli nella testa.
Ne approfittò del momento per scendere a cenare con qualcosa, sperando che non decidesse da un momento all'altro di scendere per parlargli.Si alzò dalla sedia, mise il telefono in tasca e si sfregò le mani fra loro come per darsi la carica necessaria per scendere « Puoi farcela, devi solo superare la porta della sua stanza, sperare che non sia aperta, scendere in cucina, chiuderti dentro e sperare non decida di scendere e continuare ad essere premuroso come al solito»
Si avvicinò alla porta, mise una mano sulla maniglia metallica che percepì gelida a contatto con la sua mano sudata.
La aprì lentamente, cercando di non fare rumore, mise il primo piede fuori e si maledisse immediatamente per lo scricchiolare del pavimento in legno «Merda».Uscì dalla stanza il più velocemente possibile, scese le scale cercando di non farle scricchiolare e una volta in cucina chiuse la porta alle sue spalle e fece scaldare la cena che il corvino gli aveva preparato.
«Perché è così dannatamente premuroso?! Può tornare ad essere stronzo?» i suoi pensieri vennero interrotti da Yoongi.
«Jimin, come stai?» era mezzo assonnato, probabilmente era stato svegliato dal rumore del microonde in cucina, proprio sotto la sua stanza.«Male, stammi lontano, per favore» il corvino si avvicinò cercando di tranquillizzarlo, avendo capito che il biondo era molto agitato, ma Jimin subito mise le mani avanti e lo allontanò.
«Jimin, che cazzo fai? Che problema hai?» sputò Yoongi venendo spinto via dal minore.
Jimin fece per andarsene, uscì dalla cucina il più velocemente possibile ma Yoongi fu più veloce e lo prese per il polso tirandolo verso sé stesso.«Jimin che hai?» gli spostò i capelli dietro l'orecchio e lo guardò dritto negli occhi, non ricevendo riscontro dal biondo.
Pur non alzando le sguardo, sentiva gli occhi di Yoongi scrutarlo attentamente, cercava di capire cosa avesse senza entrare troppo nella sua mente. Restando fuori da quel muro che aveva costruito davanti a sé, muro che aveva deciso di rafforzare dopo quello che era successo.
Non riusciva a guardarlo negli occhi, in quegli occhi neri e profondi, perché sapeva che se lo avesse fatto, quel muro si sarebbe sgretolato. Si trovava nel mezzo fra il disagio per quello che era successo con il ragazzo, per tutto quello che assieme avevano provato; e dall'altro lato aveva una sensazione che non riusciva a spiegarsi, una sensazione di soffocamento a cui non riusciva a dare un nome ma che lui identificava come un pericolo che gli faceva capire di non dover alzare il capo, di non dover guardare Yoongi negli occhi.«Lasciami, ti prego» cercò di mantenere la calma, il respiro regolare e di soffocare i singhiozzi, quando una lacrima scese dal suo viso e cadde sulla ciabatta grigia del corvino.
«Jimin...mi vuoi dire cosa ti succede? Perché stai piangendo?» scosse la testa come per liberarla da tutti i pensieri che l'affliggevano.
«Per favore, lasciami andare» mollò la presa sul suo polso e a testa bassa se ne andò in camera, non potendo vedere lo sguardo preoccupato del corvino.
Corse per le scale, non preoccupandosi minimamente del rumore che avrebbe potuto causare, entrò nella sua stanza e vi si chiuse dentro a chiave.
Iniziò a muoversi avanti a indietro per la stanza, con le lacrime agli occhi e le mani fra i capelli «Cazzo, cazzo, cazzo» quella sensazione di soffocamento era ancora lì, non se ne era andata con Yoongi, scappare da lui non era stato sufficiente.
Sentì il maggiore salire le scale ed entrare nella sua stanza, Jimin controllò che fosse chiusa a chiave per bene. Sentì nuovamente la porta del corvino aprirsi e lo sentì bussare alla sua camera.«Jimin, non so cosa succede ma se hai bisogno di parlare ci sono.
Non ti odio, non fare come me. Non tenerti tutto dentro, non chiuderti e non farti portare giù da questo peso che ti affligge»Jimin scosse la testa, gli sembrò quasi di impazzire, si lanciò sul letto senza rispondere, si mise sotto alle coperte, spense la luce e si tappò le orecchie.
Voleva silenziare i suoi pensieri e la voce di Yoongi, avrebbe voluto spegnerli proprio come in una giornata di mal di testa spegneva il telefono e si isolava, solo che non poteva farlo.
Non poteva spegnere una voce che non faceva altro che rimbombargli in testa, proprio come i suoi pensieri.——
Ciao 💜Come state??
Piaciuto il capitolo??Se vi va di scrivermi, di farmi sapere cosa ne pensate della storia, non fatevi problemi di alcun tipo 💜 mi piacerebbe parlare con tuttx voi!
Bacini
-Marti-

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Stuck with you || Yoonmin
FanfictionGennaio 2020, Inghilterra. Park Jimin ha 21 anni e da oltre 4 mesi vive in una piccola cittadina inglese dove studia psicologia all'università. ? un ragazzo testardo, arrogante e molto chiuso in se stesso; condivide la casa con un ragazzo, caratteri...